Marco Cedolin
Fa il proprio esordio il nuovo Codice della Strada, o meglio il nuovo vademecum per la persecuzione legalizzata dell'automobilista.
A furia di "giri di vite", "tolleranze zero", ed altre amenità da regime dei colonnelli ci si ritrova a discutere di una legge che riesce nel difficile intento di peggiorare quella precedente.
L'innovazione della patente a punti, disarmante nel puerile tentativo di discriminare gli automobilisti cattivi da quelli buoni, pone anche alcuni inquietanti interrogativi riguardo alla competenza del legislatore.
In primo luogo appare eccessiva la severità con la quale vengono sanzionate la guida senza cintura di sicurezza, -5 punti e la conversazione col telefonino -4 punti, equiparate per gravità ad infrazioni ben più pericolose quali il passaggio col rosso (-5) la mancata precedenza (-5) le inversioni vietate (-4).
In secondo luogo non si tiene conto del fatto che le categorie costrette a viaggiare per lavoro (camionisti, autisti, agenti di commercio, tassisti ecc) sono statisticamente più soggette ad infrazioni ed un simile sistema rischia di privarli di quella patente che per loro significa "il lavoro".
E' come se si licenziasse un operaio perchè ha compiuto un paio d'errori nel corso dell'ultimo mese lavorativo.
La nuova patente inoltre è a punti solamente per i “poveri”, mentre i “ricchi” avranno modo di aggirare il problema in quanto i punti possono venire miracolosamente recuperati tramite corsi d'aggiornamento da pagare e frequentare presso le autoscuole, si possono recuperare fino a 6 punti con questo sistema (9 per i camionisti che per mantenere il lavoro saranno disposti a qualunque sacrificio).
I giovani neopatentati (per i primi 5 anni) si meritano per qualche strana ragione un raddoppio di persecuzione, i punti tolti raddoppiano per qualunque tipo d'infrazione.
L'ammontare delle contravvenzioni e l'obbligo di rifare l'esame di guida persi i 20 punti (con conseguente dispendio economico) sembrano tarati sul Principato di Monaco e non su un'Italia con stipendi da fame fra i più bassi d'Europa.
Fino a quando si pensa di poter mungere l'automobilista italiano costretto a pagare dei premi assicurativi fra i più alti al mondo, un bollo iniquo perché il pagamento dello stesso pur essendo tassa di circolazione viene richiesto a differenza di altri paesi europei anche se la vettura resta inutilizzata, dei pedaggi autostradali da paura, basti pensare che con il costo di un viaggio Torino - Roma andata e ritorno in Austria o in Svizzera si paga l'abbonamento autostradale per tutto l'anno?
L'eccesso di velocità è poi la ciliegina sulla torta di quella sicurezza stradale che trasmuta in un prelievo forzoso del denaro dei cittadini.
I limiti di velocità sono stati studiati a tavolino per far sì che qualunque guidatore normodotato sia praticamente impossibilitato a rispettarli.
Avete mai provato (per gioco) a fare un viaggio di un centinaio di chilometri sulle strade statali e provinciali italiane rispettando alla lettera i limiti di velocità?
Io si ed è stata un'avventura spassosa e parossistica al contempo, interi chilometri di strada deserta senza poter inserire la terza, i guidatori dietro di te che ti mandano maledizioni bastevoli anche per le prossime tre vite, forse un bel sistema per gustare appieno gli italici panorami ma una tempistica scarsamente competitiva con la bicicletta.
I limiti di velocità in Italia non seguono una logica, perché in quel caso verrebbero rispettati e sarebbe più difficile “mungere” l'automobilista, adducendo l'ormai abusata scusa della sicurezza.
In quest'ottica s'inserisce anche il ridicolo nuovo limite autostradale dei 110 kmh quando piove (quattro gocce, il diluvio, la pioggerella fine o i goccioloni?), roba che se si deve attraversare l'Italia in una giornata uggiosa si finisce per passare al volante l'intera giornata e rischiare pure un colpo di sonno.
Il paventato passaggio ai 150 kmh sulle autostrade (sarebbe la logica in ogni paese che legiferasse con cervello), usato come mossa pubblicitaria non entrerà in vigore da subito e sarà soggettivato al parere del gestore privato autostradale, al fatto che l'autostrada sia a 3 corsie, che non ci siano curve, non piova, non ci sia nebbia, né ghiaccio, né traffico, insomma dire mai sarebbe stato molto più semplice ed esaustivo.
In conclusione essendo personalmente stufo di venire preso in giro dall'ennesimo divieto costruito in funzione del balzello e da tutti i benpensanti che si uniscono al coro di chi se potesse vieterebbe anche la respirazione, non vedo l'ora di poter lasciare l'auto parcheggiata in garage, o meglio ancora dentro la vetrina del concessionario, evitando di finanziare col mio lavoro la folla di cervelloni che vivono a sbafo facendo finta di governare questo paese.
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