lunedì 29 dicembre 2008

Piombo Fuso



Marco Cedolin

E’ vero che non esiste mai una realtà oggettiva, ma solo tante piccole effimere realtà che mutano in funzione dell’angolazione con la quale osserviamo quello che accade intorno a noi. Lo si comprende bene di fronte all’ennesima strage di uomini, donne e bambini che Israele ha deciso di regalare al popolo palestinese per celebrare la fine dell’anno. Una strage raccontata dai media con distaccata superficialità, quasi in punta di piedi, prestando la massima attenzione a compiacere gli “alleati” di Tel Aviv. Oltre 400 persone già massacrate con l’ausilio di bombe e missili, in attesa che i carri armati israeliani invadano la striscia di Gaza per portare a termine l’operazione “Piombo Fuso” programmata da tempo con l’intento di annientare Hamas e qualunque prospettiva di resistenza palestinese.
Piombo Fuso, a solidificarsi al di sopra delle coscienze d’Occidente, per sigillare qualunque anelito di umanità possa ancora pervadere una società come la nostra che sta perdendo le ultime briciole di coerenza e scivolando in un medioevo dell’anima che trasuda vergogna.

Ci siamo prodigati per preservare la memoria dell’olocausto, ma quale dovrebbe essere lo scopo precipuo della memoria se non quello di far si che simili abomini non si ripetano mai più? Come si può indignarsi rispetto alle atrocità del passato, restando al contempo indifferenti e spesso giustificando quelle che fanno parte del nostro presente?
In Medio Oriente il genocidio continua, anno dopo anno, mese dopo mese ed ha il colore del piombo fuso che annichilisce la gente di Palestina, mentre il resto del mondo volge colpevolmente il proprio sguardo altrove. E’ un genocidio fatto di stragi travestite da operazioni militari, di omicidi mirati, di sopraffazione, di muri invalicabili, di assassini legalizzati, di omertà, della volontà di annientare un popolo insieme con il suo diritto ad esistere, le sue tradizioni e la sua dignità. Un popolo costretto a vivere dentro i campi profughi nella sua stessa terra, un popolo al quale sistematicamente Israele ruba tutto, perfino l’acqua, un popolo di ragazzini dalla gioventù negata, troppo spesso rassegnati a morire a 14 anni lanciando pietre contro un carro armato, poiché consapevoli del fatto che nessuno si prodigherà mai per farli uscire dal ghetto dove sono stati gettati con violenza prima ancora di nascere.

Dalla nostra prospettiva privilegiata di “civili” cittadini della UE che ricordano con sdegno la Shoah, ma ostentano malcelata indifferenza di fronte al martirio del popolo palestinese, la realtà ha i contorni netti del bianco e del nero. Israele è un Paese civile e democratico, costretto riversare piombo fuso sulla striscia di Gaza, come pianificato da tempo, in risposta all’improvviso lancio di razzi Kassam verso il proprio territorio. Hamas è un’organizzazione terroristica, incivile, antidemocratica bensì democraticamente eletta, unica responsabile della strage che si sta consumando.
Il bianco e il nero, quello che è giusto e quello che è sbagliato, le guerre buone e quelle cattive, la consapevolezza di manifestarci in qualità di alfieri della civiltà, depositari della verità che a Capodanno faranno esplodere i propri botti figli del baccanale consumistico - mondano, mentre a Gaza continueranno ad esplodere le bombe. Mentre il popolo palestinese continuerà a morire giorno dopo giorno, relegato dentro la sua prigione, a morire senza ricordo, senza memoria, senza un perché, senza che nulla mai possa intervenire a scalfire le nostre coscienze, inaridite come la terra dura del deserto.

sabato 27 dicembre 2008

A chi servirà il MOSE?

Marco Cedolin

Durante le settimane che hanno preceduto il Natale si sono verificati alcuni fenomeni, anche gravi, di acqua alta a Venezia, che hanno indotto molti uomini politici ad enfatizzare la valenza del progetto MOSE (al quale sono stati destinati parte degli oltre 16 miliardi di euro inseriti in finanziaria per le grandi opere) attualmente in costruzione, quale panacea in grado di risolvere il problema. In particolare il ministro Brunetta, noto fino ad oggi per le sue smanie di fustigatore del pubblico impiego, ha ripetutamente messo l’accento sulla necessità di procedere celermente nella costruzione dell’opera che, a suo dire, risolverà definitivamente il problema.
Davvero il Mose risolverà il problema dell’acqua alta a Venezia e davvero si tratta del sistema migliore per affrontare una situazione tanto complessa? Proviamo ad entrare nel merito della questione per comprendere a chi veramente servirà il MOSE e quali saranno i soggetti che realmente beneficeranno della sua costruzione....

