Quanto sta accadendo in Brasile, dove
il presidente Michel Temer ha abolito la National Reserve of Copper
and Associates, aprendo di fatto la strada alle trivellazioni in
un’area ricca di minerali e metalli preziosi che si estende per
oltre 46mila chilometri quadrati, a cavallo degli Stati
settentrionali di Amapa e Para, si prospetta come una delle più
grandi devastazioni della storia, sia a livello ambientale che a
danno delle comunità indigene che vivono nel territorio....
Nonostante nell'immaginario collettivo
la pratica del colonialismo predatorio costituisca uno scomodo
retaggio del passato, proprio quanto accade in Brasile ci dimostra
impietosamente che non è affatto così.
Attualmente i popoli indigeni che
vivono nel mondo ammontano ad alcune centinaia di milioni di persone
e la metà di loro è classificata come popolazione tribale.
Formalmente la legge garantisce loro i diritti che dovrebbero
appartenere ad ogni individuo, ma in molti casi tali diritti restano
un'illusione stampata sulla carta.
Nell'Africa meridionale i Boscimani
vivono da tempo immemorabile nelle loro terre, praticando
l'autoproduzione, in un rapporto simbiotico con l'ambiente naturale
che li circonda. La scoperta di nuovi giacimenti di diamanti nei
territori da loro occupati ne ha determinato la deportazione
all'interno di campi di reinsediamento dove sono costretti a vivere
come profughi, deprivati del diritto di condurre la propria esistenza
così come avevano fatto per millenni.
In Etiopia i popoli della valle
dell'Omo, circa 200.000 persone che da secoli vivono nel proprio
territorio praticando un'agricoltura di sussistenza favorita dalle
piene naturali del fiume, stanno perdendo la propria indipendenza e
sicurezza alimentare a causa della costruzione della mega diga Gibe
III (ad opera della società italiana Salini Costruttori) che
stravolgerà pesantemente l'ambiente in cui vivono, più di quanto
non abbiano già fatto finora le coltivazioni intensive finalizzate
alla produzione di biocarburanti imposte dal governo.
Nella foresta amazzonica del Perù
vivono almeno 15 tribù indigene che non hanno finora avuto nessun
contatto con il mondo esterno, si tratta prevalentemente di
cacciatori/raccoglitori semi nomadi che vivono in piccoli gruppi
famigliari e si spostano frequentemente all'interno di un territorio
circoscritto. Le compagnie petrolifere ed i taglialegna illegali
stanno mettendo a repentaglio non solo l'integrità dell'ambiente in
cui conducono la propria esistenza, ma anche la loro stessa
possibilità di sopravvivenza, dal momento che non possiedono difese
immunitarie nei confronti delle malattie occidentali e qualsiasi
contatto rischia di essere per loro letale.
In Guatemala, a causa della costruzione
della diga Chixoy che sorge sull'omonimo fiume ed ha iniziato la
propria attività nel 1983, migliaia di abitanti in gran parte
indigeni Maja Achì da sempre dediti all'agricoltura e alla
pastorizia vennero privati delle loro terre e deportati all'interno
di villaggi allestiti dalle autorità militari. Negli scontri
determinati dal rifiuto delle popolazioni indigene di abbandonare le
terre in cui vivevano vennero trucidate 487 persone, fra cui numerose
donne e bambini.
Ma gli esempi potrebbero essere
innumerevoli, in Australia la popolazione aborigena, dopo essere
stata decimata nel corso di un solo secolo dalla colonizzazione, oggi
vive in condizioni disumane spesso nelle periferie più degradate
delle città. Nel Brasile nord orientale gli indigeni Awà lottano
quotidianamente per la loro sopravvivenza minacciata da allevatori e
taglialegna al servizio delle compagnie occidentali, così come al
confine fra il Brasile ed il Venezuela gli indigeni Yanomami
combattono contro i cercatori d'oro o in Africa circa mezzo milione
di Pigmei tenta di sopravvivere con ogni mezzo alla predazione
sistematica che viene compiuta sulle proprie terre nel nome del
progresso.
Anche nel mondo moderno, ogni qualvolta
nei territori in cui vivono esistano risorse degne di un qualche
interesse, i popoli indigeni continuano purtroppo ad essere
depredati, vessati e violentati senza alcuna pietà.
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