Marco Cedolin
"Soldati di pace", la nuova fiction in programma da ieri sera su Rai uno, sponsorizzata dallo Stato Maggiore della Difesa al gran completo esordisce con un promo nel quale un valoroso soldato italiano sentenzia "purtroppo a volte la guerra è necessaria", parole che se certo non passeranno alla storia, sono altresì estremamente indicative del lavaggio mentale che s'intende perpetrare nei confronti del telespettatore.
Negli ultimi anni la Tv, pubblica e non, sta usando le mediocri fiction che affollano sempre più i palinsesti televisivi per veicolare una sorta di orientamento del pensiero, che spazia dalla politica alla religione ai gusti e agli interessi degli italiani.
Continua su:
Esistono fiction con protagonisti poliziotti e carabinieri. Veri martiri che combattono le piaghe dell'umanità con spregio del pericolo e assoluta abnegazione.
Ma hanno anche un volto umano, buonista, vengono mostrati nella loro quotidianità, così simile alla nostra dall'indurci sensazioni di sincera solidarietà.
Non sono mai i poliziotti che a Napoli hanno strappato dai letti d'ospedale ragazze pestate a sangue poco prima durante una manifestazione per condurle in questura e umiliarle, facendole inginocchiare nei cessi sudici mentre urlavano loro "sporche puttane comuniste".
Non sono mai i carabinieri che a Genova si dilettavano al tiro al bersaglio e straziavano con il defender il corpo senza vita di Carlo Giuliani.
Esistono fiction dove il protagonista è un prete, immancabilmente buono, disponibile, moderno, dotato di tutti i valori positivi che possano venire attribuiti all'animo umano.
Poco importa se la commediola man mano che la storiella si dipana diventa una vera e propria campagna contro l'aborto, il divorzio e ogni libertà che sia invisa alla chiesa.
I preti non sono mai assidui frequentatori delle prostitute, molestatori di bambini, strumenti al soldo della mafia, come purtroppo spesso avviene nella realtà.
Ci sono fiction nelle quali protagonista è la "famiglia", una sorta di isola sicura e felice nel mare tempestoso della vita.
Famiglie fatte di affetti, di comprensione reciproca, di medici intrisi d'altruismo, di colf trattate come sorelle, di nonni che trasudano bontà, di figli così responsabili, saggi e pieni di consapevolezza da sembrare madri e padri dei loro stessi genitori.
Non sono mai le famiglie squassate dalla povertà, dall'intolleranza, dalla logica del non rispetto.
Non sono mai le famiglie dei genitori assenti, dei parenti serpenti, della prevaricazione sul più debole.
Quelle non sarebbero adatte a sponsorizzare le campagne del governo per il casco, le cinture di sicurezza, la tutela delle major discografiche e quel senso civico ormai trasfigurato in una supina accettazione di ogni assurdo divieto od obbligo ci venga inopinatamente propinato.
Ci saranno fiction che mostreranno il volto umano dei soldati, costretti a combattere in missioni di pace, lontani dalle famiglie, dagli affetti, eroi pronti a prodigarsi per il bene di noi tutti.
Il messaggio che deve radicarsi nelle nostre coscienze risuona forte e chiaro. A volte la guerra è giusta se finalizzata alla pace, la pace spesso si costruisce con la guerra, bombardiamo ma per portare la libertà, massacriamo per evitare massacri peggiori, se si uccide a fin di bene si è giustificati.
Nel marasma di una tv che continua a dispensare lavaggi del cervello di massa, travestendoli sotto le mentite spoglie d'innocue commediole per famiglia mi resta una sola consolazione."Soldati di pace" è prossimo al debutto ma siamo ancora in tempo per spegnere la Tv e dedicarci a qualcosa di più gratificante, come ad esempio preservare l'integrità del nostro cervello.
venerdì 30 maggio 2003
venerdì 23 maggio 2003
L'artista del soliloquio
Marco Cedolin
A Silvio Berlusconi, incontrastato guru della dialetticca, i contraddittori non sono mai piaciuti.
Vuoi per il fatto che detesta essere interrotto, vuoi per le difficoltà che potrebbero insorgere a seguito di domande impreviste, per chi come lui è solito recitare a memoria i discorsi che si fa scrivere da grandi esperti di comunicazione.
