Tutto sommato potrebbe essere una buona notizia, almeno a giudicare dai numeri della tratta di esseri umani in direzione del Belpaese che nelle ultime settimane si sono notevolmente ridotti. Larga parte degli scafisti delle ONG che lavorano nel Mediterraneo, con in testa i capoclan di Medici Senza Frontiere, indispettiti dal codice Minniti....
e dalla pretesa delle autorità libiche che chiunque operi nelle proprie acque territoriali si coordini con loro e non con gli scafisti di piccolo cabotaggio come invece avviene adesso, hanno deciso di abbandonare temporaneamente la partita, fermare le navi nei porti e godersi un poco di vacanza.
In tutta evidenza il cambio delle regole del gioco non è proprio andato giù alla galassia delle organizzazioni umanitarie, abituate a dettare in prima persona i tempi ed i modi della tratta di esseri umani e recalcitranti di fronte a qualsiasi meccanismo che possa pregiudicare la loro libertà di azione ed il loro operare spesso al di fuori di qualsiasi regola ed al riparo da occhi indiscreti.
Con tutta probabilità questa ritirata strategica ferragostiana rappresenta semplicemente una prova di forza all'interno dell'ambiente (grandi poteri, politica, ONG) che gestisce la deportazione di esseri umani secondo la logica del disegno della globalizzazione mondialista. Una prova di forza finalizzata a ribadire gli equilibri che recentemente sono stati messi in discussione all'interno del clan e non appena risolta la contesa le navi degli scafisti umanitari torneranno a solcare il Mediterraneo più libere e numerose di prima.
Per adesso però godiamoci l'unico risvolto positivo dell'intera commedia, almeno nel periodo di ferragosto le coste italiane sembreranno quasi quelle di un Paese normale, prese d'assalto da orde di vacanzieri e non dalle vittime disperate della globalizzazione.
e dalla pretesa delle autorità libiche che chiunque operi nelle proprie acque territoriali si coordini con loro e non con gli scafisti di piccolo cabotaggio come invece avviene adesso, hanno deciso di abbandonare temporaneamente la partita, fermare le navi nei porti e godersi un poco di vacanza.
In tutta evidenza il cambio delle regole del gioco non è proprio andato giù alla galassia delle organizzazioni umanitarie, abituate a dettare in prima persona i tempi ed i modi della tratta di esseri umani e recalcitranti di fronte a qualsiasi meccanismo che possa pregiudicare la loro libertà di azione ed il loro operare spesso al di fuori di qualsiasi regola ed al riparo da occhi indiscreti.
Con tutta probabilità questa ritirata strategica ferragostiana rappresenta semplicemente una prova di forza all'interno dell'ambiente (grandi poteri, politica, ONG) che gestisce la deportazione di esseri umani secondo la logica del disegno della globalizzazione mondialista. Una prova di forza finalizzata a ribadire gli equilibri che recentemente sono stati messi in discussione all'interno del clan e non appena risolta la contesa le navi degli scafisti umanitari torneranno a solcare il Mediterraneo più libere e numerose di prima.
Per adesso però godiamoci l'unico risvolto positivo dell'intera commedia, almeno nel periodo di ferragosto le coste italiane sembreranno quasi quelle di un Paese normale, prese d'assalto da orde di vacanzieri e non dalle vittime disperate della globalizzazione.
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