Marco Cedolin
Che il nostro presidente del Consiglio non fosse un grande estimatore del Manzoni lo avevamo da sempre sospettato.
Lui preferisce certo i classici latini, lo si evince dalle dotte citazioni che dispensa a piene mani ogni qualvolta voglia dar sfoggio di una cultura, ahimè solo agognata.
Ma partiamo dall'inizio, stamani in un impeto d'inusitato coraggio il Silvio nazionale ha deciso di parlare volontariamente davanti ai giudici del processo SME, perdendo l'ennesima occasione in pochi giorni per far si che il silenzio gli restituisse almeno un minimo di dignità.
Avendo ormai realizzato che nessuno, nemmeno lo scodinzolante Gasparri, ha intenzione di donargli quella medaglia al "valore civile" rivendicata giorni fa per aver corrotto giudici nell'interesse dello stato italiano, ha preferito prodursi in un monologo stucchevole nell'aula di giustizia.
Come il fanciulletto monello che, beccato a rubacchiare asserisce di essere stato istigato a farlo dall'amichetto più grande, così il leader della casa delle libertà ha affermato sia stato Craxi il mandante delle sue azioni. Azioni che oltretutto lui ha compiuto soltanto in preda ad un eccesso di altruismo nei confronti della collettività.
Sicuramente il soliloquio chiarificatore non richiesto è parso alquanto strano da parte di chi nelle ultime ore ha profuso le proprie energie nella lotta alla "criminalità giudiziaria", una delle cause maggiori di disagio per le famiglie italiane, secondo il perseguitato di Arcore dopo la separazione delle carriere dei giudici.
Se lo show perpetrato dentro l'aula è parso patetico, al punto da farlo da molti definire un autogol, l'epilogo è stato anche peggio.
Nell'atto di approssimarsi all'uscita del palazzo, con lo sguardo tronfio e orgoglioso per aver partorito l'ennesima sciocchezza, il premier circondato dall'immancabile codazzo di reporter e guardie del corpo è stato fatto oggetto di urla da parte di un imprevisto contestatore.
- Lasciati processare come tutte le persone-
- Devi rispettare la costituzione-
- Farai la fine di Don Rodrigo e di Caucescu-
Ancora una volta il Berlusconi "cittadino" ha perso l'occasione per restare in silenzio e anzichè imboccare l'uscita ha preferito tornare sui suoi passi urlando a sua volta.
- Agenti prendete le generalità di questo tizio, voglio denunciarlo-.
Denunciarlo? A chi?
Ai giudici giacobini nonchè criminali incalliti? A quella magistratura screditata e assalita a più riprese?
E poi per cosa? Per aver espresso con tono un poco più alto del normale alcuni pensieri, forse i più pacati, tra quelli che nutre la maggior parte degli italiani?
La mattinata macchiettistica del presidente del Consiglio indurrebbe persino a un sorriso bonario di commiserazione, senonchè quest'uomo oltre a continuare a guidare l'Italia la rappresenta anche all'estero e sarà addirittura il protagonista del semestre di presidenza italiana dell'unione europea, tutte cose che mettono i brividi perfino nella canicola di questo inizio d'estate.
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