Così questa sera a Porta a Porta, nell'accogliente alcova del salottino bon ton di Rai 1 ha scelto, come sempre la strada del monologo per interloquire con gli italiani, che evidentemente considera una massa di semianalfabeti decerebrati e inebetiti dall'alcool.
Il cavaliere è veramente l'archetipo di quelli che saranno i capi di stato del futuro, così vero nell'impersonare il proprio ruolo di dispensatore del pensiero unico da sembrare uscito da qualche romanzo di fantascienza degli anni 50.
Così al di sopra della volgare materialità da apparire quasi una creatura virtuale fatta di pixel e non di carne e ossa come tutti noi comuni mortali.
Per i suoi sermoni non ha bisogno di una piazza, una manifestazione, un balcone o qualsivoglia luogo della madre terra deputato ad arringare la folla guardandola negli occhi.
Lui emerge dagli schermi in videoconferenza, ci gratifica con le sue esternazioni "regalate" ad Excalibur, ci catechizza con dolcezza dallo studio di Bruno Vespa, è una presenza costante dentro la nostra Tv, laddove non esistono repliche, fischi, applausi, commenti o interruzioni.
Lui cura i dettagli, la postura impettita da capitano d'industria consumato, il moto infinito delle mani che rafforza i concetti, quel sorriso da squalo dipinto sul volto a coinvolgerti nel suo delirio d'immotivato ottimismo.
Anche i concetti espressi questa sera, nel soliloquio pre elettorale sembrano mutuati da qualche rappresentazione onirica, più che da un'osservazione della realtà oggettiva.
Questo governo ha operato bene, molto è stato fatto e molto resta da fare per accrescere il benessere degli Italiani.
Sono state abbassate le tasse e 8000 miliardi in più resteranno ogni anno nelle tasche di tutti noi. Le riforme stanno migliorando la scuola, la sanità e il mondo del lavoro. L'aumentato potere d'acquisto dei cittadini non potrà che ritorcersi in un incremento dei consumi, l'occupazione sta salendo e salirà grazie agli investimenti nelle "grandi opere" e agli effetti della riforma Biagi.
Tutto questo probabilmente potrebbe avvenire se anche gli Italiani, come lui fossero fatti di pixel e vivessero nella realtà parallela di uno schermo tv, magari di quelli al plasma di nuova generazione.
Gli italiani invece, sfortunatamente, non potendo rinunciare a quel "fardello" che è il corpo umano, sono costretti a mangiare, a vestirsi, a pagare l'affitto o il mutuo, l'auto, l'assicurazione, le cure quando si ammalano e mille altre cose che fanno parte dell'esistenza terrena.
Il potere d'acquisto delle monetine che hanno nelle loro tasche si è ridotto di un terzo negli ultimi due anni, il lavoro quando c'è è sempre più precario e per sostenere i consumi attuali già calati almeno del 10% si è dovuto doparli attraverso un ricorso smodato al mercato creditizio.
Recessione, economica e culturale sono le uniche parole che potrebbero rappresentare quest'Italia ansimante d'inizio millennio, e questo anche grazie alle dissennate riforme di scuola, sanità e mercato del lavoro che la maggior parte degli Italiani avversano per molteplici e fondate ragioni.
Caro cavaliere, molto probabilmente gli italiani non la puniranno per questa situazione già alle prossime elezioni, ci vorrà tempo perchè tutti riescano a realizzare e somatizzare l'idea dei danni, spero reversibili, che lei sta producendo a questo paese, ma se posso darle un consiglio continui a restare in quel mondo virtuale che tanto le si confà.Le piazze diverranno luoghi sempre meno adatti alla sua presenza, man mano che la realtà si renderà palese agli occhi di tutti e i dissenzienti continueranno inesorabilmente a salire di numero, sarà impresa sempre più difficile prendere le generalità di tutti per poterli denunciare.
A Silvio Berlusconi, incontrastato guru della dialetticca, i contraddittori non sono mai piaciuti.
Vuoi per il fatto che detesta essere interrotto, vuoi per le difficoltà che potrebbero insorgere a seguito di domande impreviste, per chi come lui è solito recitare a memoria i discorsi che si fa scrivere da grandi esperti di comunicazione.
