Marco Cedolin
La polemica avente per oggetto le missioni di pace/guerra dei nostri soldati nel mondo sembra essere entrata prepotentemente a far parte della campagna elettorale e vede le legioni del PD e del PDL fronteggiarsi con furia belluina sull’argomento.
Già ma quale argomento? In un Paese normale ci si aspetterebbe di assistere alla dicotomia costituita da uno schieramento che spinge perché i militari italiani continuino ad occupare in armi il suolo degli Stati stranieri con servile condiscendenza agli ordini impartiti dal governo americano e l’altro che vorrebbe questi soldati fossero ritirati dai vari teatri di guerra, per rispetto della nostra Costituzione ormai più calpestata di un tappeto e delle nostre finanze dissestate oltremisura.
Ma l’Italia non somiglia neppure lontanamente ad un paese normale ed il contendere dei due schieramenti contrapposti, destinati a comporre il futuro governo Veltrusconi, non riguarda l’opportunità di mandare (e stipendiare) migliaia di soldati a combattere in giro per il mondo, ma semplicemente l’identità dei Paesi nei quali sarebbe meglio concentrare le truppe.
Così l’ex Ministro della Difesa Antonio Martino (PDL) attacca gli avversari sostenendo che occorrerebbe ridurre drasticamente o meglio ancora cancellare la presenza militare in Libano e mandare i nostri uomini a combattere in Afghanistan, in Iraq e in Kosovo al fianco dei loro compagni.
Il Ministro degli Esteri D’Alema (PD) dichiara di ritenere le affermazioni della controparte sconcertanti, aggiungendo che si tratta di un intervento violento, strumentale e rischioso per l’immagine del nostro Paese. I nostri soldati devono continuare a combattere lì dove sono al fine di non comportare squilibri nell’ambito del “Risiko” mondiale. Informato della contesa il governo del Libano avrebbe infatti già provveduto a convocare l’ambasciatore italiano per avere notizie sulle intenzioni future in campo bellico del nostro Paese.
La risoluzione della contesa elettorale avverrà comunque sicuramente senza spargimento di sangue, per la gioia di tutti gli italiani che sono contrari alla guerra e alla violenza, e le due posizioni divergenti verranno ricomposte senza colpo ferire nella prossima legislatura quando PD e PDL (probabilmente alleati) decideranno di aumentare la quota dei finanziamenti per le missioni di pace/guerra all’estero e sarà possibile mantenere il contingente italiano in Libano, ma anche mandare nuovi soldati a combattere in Afghanistan e nel Kosovo e magari perfino rispedirne qualcuno in Iraq e perché no pure in qualche nuovo teatro di guerra che nel frattempo si sarà sicuramente aperto grazie alla lungimiranza degli amici americani.
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