lunedì 22 dicembre 2008

Dubai e la spiaggia refrigerata



Marco Cedolin

Nessun luogo al mondo è in grado di rappresentare la filosofia della “crescita infinita”, che dalla seconda metà del XX secolo anima l’uomo moderno, in maniera così adamantina quanto la città di Dubai.
La capitale di uno dei sette stati che compongono gli Emirati Arabi Uniti sembra ergersi a terminale delle ambizioni, spesso intrise di utopia, che permeano la nostra società.
Desiderio di dominio assoluto sulla natura, ossessivo edonismo consumista, continua ricerca del gigantismo strutturale, esaltazione della tecnologia quale strumento onnipotente, celebrazione dell’individualismo di massa, sono tutti atteggiamenti che sembrano fondersi magicamente fra le mura di quello che molti considerano un vero “paradiso artificiale”.
Dubai rappresenta l’ inseguimento incessante del primato, la perdita di ogni senso del limite, la proiezione verso l’esterno di tutti i bisogni umani, la gratificazione vissuta nel soddisfacimento del “capriccio”, nell’appartenenza ad una realtà artefatta tanto più affascinante quanto più artificiosa.
Non appena ci si accosta a Dubai si percepisce l’impressione di osservare un luogo di fantasia collocato a metà fra le “città del futuro” tanto care alla letteratura fantascientifica degli anni 70 ed i fumetti di Walt Disney che ci accompagnavano da bambini. L’intrecciarsi delle strutture già esistenti con quelle in fase di realizzazione e con la molteplicità dei progetti che sono sul punto di prendere il via, costituiscono un conglomerato in grado di suscitare tutta una ridda di sensazioni che traslano dal meravigliato stupore fino al preoccupato sgomento.
Elementi del passato e scorci di futuro s’intrecciano in questa sorta di “non luogo” dove tempo e spazio assurgono al ruolo di entità empiriche in precario equilibrio fra loro.

Accanto agli arcipelaghi di isole artificiali, al Burj Al Arab, hotel a 7 stelle a forma di vela ricoperto da milioni di microlampadine, al grattacielo girevole, all’hotel sottomarino con 220 camere collocate sul fondale marino e allo Sky Dubai, mega struttura all’interno della quale si scia su montagne artificiali all’interno di una cupola mantenuta sotto lo zero nonostante la temperatura esterna sfiori i 50°, mentre nei cottage e nei bar che contornano le piste gli impianti di riscaldamento sono perennemente accesi, sarà inaugurato entro la fine del 2009 anche il Palazzo Versace che garantirà perfino un sistema di raffreddamento della battigia.
Sotto alla sabbia della spiaggia, che si troverà a pochi passi dal lussuosissimo resort della famosa griffe italiana, sarà presente un sistema di tubature supertecnologico. Questo raffredderà la superficie e grazie ad esso gli ospiti potranno godersi il sole di Dubai senza soffrire per le alte temperature, potendo perfino sdraiarsi sulla sabbia.

Alle molte persone che hanno fatto notare come tale sistema sia pesantemente inquinante, e più in generale Dubai rappresenti l’esatta antitesi di tutti gli sforzi che si stanno tentando di fare a livello mondiale per di arginare i mutamenti climatici attraverso il risparmio energetico (a Dubai ogni persona che vi risiede produce in media più di 44 tonnellate di CO2 all’anno), il presidente di Palazzo Versace, Soheil Abedian ha risposto semplicemente che questo è il tipo di lusso che pretende la gente ricca.

Solo attraverso la follia, intesa come sublimazione dell’irrazionale e ricerca di una dimensione metafisica è forse possibile comprendere il senso di un’immensa proiezione onirica quale la città di Dubai. Enormi risorse energetiche e monetarie dissipate nell’utopistico tentativo di sovvertire tutte le leggi della natura, inseguimento dello spreco vissuto come elemento di esclusività, spasmodica ricerca di una grandezza solo esteriore, nel velleitario tentativo di sottrarci alla nostra inesorabile condizione di piccoli uomini che stanno distruggendo l’unico pianeta sul quale possono vivere.

giovedì 18 dicembre 2008

Arriva il Natale



Marco Cedolin

In questi giorni di metà dicembre, con i cieli plumbei solcati da nuvoloni neri che si fronteggiano con furia belluina, i corsi d'acqua in piena che borbottano minacciosi e le montagne infiocchettate di neve come mai prima d'ora in questo periodo, lo "spirito natalizio" sembra permeare ogni cosa, fino a penetrare nelle nostre anime aride d'inguaribili pessimisti.