Così questa sera a Porta a Porta, nell'accogliente alcova del salottino bon ton di Rai 1 ha scelto, come sempre la strada del monologo per interloquire con gli italiani, che evidentemente considera una massa di semianalfabeti decerebrati e inebetiti dall'alcool.
Il cavaliere è veramente l'archetipo di quelli che saranno i capi di stato del futuro, così vero nell'impersonare il proprio ruolo di dispensatore del pensiero unico da sembrare uscito da qualche romanzo di fantascienza degli anni 50.
Così al di sopra della volgare materialità da apparire quasi una creatura virtuale fatta di pixel e non di carne e ossa come tutti noi comuni mortali.
Per i suoi sermoni non ha bisogno di una piazza, una manifestazione, un balcone o qualsivoglia luogo della madre terra deputato ad arringare la folla guardandola negli occhi.
Lui emerge dagli schermi in videoconferenza, ci gratifica con le sue esternazioni "regalate" ad Excalibur, ci catechizza con dolcezza dallo studio di Bruno Vespa, è una presenza costante dentro la nostra Tv, laddove non esistono repliche, fischi, applausi, commenti o interruzioni.
Lui cura i dettagli, la postura impettita da capitano d'industria consumato, il moto infinito delle mani che rafforza i concetti, quel sorriso da squalo dipinto sul volto a coinvolgerti nel suo delirio d'immotivato ottimismo.
Anche i concetti espressi questa sera, nel soliloquio pre elettorale sembrano mutuati da qualche rappresentazione onirica, più che da un'osservazione della realtà oggettiva.
Questo governo ha operato bene, molto è stato fatto e molto resta da fare per accrescere il benessere degli Italiani.
Sono state abbassate le tasse e 8000 miliardi in più resteranno ogni anno nelle tasche di tutti noi. Le riforme stanno migliorando la scuola, la sanità e il mondo del lavoro. L'aumentato potere d'acquisto dei cittadini non potrà che ritorcersi in un incremento dei consumi, l'occupazione sta salendo e salirà grazie agli investimenti nelle "grandi opere" e agli effetti della riforma Biagi.
Tutto questo probabilmente potrebbe avvenire se anche gli Italiani, come lui fossero fatti di pixel e vivessero nella realtà parallela di uno schermo tv, magari di quelli al plasma di nuova generazione.
Gli italiani invece, sfortunatamente, non potendo rinunciare a quel "fardello" che è il corpo umano, sono costretti a mangiare, a vestirsi, a pagare l'affitto o il mutuo, l'auto, l'assicurazione, le cure quando si ammalano e mille altre cose che fanno parte dell'esistenza terrena.
Il potere d'acquisto delle monetine che hanno nelle loro tasche si è ridotto di un terzo negli ultimi due anni, il lavoro quando c'è è sempre più precario e per sostenere i consumi attuali già calati almeno del 10% si è dovuto doparli attraverso un ricorso smodato al mercato creditizio.
Recessione, economica e culturale sono le uniche parole che potrebbero rappresentare quest'Italia ansimante d'inizio millennio, e questo anche grazie alle dissennate riforme di scuola, sanità e mercato del lavoro che la maggior parte degli Italiani avversano per molteplici e fondate ragioni.
Caro cavaliere, molto probabilmente gli italiani non la puniranno per questa situazione già alle prossime elezioni, ci vorrà tempo perchè tutti riescano a realizzare e somatizzare l'idea dei danni, spero reversibili, che lei sta producendo a questo paese, ma se posso darle un consiglio continui a restare in quel mondo virtuale che tanto le si confà.Le piazze diverranno luoghi sempre meno adatti alla sua presenza, man mano che la realtà si renderà palese agli occhi di tutti e i dissenzienti continueranno inesorabilmente a salire di numero, sarà impresa sempre più difficile prendere le generalità di tutti per poterli denunciare.
venerdì 16 maggio 2003
800 euro a chi fa un figlio 350000 a chi lo vende in adozione
Marco Cedolin
Il mercimonio dei neonati è uno dei tanti esempi di come l'abbrutita civiltà contemporanea continua a trattare la vita umana alla stregua di un bene di consumo, che non ha altro valore intrinseco se non quello del suo prezzo.
