sabato 19 agosto 2017

Ipocrisia

Marco Cedolin

In tutta onestà non mi riesce di comprendere se ogni volta che avviene un attentato sanguinoso, come quello accaduto  a Barcellona due giorni fa, ad inquietarmi maggiormente sia la pena per le vittime innocenti e le loro famiglie o il corollario d'ipocrisia che regolarmente fa da contorno alla strage....

Un'ipocrisia fatta di minuti di silenzio, di discorsi politici di circostanza a puntello di una qualche campagna elettorale in itinere, di "perle" giornalistiche strappalacrime assolutamente prive di contenuto, di gessetti, di gattini, di peluche, di monumenti accesi per l'occasione, di bandiere della nazione colpita sui profili dei social, di fiaccolate e manifestazioni che si urlano addosso senza avere mai nulla da dire.

Se la strage in sé sconvolge e fa male nell'animo, lasciando l'amaro in bocca ed un'infinita tristezza, il circo dell'ipocrisia sicuramente non è da meno, con quel senso di disgusto che per quanto ci provi non riesci più a scrollartelo di dosso.

5 commenti:

Rosa Bruno ha detto...

Pornografia del dolore, la chiamano, ma forse non è nemmeno sufficiente per descrivere lo schifo del belato collettivo, e “ipocrisia” è una definizione quasi generosa.
È un belato impaurito e querulo che, a comando, i burattinai della paura riescono ad ottenere.
Difficile qualificare questa cosa, ma è fastidiosa e lontanissima da qualsivoglia maturazione d'ordine spirituale e collettivo.
Un teatrino dell'orrido in cui siamo soltanto burattini… a meno di non tagliare i fil e stanare i burattinai!

marco cedolin ha detto...

Grazie Rosa, condivido pienamente il tuo pensiero.

maurizio_59 ha detto...

Sull'argomento segnalo questo bel contributo di Marcello Foa (per vedere le immagini andare direttamente al link:
http://blog.ilgiornale.it/foa/?repeat=w3tc


AGO 17
Islam e terrorismo: ecco la foto che smaschera l’ipocrisia dei media
Dunque riepiloghiamo: la Cia aveva avvertito i servizi spagnoli sul rischio di un attentato proprio alla Rambla. L’Isis già in febbraio aveva minacciato azioni terroristiche nelle aree frequentate dai turisti e il rischio era così elevato che, come ha sottolineato ieri Germano Dottori durante lo speciale su Rai3, alcuni tour operator hanno reclutato in segreto più di 100 ex membri delle truppe speciali britanniche, affinché controllassero siti sensibili, come le spiagge di Ibiza.
Sulla strage di Barcellona è già stato detto quasi tutto, mi limito a due osservazioni.
La prima. Considerato l’altissimo livello di allarme era così difficile blindare le Ramblas con delle protezioni anti intrusione, come avviene in molte piazze europee? Purtroppo siamo di fronte, come già avvenuto a Parigi e a Nizza, a un clamoroso fallimento dei servizi di intelligence, in questo caso spagnoli.
La seconda. E’ giunto il momento di smascherare l’ossimoro dietro a cui si trincerano le autorità dopo fatti come questi. Il refrain è sempre lo stesso: orrore per gli attentati, ma noi siamo migliori, noi non dobbiamo aver paura; dunque dobbiamo continuare a mantenere le frontiere aperte e ad accogliere gli immigrati islamici. Paradossalmente fino ad oggi questo approccio è stato vincente, ma razionalmente non sta in piedi.
Anche l’ultimo attentato in Finlandia è avvenuto al grido di Allah Akbar.
E questo perbenismo porta a inaccettabili forme di autocensura. Guardate queste immagini:

Vi ricordano qualcosa? La prima la conoscete tutti. I media non si sono fatti scrupoli nel mostrare l’immagine del piccolo Aylan, perché serviva a giustificare moralmente l’immigrazione, ma la seconda immagine, segnalata su twitter, non diventerà una hit mondiale. La maggior parte del pubblico non la vedrà mai, eppure mostra un altro bambino di tre anni ucciso assieme alla madre dei terroristi islamici sulla Rambla. Viene censurata. Perché se venisse diffusa susciterebbe un’altra ondata emotiva ma nel senso contrario a quello desiderato dal mainstream multiculturale e globalizzante. E’ un’ipocrisia, ma rivelatrice. Così si gestisce l’opinione pubblica.
Sia chiaro: sebbene le cause del terrorismo non possano essere banalizzate e ha ragione chi sostiene che a destabilizzare il Medio Oriente siamo stati noi occidentali, in primis gli americani in Irak, Afghanistan, Libia e Siria, è innegabile che l’immigrazione incontrollata a cui stiamo assistendo da mesi e che riguarda principalmente l’Italia, sia fonte di destabilizzazione sociale, per la mancata integrazione di masse enormi di migranti a cui è impossibile garantire un lavoro e una normale accoglienza, e dunque di fenomeni estremi, come l’aumento della violenza, della criminalità, dell’estremismo religioso e, infine, del terrorismo.
Ecco perché ha ragione chi manifesta gridando “io non ho paura”. Ma quel grido andrebbe accompagnato con l’urlo: “Enough is enough” come dicono gli inglesi. Ovvero l’immigrazione incontrollata, soprattutto quella islamica, non è più accettabile. Ovvero, in italiano, abbiamo sopportato abbastanza.


marco cedolin ha detto...

Grazie per il contributo, Maurizio!

Blogger ha detto...

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