Il Presidente degli Stati Uniti G.W. Bush, recatosi in terra d'Iraq per un saluto di commiato da porgere alla colonia in occasione della scadenza del suo mandato, ha finalmente portato alla luce quelle armi di distruzione di massa che per tanti anni hanno albergato solamente nella sua fantasia ed in quella di pochi suoi fedelissimi. Si trattava di un paio di scarpe numero 42 che sibilando sinistramente sono sfrecciate poco sopra la sua testa, senza che nessun missile patriot riuscisse preventivamente ad intercettarle. Scarpe provenienti certo dall'arsenale segreto di Saddam, che un giornalista iracheno addestratosi a lungo nei campi di Al Quaeda nell’attesa del momento propizio, gli ha lanciato contro con destrezza, apostrofandolo contemporaneamente come "cane" fra lo stupore degli astanti, provocando un certo risentimento fra tutti i quattro zampe che hanno dimostrato di non gradire affatto il paragone.

In Italia il PD di Veltroni somiglia sempre più alla vecchia Democrazia Cristiana durante il periodo di tangentopoli. Il numero degli inquisiti continua a salire ogni giorno di più e gli scandali si susseguono uno dopo l'altro senza soluzione di continuità. Veltroni, ormai drammaticamente a corto di fantasia, inveisce contro la magistratura che avrebbe preso di mira il suo partito, pronunciando le stesse frasi che Berlusconi ripete ormai da quasi 15 anni. Tutti si affannano a discutere della "questione morale", ma non si comprende bene come il ladrocinio qualora praticato all'ombra di un partito cessi di essere "furto" per trasformarsi semplicemente in un'azione moralmente discutibile.

Le elezioni in Abruzzo hanno decretato il crollo del PD, che dopo gli scandali si è manifestato molto più vicino ai penitenziari piuttosto che non agli elettori. Nonostante lo scontato successo del PDL i veri vincitori sono risultati l'astensione, che ha portato un abruzzese su due a disertare le urne e Antonio Di Pietro, al quale ormai basta fare opposizione poco e male per raccogliere a piene mani voti dal partito ombra di Veltroni che non riesce a fare neppure questo.

Silvio Berlusconi si è appropriato della filosofia Unieuro e simile ad un venditore di lavatrici e televisori esorta gli italiani ad essere ottimisti e spendere a più non posso nei regali di Natale. L'importante è sostenere i consumi, smentendo le cassandre e fugando i fantasmi della recessione. Ora che la social card di Tremonti ha risolto i problemi relativi alla spesa alimentare delle famiglie si può osare di più, va bene anche un alberello acquistato a credito o un TV al plasma preso a rate con il rimborso a partire da aprile 2009. Va bene anche l'abbonamento a SKY di "Pasquale" o un cucciolo robot che riesca a deliziare i bimbi senza sporcare in casa. Natale viene una volta l'anno ed ogni cittadino è chiamato a fare la sua parte di buon consumatore che contribuisce a far girare l'economia, senza rimuginare sul fatto che anche volendo applicarsi mancherebbero i danari, come fanno i soliti pessimisti.

Nel mondo non si vendono più auto, probabilmente perché nel corso dell'ultimo secolo se ne sono vendute troppe e molte persone hanno iniziato a prendere coscienza del fatto che il mantenimento del "parco auto" (con relative tasse, gabelle, multe e riparazioni) ha un peso insostenibile all'interno del bilancio famigliare.
Dagli Stati Uniti all'Europa tutti i magnati dell'auto che per un secolo hanno accumulato fortune miliardarie all’interno dei propri forzieri, lamentano il crollo delle vendite e domandano l'appoggio statale che li aiuti a socializzare le perdite che, a differenza di quanto accaduto con gli utili, aspirano a condividere con il resto della collettività.
In Italia proprio Walter Veltroni risulta essere in prima fila fra coloro che esortano il governo ad aiutare economicamente la Fiat, sulla falsariga di quanto sta avvenendo negli altri paesi con le industrie automobilistiche nazionali.
Esortazioni del tutto superflue dal momento che gli aiuti di fatto sono già stati stanziati, in quanto la Fiat proprio in questi giorni ha deciso che i propri stabilimenti resteranno chiusi per un mese intero, scaricando in questo modo sulla collettività (attraverso la cassa integrazione) l'onere degli stipendi dei propri dipendenti.

