Lo spunto per porsi una domanda di questo genere lo offre una fiction della BBC dal titolo "The carnage" (la carneficina) che trastullandosi a giocare fra il serio e il faceto lancia la provocazione, immaginando un mondo del futuro pacifico nell'animo, dove i "mangiatori di carne" saranno un retaggio del passato e gli anziani che hanno passato la propria giovinezza fra grigliate ed abbuffate di formaggi sono sottoposti a sedute di psicoterapia per vincere la vergogna e disintossicarsi....
Abbandonando il faceto e tornando seri occorre rilevare come il fenomeno vegano sia un qualcosa che travalica di gran lunga la moda del momento, anche perché sospinto con forza dall'elite che gestisce il nuovo mondo globalizzato.
Le vendite di cibo vegano sono aumentate negli ultimi anni in maniera esponenziale ed in Italia secondo i dati Eurispes il numero dei vegani sarebbe triplicato solamente nell'ultimo anno, arrivando a quota 1,8 milioni.
Senza dubbio la spinta verso uno stile di vita vegano è suffragata da forti motivazioni, alcune delle quali reali ed altre indotte.
C'è la motivazione ecologica, sostenuta dall'Onu (ma assai lacunosa e per molti versi priva di fondatezza) che ritiene gli allevamenti fra i maggiori responsabili dell'emissione dei gas serra e dei cambiamenti climatici che secondo l' Ipcc ne deriverebbero.
C'è la motivazione animalista (e su questa non c'è nulla da discutere) che fa leva sul vergognoso trattamento riservato agli animali negli allevamenti intensivi.
C'è la motivazione salutista (e su questa si potrebbe discutere tutta la vita tanti sono i pareri controversi) che attribuisce al consumo di carne un'infinita serie di malattie ad iniziare dai tumori.
E in ultima istanza c'è la motivazione "modaiola" che vive sull'onda di una marea di artisti, Vip e persone famose che sponsorizzano questa forma di alimentazione alternativa come quella del futuro.
I mercati ci credono, al punto che Bill Gates ora vende burger vegetali ed i vertici di Google ritengono che la carne sintetica rappresenti uno dei sei più importanti trend innovativi al mondo.
Ma, e c'è sempre un ma, la stragrande maggioranza delle persone, anche qualora attenta ai problemi dell'ambiente, amante degli animali e rispettosa del proprio fisico, non sembra disposta a rinunciare in via definitiva ad una bella bistecca, alla salsiccia, ad una spaghettata al ragù o ad una frittata. Mentre nello stesso tempo i reparti vegani degli ipermercati hanno senza dubbio ampliato a dismisura la propria offerta, ma rimangono luoghi di culto per portafogli extralarge.
Insomma, potrebbe diventare un bello spunto per una nuova fiction della BBC, sarà una bella lotta, ma forse in questo caso la strada migliore è quella di affrontare la questione con moderazione, senza massimalismi che non hanno ragione di essere, migliorare la nostra alimentazione, renderla più varia e meno inquinata dal cibo industriale, fosse solo per la curiosità di essere qui fra 50 anni a vedere com'è andata a finire.
Abbandonando il faceto e tornando seri occorre rilevare come il fenomeno vegano sia un qualcosa che travalica di gran lunga la moda del momento, anche perché sospinto con forza dall'elite che gestisce il nuovo mondo globalizzato.
Le vendite di cibo vegano sono aumentate negli ultimi anni in maniera esponenziale ed in Italia secondo i dati Eurispes il numero dei vegani sarebbe triplicato solamente nell'ultimo anno, arrivando a quota 1,8 milioni.
Senza dubbio la spinta verso uno stile di vita vegano è suffragata da forti motivazioni, alcune delle quali reali ed altre indotte.
C'è la motivazione ecologica, sostenuta dall'Onu (ma assai lacunosa e per molti versi priva di fondatezza) che ritiene gli allevamenti fra i maggiori responsabili dell'emissione dei gas serra e dei cambiamenti climatici che secondo l' Ipcc ne deriverebbero.
C'è la motivazione animalista (e su questa non c'è nulla da discutere) che fa leva sul vergognoso trattamento riservato agli animali negli allevamenti intensivi.
C'è la motivazione salutista (e su questa si potrebbe discutere tutta la vita tanti sono i pareri controversi) che attribuisce al consumo di carne un'infinita serie di malattie ad iniziare dai tumori.
E in ultima istanza c'è la motivazione "modaiola" che vive sull'onda di una marea di artisti, Vip e persone famose che sponsorizzano questa forma di alimentazione alternativa come quella del futuro.
I mercati ci credono, al punto che Bill Gates ora vende burger vegetali ed i vertici di Google ritengono che la carne sintetica rappresenti uno dei sei più importanti trend innovativi al mondo.
Ma, e c'è sempre un ma, la stragrande maggioranza delle persone, anche qualora attenta ai problemi dell'ambiente, amante degli animali e rispettosa del proprio fisico, non sembra disposta a rinunciare in via definitiva ad una bella bistecca, alla salsiccia, ad una spaghettata al ragù o ad una frittata. Mentre nello stesso tempo i reparti vegani degli ipermercati hanno senza dubbio ampliato a dismisura la propria offerta, ma rimangono luoghi di culto per portafogli extralarge.
Insomma, potrebbe diventare un bello spunto per una nuova fiction della BBC, sarà una bella lotta, ma forse in questo caso la strada migliore è quella di affrontare la questione con moderazione, senza massimalismi che non hanno ragione di essere, migliorare la nostra alimentazione, renderla più varia e meno inquinata dal cibo industriale, fosse solo per la curiosità di essere qui fra 50 anni a vedere com'è andata a finire.
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