Marco Cedolin
Leggendo il Corriere della Sera di giovedì 13 marzo può accadere di rimanere interdetti dinanzi alla visione dicotoma della situazione economica in cui versa l’Italia, presentata come “una democrazia in decrescita” che ha ormai “raschiato il fondo del barile” nel fondo di Giovanni Sartori che compare in prima pagina e come un Paese “ormai in zona sicurezza sulla via del pareggio di bilancio” nel servizio della seconda pagina che riprende le dichiarazioni del Ministro Padoa Schioppa.
Sartori giudica intollerabile il pesantissimo debito pubblico che grava sul nostro Paese e comporta un carico d’interessi di 70 miliardi di euro l’anno. Padoa Schioppa dice che “il rallentamento dell’economia non interrompe il risanamento dei conti che è solido e destinato a durare” e promette il pareggio di bilancio entro il 2011.
Sartori individua nella mafia, il cui fatturato totalmente esentasse è nell’ordine dei 90 miliardi di euro l’anno, e nella collusione di questa con la politica uno dei principali problemi che strangolano l’economia italiana. Un problema, quello mafioso, che né Tremonti né l’accoppiata Visco/Padoa Schioppa, né i ministri che li hanno preceduti hanno mai tentato di risolvere, evitando di andare a cercare i soldi nel colossale patrimonio mafioso.
Padoa Schioppa canta le lodi della lotta all’evasione fiscale operata dal governo, lotta che se portata avanti con la stessa veemenza anche in futuro potrebbe portare ad un contenimento del deficit anche in presenza di un rallentamento dell’economia ed offrire ampie risorse per ridurre la pressione fiscale sui contribuenti onesti.
Sartori mette in evidenza i dati dell’Ocse che rilevano come il potere di acquisto dei nostri lavoratori sia del 18% inferiore a quello dei Paesi dell’euro e ventila il sospetto che il nostro paese stia cadendo nel vortice di uno sviluppo non sostenibile che distribuisce più di quello che produce.
Nell’editoriale si esprime preoccupazione per la continua salita del prezzo del petrolio e per il valore dell’euro sempre più forte, evidenziando però come Luca Cordero di Montezemolo escluda la possibilità di una recessione.
Due immagini dell’Italia per molti versi antitetiche, quasi ognuna di loro facesse riferimento ad un Paese diverso, ma un’immagine quella tratteggiata dal Prof Sartori, senza dubbio più aderente alla realtà che tutti i giorni sperimentiamo in prima persona. Verrebbe voglia di dire “bravo” a Sartori che ha deciso di raccontarci la verità e fare un applauso anche al Corriere Della Sera per avere permesso che questo accadesse (contraddicendo in questo modo anche il proprio editoriale) ma continuando a leggere il servizio del buon Sartori emergono stridenti contraddizioni che lasciano intendere come tutta la verità il professore non abbia voluto tirarla fuori.
Sartori dopo quello mafioso evidenzia infatti la mancanza d’infrastrutture come uno dei principali problemi del paese, stima in 30/40 miliardi di euro il costo dell’indispensabile rifacimento della rete ferroviaria italiana ed afferma che per diventare un Paese moderno in media con gli altri Paesi europei occorrerebbe spendere nell’arco di una ventina di anni almeno un PIL al completo. Dimentica però di dire che negli ultimi 20 anni l’Italia ha bruciato qualcosa come 90 miliardi di euro per costruire le linee ferroviarie del TAV che non risolveranno alcun problema di viabilità, né tanto meno miglioreranno il sistema ferroviario italiano. Ragione per cui, semmai l’Italia fosse in crisi per la mancanza d’infrastrutture (ragionamento quanto mai opinabile) il problema sarebbe quello di come spendere e non di quanto spendere di quello che resta del denaro dei contribuenti. Sempre che spendere decine di miliardi di euro in infrastrutture possa essere compatibile (e non credo lo sia) con la necessità prioritaria di ridurre un debito pubblico intollerabile.
Sartori sostiene poi la necessità di costruire i rigassificatori, stigmatizzando chi si è opposto a questa operazione, sostenendo che sono indispensabili per sostenere la vertiginosa crescita futura del fabbisogno energetico. Ma come potrebbe quella che secondo le sue parole è “una democrazia in decrescita che ha ormai raschiato il fondo del barile” farsi artefice negli anni futuri di vertiginose crescite dei consumi energetici?
Sartori parla poi dell’incombente disastro climatico, facendo riferimento agli accordi di Kyoto ed affermando che l’Italia ha superato del 13% il limite delle emissioni di gas serra che aveva accettato, (in realtà l’informazione non è esatta perché l’Italia ha aumentato le proprie emissioni del 13% rispetto al 1990 mentre si era impegnata a diminuirle del 6,5% entro il 2012) ma critica il Ministro Pecoraro Scanio incolpandolo di avere bloccato la costruzione dei “termovalorizzatori” nel napoletano. Il professore evidentemente non sa (o finge di non sapere) che gli impianti da lui chiamati termovalorizzatori sono grandi produttori di gas serra la cui costruzione ci allontana sempre di più dal rispetto dei limiti del protocollo di Kyoto.
Purtroppo l’Italia vera, quella racchiusa nell’insensato modello di sviluppo della crescita infinita ed ormai sul punto d’implodere su sé stessa, quella che attende il futuro governo Veltrusconi che la farà sprofondare nel buco di quel barile ormai raschiato, continua a restare molto lontana dalle pagine del Corriere Della Sera, dove al massimo si racconta qualche mezza verità fingendo di voler cambiare tutto per non cambiare nulla.
2 commenti:
Ottimo post grazie.
PS: c'è un piccolo errore "antiteche" anzichè "antitetiche".
:)
Beppone aka Bunter24 su LuogoComune
Grazie della segnalazione, corretto :-)
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