In Irlanda è scoppiato il caso del maiale alla diossina che ha tenuto banco per molti giorni sulle pagine dei giornali, ed anche l’ipotesi che la UE pretenda di ripetere il referendum che ha bocciato il trattato di Lisbona, probabilmente ad oltranza fino al momento in cui vinceranno i SI, ma di questo i giornali hanno parlato molto meno.
In Italia Freccia Rossa ha inaugurato l’era del TAV “taroccato” riuscendo perfino a peggiorare (chiunque avrebbe giurato che sarebbe stato impossibile) la drammatica condizione dei pendolari e dimostrando che al peggio davvero non c’è mai fine.
Negli Stati Uniti la FED ha tagliato il tasso di sconto (ora è compreso fra 0 e 0,25%) probabilmente per l’ultima volta, dal momento che a partire dalla prossima manovra le banche dovranno provvedere a pagare chi prende soldi a prestito. Sempre negli USA gli agenti immobiliari hanno iniziato a noleggiare dei pullmann per portare i propri clienti a visitare le case espropriate ai proprietari schiacciati dai debiti, e davvero lo spirito del Natale fatica a manifestarsi all’interno di questi tour ai quali i proprietari rovinati sono costretti ad assistere loro malgrado.

Ma nonostante tutto siamo ormai giunti nella settimana prenatalizia deputata allo shopping per antonomasia, in quei giorni dell’anno durante i quali anche il più cinico degli animi non può fare a meno di aprirsi verso gli altri e trasudare bontà, comprensione, amore verso il prossimo.Cammineremo fra le vie dei centri cittadini barbaglianti di luci, fra abeti che sfavillano intarsiati di lampadine, luminarie iridescenti che baluginano abbarbicate sopra le nostre teste, stelle comete, Babbi Natale e pacchetti regalo che occhieggiano in ogni dove, accattivanti, rassicuranti, a trasudare serenità e letizia, a dimostrarci che i mutamenti climatici e la crisi economica sono soltanto fantasie da disfattisti. I nostri sguardi si specchieranno dentro all’allettevole cornice delle vetrine, per inebriarsi di luci e colori, le musichette natalizie ci delizieranno riportandoci a quando eravamo bambini ed aprivamo i regali sotto l’albero con il visetto giocondo che si arrubinava tutto per l’emozione. Intorno a noi trepiderà un alluciolio così sfolgorante, gioioso, perfetto da farci sentire in colpa, noi ed il nostro inguaribile pessimismo che ci impedisce di consumare come dovremmo.

martedì 16 dicembre 2008

Freccia Rossa ma solo di vergogna



Marco Cedolin

La bufala del TAV italiano, costruita con grande enfasi attraverso le grancasse dell'informazione, è durata lo spazio di una giornata. Una giornata durante la quale giornali e TV, coadiuvati dall'a.d. delle Ferrovie di Stato Mauro Moretti e da molti esponenti politici rigorosamente bipartisan, hanno pomposamente annunciato la nascita dell'alta velocità italiana e l'inaugurazione del nuovo treno "Freccia Rossa", corredando il tutto con una lunga sequela di dati falsi ed esternazioni ad effetto assolutamente disancorate dalla realtà.

Il nuovo TAV con la sua rossa livrea che lo rendeva simile ad una strenna natalizia, è così entrato nelle case degli italiani attraverso gli schermi dei TG, mentre il giornalista di turno vantava le mirabolanti qualità dell'alta velocità che "finalmente" consentiranno al nostro Paese di entrare a far parte del gotha dei supetreni, insieme a Francia, Spagna e Germania. La macchina da presa spaziava sugli eleganti interni delle carrozze, strapiene di politici e uomini d'affari tutti eleganti ed entusiasti, per poi zoommare immancabilmente su un tachimetro con la lancetta immobile a segnare 300 km/h. A questo punto il giornalista, entrato in una sorta di trance mistica, iniziava a dare il meglio di sé, sciorinando suggestioni tanto fascinose quanto improbabili. Secondo le parole di alcuni TG con la nuova alta velocità appena inaugurata si potrà andare da Milano a Roma in poco più di 3 ore, secondo altri il tempo sarebbe di 3 ore e mezza. Alcuni giornalisti hanno vantato la capacità del TAV di competere con il trasporto aereo, altri con quello automobilistico, tutti hanno parlato di una rivoluzione epocale nell'ambito dei trasporti. Il TG5 si è sbilanciato fino al punto di affermare che l'alta velocità italiana sarebbe costata solamente 7 miliardi di euro.