E' di appena un paio di giorni fa la notizia di quei bambini extracomunitari "venduti in adozione" a famiglie agiate, per la modica cifra di 350,000 euro, aberrante scambio commerciale al mercato della vergogna.
La nausea non ha ancora abbandonato le nostre coscienze che già si torna a parlare di neonati e denaro, un binomio evidentemente inscindibile per il ministro del Welfare Maroni.
Maroni, appunto ha espresso la necessità d'intervenire sul tasso di natalità italiano, che è il più basso d'Europa attraverso un contributo di 800 euro alle famiglie, a fondo perduto.
Viene immediatamente istintivo chiedersi quale ruolo preponderante dovrebbero avere, secondo il lungimirante intellettualoide padano 1.600.000 lire nella scelta che porta una coppia di persone normodotate alla decisione di concepire un figlio.
Mettere al mondo una creatura, caro Maroni è un atto di amore estremamente serio e coinvolgente, tutte parole che, ben comprendiamo hanno per lei un senso sconosciuto.
Per quale ragione, anzichè offrire un ridicolo e offensivo "premio di procreazione" non fa uno sforzo per cercare di capire quali siano le ragioni che determinano questo calo di natalità che tanto la preoccupa?
Scoprirebbe, sempre che non risulti sforzo improbo per il suo cervello, che il basso tasso di natalità è la risultante di molti fattori, non tutti economici che lei dovrebbe conoscere molto bene.
Innanzitutto la precarietà del mondo del lavoro, cui contribuisce in maniera significativa il suo operato.
I giovani lavoratori interinali, atipici, socialmente utili, senza nemmeno lo straccio di una certezza nel futuro sono secondo lei messi nella possibilità di costruirsi una famiglia?
E forse il suo obolo di 800 euro cambierebbe il loro destino di "eterni figli", non per scelta ma per meschina necessità?
I ritmi forsennati cui siamo tutti sottoposti giocoforza, la frenesia ipercinetica di una vita, vissuta sempre senza tempo, costituiscono forse il terreno ideale per potersi dedicare a crescere un pargolo?
I tanti che temono di dare a loro figlio un mondo corroso dall'inquinamento, dal cinismo, dalla sopraffazione, dove vengono monetizzati anche i sentimenti e le persone, non crede meritino risposte un poco più serie dell'elemosina di stato?
Quando si cerca di risolvere un problema, e la mancanza di futuribili consumatori certo lo è, sia per lei che per il suo padrone bisognerebbe almeno tentare di conoscere nella loro interezza le ragioni che lo innescano.
Non avendo lei le capacità d'interpretare nulla che esuli dal pensiero di chi la comanda, si tenga, ci dia retta gi 800 euro e li destini magari all'arrotondamento delle paghe da fame che oltraggiano in Italia ogni genere di lavoratore.Potrebbe in questo modo perfino assistere, per quello che a lei sembrerà uno strano scherzo del destino, a quell'aumento della natalità di cui tutti saremmo oltremodo felici.
Il mercimonio dei neonati è uno dei tanti esempi di come l'abbrutita civiltà contemporanea continua a trattare la vita umana alla stregua di un bene di consumo, che non ha altro valore intrinseco se non quello del suo prezzo.
E' di appena un paio di giorni fa la notizia di quei bambini extracomunitari "venduti in adozione" a famiglie agiate, per la modica cifra di 350,000 euro, aberrante scambio commerciale al mercato della vergogna.
La nausea non ha ancora abbandonato le nostre coscienze che già si torna a parlare di neonati e denaro, un binomio evidentemente inscindibile per il ministro del Welfare Maroni.
Maroni, appunto ha espresso la necessità d'intervenire sul tasso di natalità italiano, che è il più basso d'Europa attraverso un contributo di 800 euro alle famiglie, a fondo perduto.
Viene immediatamente istintivo chiedersi quale ruolo preponderante dovrebbero avere, secondo il lungimirante intellettualoide padano 1.600.000 lire nella scelta che porta una coppia di persone normodotate alla decisione di concepire un figlio.
