Marco Cedolin
Il glifosato, storico prodotto della Monsanto (recentemente acquisita dalla farmaceutica Bayer), nato nel 1974 e commercializzato con il nome Roundap, attualmente prodotto da varie aziende essendo scaduto il brevetto, si manifesta come l’erbicida
in assoluto più utilizzato nel mondo e sicuramente anche il più
discusso. Classificato come cancerogeno dall’Agenzia internazionale per
la ricerca sul cancro, ma poi declassato a “potenzialmente cancerogeno”
dietro forti pressioni dell’organismo per la sicurezza alimentare della
UE (EFSA). In grado di compromettere l’equilibrio ormonale e renale,
nonostante l’EFSA tenti di negare l’evidenza degli studi scientifici
compiuti in materia. E stando agli studi più recenti portati avanti
dall’Università della California potenzialmente in grado di danneggiare
gravemente il fegato, il glifosato non si presenta certamente come un
toccasana per la nostra salute, ma piuttosto come un “mostro” acquattato
nell’ombra di legislazioni compiacenti e gruppi di pressione disposti a
tutto pur di evitarne la messa al bando, nonostante negli USA migliaia
di persone abbiano già intentato una causa per risarcimento danni e in alcuni casi Bayer-Monsanto sia già stata condannata a pagare....
In Europa, grazie all’enorme potere di condizionamento di cui godono le lobby dell’agrochimica,
nulla è ancora stato fatto concretamente, dal momento che la UE,
nonostante il glifosato sia stato classificato come “probabile
cancerogeno” dalla IARC già nel 2015, ha deciso nel 2017 di prorogarne
l’impiego per altri 5 anni e restano ancora fondati dubbi sul fatto che
nel 2022 sia davvero disposta a metterlo definitivamente al bando. Alla
base di tale proroga, dal momento che il sistema di autorizzazione per
le sostanze chimiche si basa sul principio che le aziende devono
dimostrare scientificamente che i loro prodotti non presentino rischi
per la salute pubblica e l’ambiente, sono stati fondamentali gli studi tossicologici
commissionati ai laboratori certificati che dovrebbero rappresentare
una garanzia contro qualsivoglia manipolazione o falsificazione degli
stessi. Purtroppo, proprio per quanto concerne gli studi sul glifosato,
il Laboratorio di Farmacologia e Tossicologia Lpt di Amburgo risulta
attualmente sotto accusa per avere commesso frodi nell’ambito dei risultati
delle proprie ricerche. Le accuse riguardano la sostituzione di animali
morti con animali vivi, tumori riscontrati nelle cavie e derubricati
come semplici infiammazioni e svariate altre distorsioni dei dati
finalizzate a compiacere il cliente.
Insomma si sta facendo sempre più
forte la sensazione che la proroga concessa dalla UE, oltre a essere
stata indotta dalla pressione dell’industria agrochimica possa essere
figlia di una vera e propria frode, compiuta con l’ausilio di laboratori
compiacenti.
Nel frattempo, sulla spinta delle proteste portate avanti dalle
associazioni ambientaliste, alcuni stati, regioni e realtà locali si
sono mossi in ordine sparso per contrastare l’utilizzo del diserbante
killer come meglio potevano. L’Austria
ha votato un divieto totale del glifosato, ma l’entrata in vigore dello
stesso è stata ritardata dai gruppi di pressione di cui sopra, il
Belgio e l’Olanda ne hanno vietato esclusivamente l’uso non
professionale, la Francia ne ha ventilato il divieto senza ancora averlo
messo in atto, la Danimarca e la Repubblica Ceca hanno imposto limitazioni legate al momento del raccolto.
In Italia, dove è vietato usare glifosato in luoghi pubblici e impiegarlo in agricoltura prima del raccolto, alcune regioni come la Toscana
(che lo ha bandito a partire dal 2021) e il Veneto si sono espresse per
il bando, mentre alcune aree agricole d’eccellenza, come quella del
“Consorzio di tutela del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” che ne
ha vietato l’uso dal gennaio 2019, stanno affrontando la questione
indipendentemente da quello che deciderà la UE.
Qualcosa insomma sembra si stia muovendo, nonostante il peso
economico e politico dei vari gruppi di pressione, ma si tratta ancora
di una risposta scomposta che si diffonde a macchia di leopardo. Occorre
applicare al più presto il principio di precauzione,
mettendo al primo posto la salute dei cittadini e quella dell’ambiente,
dal momento che non è più accettabile mettere a repentaglio la vita
delle persone e l’equilibrio della biosfera esclusivamente per tutelare i
profitti di poche multinazionali senza scrupoli. Le alternative
esistono ed è giunta l’ora di metterle in atto.
Fonte: DolceVita online
2 commenti:
This is quite a new learning for me. I must concede that this article about Glyphosate is a masterpiece. clipping path
This was quite an amazing article.
background removal service
Posta un commento