Ciascuno di noi è consapevole di
quanto sia labile il confine fra informazioni e controllo e intuisce
come gli strumenti tecnologici di nuova generazione, telecamere,
lettori digitali, scanner dell'iride e via discorrendo possano al
tempo stesso garantire maggiore sicurezza, ma anche ledere
profondamente la nostra privacy.
Il sogno di chi gestisce la società
globalizzata e globalizzante è senza dubbio quello di averci tutti
schedati e sotto controllo come i cittadini di Person of interest. Lì
si tratta in fondo di fantascienza, ma anche il confine fra finzione
e realtà sembra farsi ogni giorno più labile, soprattutto quando
entrano in gioco attori come l'Onu ed il Progetto Agenda 21 .....
Dichiarandosi sconcertata del fatto che
attualmente nel mondo 1.1 miliardi di persone siano prive di
documenti che comprovino la propria identità (e senza neppure
immaginare che per molti di essi come ad esempio le popolazioni
indigene possa andare benissimo così) l'Onu ha dichiarato di
lavorare in collaborazione con Microsoft e Accenture alla creazione
di un sistema globale che entro il 2030 sarà in grado di fornire
un'identità legale digitale ad ogni abitante del pianeta.
Durante l’incontro tenutosi il 19
giugno a New York di ID2020, vertice delle Nazioni Unite dedicato
alla legalizzazione dell’identità digitale, con la presenza di
ONG, imprese tech e autorità governative è già stato sviluppato un
prototipo del nuovo documento che "finalmente" dovrebbe
garantire a tutti un diritto umano fondamentale come quello
all'identità che notoriamente, ci sentiamo di aggiungere, ciascuno
di noi non possiede in mancanza di un qualcosa di tangibile che
comprovi la nostra esistenza sul globo terracqueo.
Il nuovo documento digitale alloggerà
naturalmente su un cloud e conterrà oltre ai dati anagrafici i dati
medici, quelli bancari, quelli concernenti l'istruzione e anche i
dati biometrici relativi alle impronte digitali, caratteristiche
dell'iride e del viso. La sua sicurezza sarà garantita dalla
tecnologia blockchain e sarà consultabile attraverso qualsiasi
network digitale compresi i cellulari.
La giustificazione addotta dalla classe
dirigente di Agenda 21 e dell'Onu per sostenere un'iniziativa di tale
portata è naturalmente quella di aiutare un sesto della popolazione
mondiale attualmente privo di un documento che ne attesti l'identità,
semplificando di fatto la vita di profughi e rifugiati, come
affermato dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i
rifugiati.
Il fatto che poi all'interno
dell'operazione si proceda a schedare con lo stesso metodo anche gli
altri cinque sesti della popolazione mondiale che di documenti ne
hanno già a profusione o alcuni milioni di popolazioni indigene
incontattate che anche senza documenti potrebbero dare lezioni al
mondo intero in quanto ad identità e dignità, rappresenta
naturalmente solo un fatto del tutto casuale.
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