La bufala di "Freccia Rossa" è riuscita però ad albergare solamente fra i video e le pagine dei servizi sponsor e l'illusione è durata molto meno di quanto generalmente non accada alle altre strenne natalizie. Il TAV di rosso vestito non è infatti in grado di collegare Milano e Roma ad alta velocità, dal momento che per la maggior parte del proprio percorso (da Bologna a Roma) l'infrastruttura esistente lo costringe a viaggiare alla stessa velocità di un normale Eurostar. In conseguenza di ciò il tempo di percorrenza risulta essere di 4 ore (3.59 recita l’orario delle Ferrovie con studiata malizia che ricorda da vicino le offerte promozionali degli ipermercati), molto simile a quello che 10 anni fa e decine di miliardi di euro fa, sulla stessa tratta spuntava il mitico Pendolino. Come se non bastasse, solamente le prime 2 corse inaugurali, quelle affollate di politici e vip di varia estrazione, sono riuscite ad arrivare in orario, mentre tutte quelle successive hanno accumulato ritardi rilevanti, in alcuni casi addirittura superiori ai 30 minuti che non hanno mancato di fare rimpiangere il servizio esistente negli anni 90.

A concludere la frittata ci hanno pensato i vertici delle Ferrovie che nel maldestro tentativo di privilegiare "Freccia Rossa" nella gestione del traffico ferroviario, sono venuti meno agli accordi presi con la Regione Lombardia, mandando in tilt l'intero servizio regionale per i pendolari. Treni soppressi ed una sequela di ritardi mai sperimentata in precedenza hanno così provocato l'ira non solo dei comitati di pendolari, ma perfino del presidente lombardo Formigoni e dell'assessore alla mobilità Cattaneo che si sono dichiarati pronti a "fermare l'alta velocità" se le Ferrovie non risolveranno immediatamente il problema.

"Freccia Rossa" fino ad oggi dunque solo di vergogna, fra millantato credito ed operazioni di marketing prive di costrutto. L'alta velocità italiana, la cui costruzione, prendano nota i distratti giornalisti del TG5, è già costata svariate decine di miliardi di euro di denaro pubblico, ed altre decine ne costerà prima che venga terminata, continua a restare una fantasia relegata ai tabelloni degli orari ferroviari e riscontrabile solamente nelle tariffe dei biglietti. Moretti dopo avere per anni affermato che il TAV competerà con l'aereo oggi asserisce (forse temendo d'incorrere nell'ira degli amici del neonato CAI) di volere fare concorrenza alle auto, ma l'unico termine di paragone per la bufala di "Freccia Rossa" continua a rimanere il Pendolino, dal quale lo separano molti, troppi miliardi sottratti ai contribuenti italiani e pochissimi minuti rubati al tabellino di marcia, quando non c'è ritardo.

lunedì 1 dicembre 2008

La febbre del consumo

Marco Cedolin

A Valley Stream, un sobborgo di New York è accaduto qualcosa che nella sua drammaticità rappresenta per molti versi la sublimazione del consumo per il consumo, così come lo vorrebbero i “timonieri” che ci governano attraverso esortazioni a consumare sempre di più, comunque di più, anche se per farlo saremo costretti ad indebitarci sempre più, fino al momento in cui le banche ci porteranno via la casa e la macchina insieme agli oggetti dei nostri acquisti e all’ottimismo che ci aveva indotto ad acquistare bulimicamente.
A Valley Stream lo scorso venerdì, quello che segue il giorno del Ringraziamento e tradizionalmente viene chiamato “Black friday” (in quanto inaugura il periodo degli acquisti natalizi e porta le casse dei commercianti ad uscire dal rosso) l’orgia del consumo, favorita anche dai fortissimi sconti praticati per attirare la clientela in un momento di crisi, ha raggiunto livelli mai sperimentati prima neppure negli Stati Uniti.