Mettere al mondo una creatura, caro Maroni è un atto di amore estremamente serio e coinvolgente, tutte parole che, ben comprendiamo hanno per lei un senso sconosciuto.
Per quale ragione, anzichè offrire un ridicolo e offensivo "premio di procreazione" non fa uno sforzo per cercare di capire quali siano le ragioni che determinano questo calo di natalità che tanto la preoccupa?
Scoprirebbe, sempre che non risulti sforzo improbo per il suo cervello, che il basso tasso di natalità è la risultante di molti fattori, non tutti economici che lei dovrebbe conoscere molto bene.
Innanzitutto la precarietà del mondo del lavoro, cui contribuisce in maniera significativa il suo operato.
I giovani lavoratori interinali, atipici, socialmente utili, senza nemmeno lo straccio di una certezza nel futuro sono secondo lei messi nella possibilità di costruirsi una famiglia?
E forse il suo obolo di 800 euro cambierebbe il loro destino di "eterni figli", non per scelta ma per meschina necessità?
I ritmi forsennati cui siamo tutti sottoposti giocoforza, la frenesia ipercinetica di una vita, vissuta sempre senza tempo, costituiscono forse il terreno ideale per potersi dedicare a crescere un pargolo?
I tanti che temono di dare a loro figlio un mondo corroso dall'inquinamento, dal cinismo, dalla sopraffazione, dove vengono monetizzati anche i sentimenti e le persone, non crede meritino risposte un poco più serie dell'elemosina di stato?
Quando si cerca di risolvere un problema, e la mancanza di futuribili consumatori certo lo è, sia per lei che per il suo padrone bisognerebbe almeno tentare di conoscere nella loro interezza le ragioni che lo innescano.
Non avendo lei le capacità d'interpretare nulla che esuli dal pensiero di chi la comanda, si tenga, ci dia retta gi 800 euro e li destini magari all'arrotondamento delle paghe da fame che oltraggiano in Italia ogni genere di lavoratore.Potrebbe in questo modo perfino assistere, per quello che a lei sembrerà uno strano scherzo del destino, a quell'aumento della natalità di cui tutti saremmo oltremodo felici.
lunedì 5 maggio 2003
Farai la fine di Don Rodrigo
Marco Cedolin
Che il nostro presidente del Consiglio non fosse un grande estimatore del Manzoni lo avevamo da sempre sospettato.
Lui preferisce certo i classici latini, lo si evince dalle dotte citazioni che dispensa a piene mani ogni qualvolta voglia dar sfoggio di una cultura, ahimè solo agognata.
Ma partiamo dall'inizio, stamani in un impeto d'inusitato coraggio il Silvio nazionale ha deciso di parlare volontariamente davanti ai giudici del processo SME, perdendo l'ennesima occasione in pochi giorni per far si che il silenzio gli restituisse almeno un minimo di dignità.
Avendo ormai realizzato che nessuno, nemmeno lo scodinzolante Gasparri, ha intenzione di donargli quella medaglia al "valore civile" rivendicata giorni fa per aver corrotto giudici nell'interesse dello stato italiano, ha preferito prodursi in un monologo stucchevole nell'aula di giustizia.
Come il fanciulletto monello che, beccato a rubacchiare asserisce di essere stato istigato a farlo dall'amichetto più grande, così il leader della casa delle libertà ha affermato sia stato Craxi il mandante delle sue azioni. Azioni che oltretutto lui ha compiuto soltanto in preda ad un eccesso di altruismo nei confronti della collettività.
Sicuramente il soliloquio chiarificatore non richiesto è parso alquanto strano da parte di chi nelle ultime ore ha profuso le proprie energie nella lotta alla "criminalità giudiziaria", una delle cause maggiori di disagio per le famiglie italiane, secondo il perseguitato di Arcore dopo la separazione delle carriere dei giudici.
Se lo show perpetrato dentro l'aula è parso patetico, al punto da farlo da molti definire un autogol, l'epilogo è stato anche peggio.
Nell'atto di approssimarsi all'uscita del palazzo, con lo sguardo tronfio e orgoglioso per aver partorito l'ennesima sciocchezza, il premier circondato dall'immancabile codazzo di reporter e guardie del corpo è stato fatto oggetto di urla da parte di un imprevisto contestatore.
