Marco Cedolin
E’ ormai consaputo che per riuscire a raggranellare qualche scampolo di obiettività nei giudizi sulla politica interna italiana, spesso occorre leggere i giornali stranieri. Non perché essi siano più probi ed inclini a raccontare la verità, ma semplicemente perché osservando dal buco della serratura in “casa d’altri” i giornalisti di ogni Paese possono essere più liberi ed obiettivi di quanto non sia loro permesso in patria.
Il Financial Times nella sua edizione ondine del 24 marzo esprime così una dura critica alla politica italiana, in tutto e per tutto simile a quella che si può leggere sul blog di Beppe Grillo e in larga parte dell’informazione “altra” presente su internet, esprimendo concetti largamente condivisi dall’opinione pubblica italiana ma sistematicamente epurati dalle pagine e dai palinsesti dei grandi media nostrani.
Il Financial Times parlando delle elezioni italiane sostiene che “sotto il mantello delle novità si nasconde la vecchia guardia”. Aggiungendo che “quando il pubblico è annoiato, ostile e si ha bisogno della sua attenzione, niente è meglio che dargli l’illusione di poter scegliere mentre viene mantenuto in piedi il vecchio sistema”. Questo vale per i partiti principali che secondo il giornale inglese presentano una vasta gamma di “volti nuovi” al solo fine di creare degli specchietti per le allodole.
Il Financial Times entra poi nel merito della strumentale e ridicola scelta delle candidature operata in questa campagna elettorale affermando “e così si incontrano i candidati più diversi: dall'anziano fascista al giovane principe, all'operatore di call center, al barone della dinastia di design di moda, allo zingaro balcanico, al sopravvissuto di un tragico incendio in una acciaieria, all'ex generale, alla avvenente figlia di un attore scomparso. Sono i leader dei due opposti schieramenti che scelgono i candidati, in modo estremamente opaco”. E aggiunge poi riferendosi sia a Berlusconi che a Walter Veltroni “dopo che non sono stati in grado di raggiungere un'intesa lo scorso anno su una riforma elettorale hanno entrambi usato tutti i mezzi in loro potere per controllare il parlamento”.
In Italia giornali e TV continuano e continueranno invece a presentare Veltrusconi come il nuovo che avanza, legittimato nella novità dal cambiamento delle sigle e dei simboli deputati a “vestire a festa” per il 13 aprile una classe politica imbolsita ed anacronistica, dei cui voleri però ogni giornalista italiano è dipendente fedele. Qualunque libertà, anche quella dell’informazione, purtroppo cessa quando tutti devono rispondere ad unico padrone, che lo si voglia chiamare “mercato” o Veltrusconi a questo punto diventa ininfluente perché il circo dei partiti non è altro che l’interfaccia di comodo usato dai grandi poteri finanziari ed industriali per condurre la volontà dei cittadini nell’alveo delle scelte politiche di loro interesse.
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