Marco Cedolin
Ben venga il V-Day del 25 aprile organizzato da Beppe Grillo, perché a prescindere da quanto in profondità si condividano le scelte e le proposte portate avanti dal comico genovese, mettere sotto i riflettori la disinformazione costruita dai media e finanziata attraverso il denaro pubblico è una necessità assoluta per chiunque aspiri a cambiare qualcosa in questo disgraziato Paese.
L’importanza dell’informazione nella nostra società contemporanea è enorme, così come spaventoso si rivela il potere concentrato nelle mani dei grandi media che gestiscono la costruzione della realtà.
Quasi tutto ciò che conosciamo e travalica le mura della nostra casa, della fabbrica o dell’ufficio in cui lavoriamo e della ristretta cerchia dei nostri amici e delle nostre conoscenze non esiste nella sua vera natura, bensì in quella in cui i media hanno ritenuto di rappresentarla.
Una protesta, una manifestazione, un qualsivoglia accadimento di qualunque genere esso sia, a meno che ci abbiano coinvolto personalmente, faranno parte della nostra consapevolezza solamente se l’informazione ha deciso di darcene notizia, altrimenti per noi sarà come se non fossero mai esistiti.
Un progetto come quello dell’Alta Velocità ferroviaria sarà da noi giudicato indispensabile, inutile, dannoso o strategico, solamente in funzione dei vari giudizi che gli esperti e gli uomini politici avranno espresso attraverso i media che sono perciò in grado di filtrarli al fine di ottenere l’effetto voluto.
Se non viviamo in Valle di Susa saranno stati i media a svelarci l’identità e le motivazioni dei contestatori e in funzione della realtà che i media ci hanno rappresentato noi li abbiamo considerati: anarco insurrezionalisti, provocatori, teppisti alla ricerca di ogni occasione che permettesse loro di sfogare la propria violenza, oppure onesti cittadini e brave persone che pacificamente difendevano la propria terra.
Sono i giornali e le televisioni ad offrirci i parametri attraverso i quali leggere il mondo che ci circonda, individuare i buoni e i cattivi, separare i progetti utili da quelli sbagliati, considerare la validità delle scelte di ordine economico, ambientale, etico, scientifico, formarci un’opinione su tutto ciò che accade. Sono i giornali e le televisioni a fornirci le coordinate che ci permetteranno di entusiasmarci, preoccuparci, indignarci, emozionarci, solidarizzare, condividere, contestare, disapprovare, manifestare qualsivoglia genere di emozione funzionale alla realtà che ci viene rappresentata.
Ma i media non si limitano a plasmare e costruire la realtà a loro piacimento attraverso la disinformazione mirata, essi sono in grado di decidere se un determinato evento è esistito o meno e possono operare in questo senso con molta facilità, limitandosi a rendere pubblica o ignorare una determinata notizia. Tutto ciò che non viene rappresentato dai giornali e dalle televisioni, semplicemente non è esistito, tranne ovviamente per chi è stato direttamente coinvolto nell’evento.
Il controllo dell’informazione al fine di disinformare selettivamente è perciò indispensabile all’oligarchia di potere, tanto quanto lo è quello della politica, poiché solo attraverso la condiscendenza dei media è infatti possibile gestire l’opinione pubblica, costruire consenso e distruggere eventuali avversari.
Proprio in virtù di ciò l’investimento di risorse monetarie, una cospicua parte delle quali sottratte dalle tasche dei contribuenti, nell’ambito dell’informazione è estremamente consistente e in continua crescita. Costruire la realtà e poterne disporre a proprio piacimento si rivela infatti per qualsiasi gruppo di potere un investimento quanto mai remunerativo in termini di risultati, meglio ancora se il finanziamento verrà attuato attingendo direttamente al denaro pubblico, facendo si che ad esso contribuiscano quegli stessi cittadini che s’intende imbonire.
Il caso del TAV a questo riguardo è emblematico, ma ritratta solo di un esempio come mille altri se ne potrebbero fare. Un gruppo di potere con appoggi politici quanto mai solidi ed eterogenei ha deciso di costruire un’infrastruttura dagli enormi contenuti economici, partendo da una situazione nella quale non si riscontrava assolutamente la necessità dell’infrastruttura stessa.
Questa necessità è stata costruita artificialmente attraverso il lavoro dei media per far si che il cittadino percepisse come reale una necessità al contrario inesistente.
In tutta Italia fino al momento della grande rivolta in Val di Susa dell’autunno 2005, il progetto TAV è stato accettato dalle popolazioni come necessario poiché rispondente a specifici bisogni della collettività che pur non essendo tali sono stati resi reali dai servizi dei TG, dalle pagine dei giornali, dalle interviste di personaggi compiacenti che hanno costruito la disinformazione finalizzata allo scopo che si erano prefissi.
La battaglia per una corretta informazione è indispensabile perché in mancanza di essa qualunque altra battaglia è destinata a fallire miseramente, come se non fosse mai esistita in quanto chi gestisce la disinformazione può decidere di non volerla rappresentare come reale.
Riappropriarsi della realtà che gli appartiene è il primo passo che ognuno di noi deve compiere se aspira ad un futuro migliore, il V-Day di Torino può essere una piccola occasione in questo senso che vale la pena di raccogliere, con la consapevolezza che si tratta di una lunga strada che può sparire all’improvviso da sotto i nostri piedi se non riusciremo ad essere “reali” in maniera continuativa e non un solo giorno l’anno.
2 commenti:
Grazie
Condivido il concetto, soprattutto quando affermi che Grillo non è la determinante di un -comunque- movimento contro la disinformazione, ed è nel suo piccolo un movimento che lascia ben sperare nel domani.
S'è data troppa importanza al palco e ai milioni di Grillo, e non al contorno di gente e di firme.
Anche perchè c'è un'Italia che ancora "dorme", nonostante le "supposte" di non comuni dimensioni...
Posta un commento