- Lasciati processare come tutte le persone-
- Devi rispettare la costituzione-
- Farai la fine di Don Rodrigo e di Caucescu-
Ancora una volta il Berlusconi "cittadino" ha perso l'occasione per restare in silenzio e anzichè imboccare l'uscita ha preferito tornare sui suoi passi urlando a sua volta.
- Agenti prendete le generalità di questo tizio, voglio denunciarlo-.
Denunciarlo? A chi?
Ai giudici giacobini nonchè criminali incalliti? A quella magistratura screditata e assalita a più riprese?
E poi per cosa? Per aver espresso con tono un poco più alto del normale alcuni pensieri, forse i più pacati, tra quelli che nutre la maggior parte degli italiani?
La mattinata macchiettistica del presidente del Consiglio indurrebbe persino a un sorriso bonario di commiserazione, senonchè quest'uomo oltre a continuare a guidare l'Italia la rappresenta anche all'estero e sarà addirittura il protagonista del semestre di presidenza italiana dell'unione europea, tutte cose che mettono i brividi perfino nella canicola di questo inizio d'estate.
Che il nostro presidente del Consiglio non fosse un grande estimatore del Manzoni lo avevamo da sempre sospettato.
Lui preferisce certo i classici latini, lo si evince dalle dotte citazioni che dispensa a piene mani ogni qualvolta voglia dar sfoggio di una cultura, ahimè solo agognata.
Ma partiamo dall'inizio, stamani in un impeto d'inusitato coraggio il Silvio nazionale ha deciso di parlare volontariamente davanti ai giudici del processo SME, perdendo l'ennesima occasione in pochi giorni per far si che il silenzio gli restituisse almeno un minimo di dignità.
Avendo ormai realizzato che nessuno, nemmeno lo scodinzolante Gasparri, ha intenzione di donargli quella medaglia al "valore civile" rivendicata giorni fa per aver corrotto giudici nell'interesse dello stato italiano, ha preferito prodursi in un monologo stucchevole nell'aula di giustizia.
Come il fanciulletto monello che, beccato a rubacchiare asserisce di essere stato istigato a farlo dall'amichetto più grande, così il leader della casa delle libertà ha affermato sia stato Craxi il mandante delle sue azioni. Azioni che oltretutto lui ha compiuto soltanto in preda ad un eccesso di altruismo nei confronti della collettività.
Sicuramente il soliloquio chiarificatore non richiesto è parso alquanto strano da parte di chi nelle ultime ore ha profuso le proprie energie nella lotta alla "criminalità giudiziaria", una delle cause maggiori di disagio per le famiglie italiane, secondo il perseguitato di Arcore dopo la separazione delle carriere dei giudici.
Se lo show perpetrato dentro l'aula è parso patetico, al punto da farlo da molti definire un autogol, l'epilogo è stato anche peggio.
Nell'atto di approssimarsi all'uscita del palazzo, con lo sguardo tronfio e orgoglioso per aver partorito l'ennesima sciocchezza, il premier circondato dall'immancabile codazzo di reporter e guardie del corpo è stato fatto oggetto di urla da parte di un imprevisto contestatore.
- Lasciati processare come tutte le persone-
- Devi rispettare la costituzione-
- Farai la fine di Don Rodrigo e di Caucescu-
Ancora una volta il Berlusconi "cittadino" ha perso l'occasione per restare in silenzio e anzichè imboccare l'uscita ha preferito tornare sui suoi passi urlando a sua volta.
- Agenti prendete le generalità di questo tizio, voglio denunciarlo-.
Denunciarlo? A chi?
Ai giudici giacobini nonchè criminali incalliti? A quella magistratura screditata e assalita a più riprese?
E poi per cosa? Per aver espresso con tono un poco più alto del normale alcuni pensieri, forse i più pacati, tra quelli che nutre la maggior parte degli italiani?
La mattinata macchiettistica del presidente del Consiglio indurrebbe persino a un sorriso bonario di commiserazione, senonchè quest'uomo oltre a continuare a guidare l'Italia la rappresenta anche all'estero e sarà addirittura il protagonista del semestre di presidenza italiana dell'unione europea, tutte cose che mettono i brividi perfino nella canicola di questo inizio d'estate.
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