domenica 9 marzo 2008

Per un operaio in più

Marco Cedolin

Nella bagarre di questa campagna elettorale ipercinetica, tanto priva di concretezza quanto infarcita di suggestioni può accadere perfino che il Segretario di un partito politico, come Oliviero Diliberto, sia costretto ad immolarsi sull’altare della propaganda, rinunciando a candidarsi al Parlamento per lasciare il proprio posto ad un ex operaio della Thyssenkrupp, nella speranza che il sacrificio serva a raggranellare qualche voto in più.
In verità in un primo momento a questa eventualità Diliberto non aveva proprio pensato e nella difficile composizione delle liste della Sinistra Arcobaleno (che vedrà dimezzarsi il numero dei propri deputati rispetto a quelli attuali) al ruolo dell’escluso sembrava destinato l’ex operaio Ciro Argentino che aveva oltretutto accettato questo stato di cose senza protestare.
Il PD che ha già candidato l’ex operaio Thyssen Antonio Boccccuzzi, ormai diventato un volto famoso dei palinsesti televisivi, colta la ghiotta occasione non ha però saputo trattenersi dall’inveire sugli ex alleati accusandoli di “trattare gli operai come figurine” dando vita ad una contesa elettorale avente per oggetto il numero di operai candidati in ciascun partito e di conseguenza (si presume per osmosi) la più o meno spiccata propensione a difendere la causa dei lavoratori.
Lasciatosi sopraffare dalla trance agonistica derivante da quella che era ormai diventata una sorta di spareggio all’ultimo operaio, Diliberto non ha potuto fare altro che abdicare dalla propria poltrona e consegnarla al buon Ciro, affermando con enfasi “questa è la diversità dei comunisti”.

A prescindere dal valore di tutta questa sceneggiata di dubbio gusto, condotta con toni surreali ed ampio ricorso all’autolesionismo, viene spontaneo domandarsi se davvero la sensibilità di un partito nei confronti dei lavoratori passi attraverso il numero di operai che esso candida alle elezioni. Non sarebbe più semplice difenderli quando si siede in Parlamento, anziché votare vergognosi accordi sul welfare come quelli stipulati lo scorso luglio insieme a Confindustria ed ai rappresentanti sindacali?

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