Marco Cedolin
La strage di Nassirya è da ormai quasi una settimana il fulcro intorno al quale si stanno muovendo tutti i palinsesti TV, in una corsa al degrado che non ha risparmiato nessuno e nulla fra coloro che di televisione vivono esistenze non proprio condite col risparmio.
Nell'arena insanguinata dei poveri carabinieri dai corpi straziati, ancorchè nei secoli fedeli, si sono lanciati veramente tutti al pari di un'orda di avvoltoi famelici: giornalisti, presentatori, commentatori, generali in pensione, attori di sitcom, rappresentanti del mondo politico, preti, maghi, calciatori, veline, carabinieri di ogni sorta e specie, militaristi, antimilitaristi e perfino due baroni intoccabili del piccolo schermo come Bruno Vespa e Maurizio Costanzo.
Ma la cosa peggiore, in questa settimana nella quale i programmi TV hanno aggiunto costantemente vergogna alla vergogna, è stato il modo nel quale la massa vociante degli sciacalli ha fatto scempio di quei berretti con la fiamma ormai spenta, alla spasmodica ricerca di qualche briciola di audience in più.
I pianti degli sconsolati familiari delle vittime si sono intrecciati con gli esperti di politica internazionale vestiti di tutto punto, la rabbia per una disgrazia di queste dimensioni è stata vissuta sull'onda di un amor patrio che ricorda i peggiori momenti del ventennio, le povere vittime di una guerra inutile e assassina si sono tramutate in martiri del terrorismo internazionale.
Tutto ma proprio tutto è stato rivoltato come un calzino, i sentimenti della gente, l'oggettività degli accadimenti, il senso delle parole e quello delle lacrime.
Un marasma di espressioni idiote, una cacofonia di suoni senza un senso compiuto, un'anarchia di parole pronunciate al solo scopo di tenere in esercizio quell'inutile propaggine chiamata lingua.
C'è chi ha palesato geniali parallelismi con "ground zero", chi ha chiamato in causa Bin Ladin e Saddam, chi ha confuso l'arma con la croce rossa, chi è riuscito a trovare un senso artistico nell'altare della patria, chi ha esposto al balcone il tricolore, chi ha inventato così su due piedi lo "sciopero di lutto", chi ha dispensato a piene mani minuti di silenzio intercalati ad ore di parole che uccidono l'intelligenza e la dignità umana, chi ha perquisito la casa dell'Imam di Carmagnola, chi ha predicato odio contro i mussulmani, chi si è sentito in guerra contro i terroristi, chi si è sentito come i personaggi che interpreta dentro una fiction, chi invece stava là perchè girava un film e in diretta TV gli hanno suggerito perfino il titolo, col consiglio di montare tutto in fretta e furia che intanto il promo è già partito qualche giorno fa.
Domani con i funerali solenni ci sarà l'apoteosi, l'apoteosi del nulla, di troppe parole usate solo per incensare il niente, del dolore inscatolato dentro il tubo catodico e usato come simulacro di civiltà, di troppe frasi infarcite di retorica, di troppe lacrime che avrebbero meritato un pò di silenzio, un pò di dignità, un pò di rispetto, ma non vi possono essere dignità e rispetto nell'animo di chi senza esitazione e pietà non esita a strumentalizzare i morti nel nome della patria e della guerra santa.
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