Venerdì alle 4,55 del mattino, quando la notte era ancora fonda ed in cielo tremolavano le stelle, circa 2000 persone si sono ritrovate assiepate dinanzi all’ingresso di un ipermercato della catena Wal – Mart, che proprio alle 5 del mattino avrebbe aperto le proprie porte sull’universo degli acquisti, fatto di schermi al plasma, forni microonde, macchine fotografiche digitali, cellulari all’ultimo grido, console per videogiochi, piumini imbottiti, robot da cucina e mirabilie di ogni genere. Molte di loro, per guadagnare le prime posizioni, si erano messe in fila già il giorno prima ed erano all’addiaccio nel parcheggio dell’ipermercato da 24 ore.
Quando ormai non mancavano che pochi minuti all’apertura, quasi fosse caduta preda di una sorta di fervore mistico, sconosciuto perfino a chi, come Berlusconi e Unieuro si dice pronto a giurare sull’onnipotenza dell’ottimismo, la folla ha iniziato a premere, sfondando i cancelli ancora chiusi e travolgendo qualunque cosa si frapponesse sul suo cammino. Ne ha fatto le spese Jdimypai Damour, impiegato temporaneo di 34 anni originario della Giamaica, travolto ed ucciso dalla folla che gli è letteralmente “passata sopra”, mentre sono rimaste ferite anche alcune persone scivolate a terra nella calca, fra le quali una donna incinta di 8 mesi.
Secondo le numerose testimonianze i “consumatori” non si sono minimamente curati dell’inserviente da loro stessi ammazzato e senza farsi alcuno scrupolo hanno perfino ostacolato i suoi colleghi che tentavano di soccorrerlo, interessati unicamente a razziare i prodotti sugli scaffali prima che gli stessi rischiassero di andare esauriti. Anche dopo l’arrivo dell’ambulanza e della polizia, il flusso dei clienti è continuato come se nulla fosse accaduto ed il rito degli acquisti natalizi è andato avanti per tutta la giornata rimpinguando le tasche di Wal – Mart.

Pur senza cadere nella retorica e nel facile moralismo, eccessi di follia come quello di Valley Stream, le cui dinamiche (fortunatamente non le conseguenze) ricalcano episodi accaduti anche in Italia, basti pensare agli incidenti al centro commerciale Panorama di San Mauro Torinese negli anni 90, inducono a riflettere su quanto in profondità l’imperativo del consumo per il consumo abbia ormai penetrato la nostra società, trasformandoci in individui disumanizzati che ambiscono unicamente ad interpretare il ruolo di tubi digerenti della produzione industriale. Merci che per un sempre crescente numero di persone rappresentano ormai un vero e proprio surrogato dei sentimenti e delle emozioni, un rifugio sicuro all’interno del quale esorcizzare la mancanza di punti di riferimento esistenziali, la superficialità dei contatti umani, il vuoto assoluto di un viversi in modo esclusivamente materialistico, l’incapacità di trovare un senso all’interno di vite che non riescono a correre in profondità. Oggetti di consumo che diventano il terminale delle emozioni, dei sentimenti, dei sacrifici, delle attenzioni. Compagni fedeli che una volta “posseduti” non tradiranno mai, accettando di buon grado l’individuo con tutte le sue contraddizioni.

Trascorrere un’intera giornata festiva e affrontare il freddo della notte, accampati nel posteggio di un centro commerciale, per essere sicuri di non mancare l’acquisto del lettore dvd a metà prezzo o del frigorifero digitale super scontato, rappresenta senza dubbio una manifestazione di follia. Così come è folle l’atteggiamento di migliaia di persone che a notte fonda invadono le corsie di un ipermercato, preoccupandosi unicamente dei propri acquisti scontati, ignorando l’uomo da loro stessi ucciso pochi minuti prima che ancora giace steso per terra.
Ma tanta follia, esacerbata all’interno di episodi surreali come quello di Valley Stream, trova il proprio humus in una società come quella Occidentale all’interno della quale la valenza dell’essere umano viene misurata esclusivamente in virtù delle sue potenzialità di consumatore. Dove chi non consuma a sufficienza non è un buon cittadino, dove l’esibizione degli acquisti superflui equivale all’affermazione del proprio status quo, dove occorre essere ottimisti anche quando si comprende che nel giro di pochi mesi ci si ritroverà a vivere in mezzo ad una strada, dove l’indice del PIL è diventato l’unico valore che conti, dove preservare gli incassi delle grandi catene di distribuzione durante il periodo natalizio è una questione di vita o di morte, dove facendo un lavoro interinale si può morire nel mezzo della notte, schiacciati dalla ressa che alle 5 del mattino sta invadendo le corsie alla ricerca del regalo di Natale a prezzo di sconto.