Risulta completamente evidente come
l'amministrazione statunitense si ritrovi nel caos totale,
scoordinata e ormai schiava delle sue stesse (scientificamente
sbugiardate) fandonie mediatiche.
Ogni giorno ciascuno si sveglia e dice
la sua, esternando magari un pensiero antitetico rispetto a quello
del collega, fra ammissioni, accuse reciproche e minacce rivolte
all'esterno.
Farebbe quasi sorridere, se non
nascondessse un ormai cronico pressapochismo politico e una
pericolosa mancanza di controllo, che lascia trasparire i continui
conflitti interni alla stessa amministrazione statunitense....
Non uno,
ma molteplici centri decisionali ed un presidente, che sembra
inseguire, a fatto compiuto, più che determinare, le decisioni
Proprio in un momento delicatissimo della storia mondiale, dove vanno
ridefinendosi nuovi equilibri ed emergono prepotentemente nuove
potenze, chiaramente non più regionali, gli Stati Uniti danno la
chiara impressione di costituire una scheggia impazzita. Gli esempi
recenti, dall’aggressione all’Iraq in poi, sono infiniti,
oltrechè imbarazzanti, e portano a mettere in discussione le tante
teorie sulla strategia americana in atto, spesso sopravalutata nella
sua capacità di esprimere una politica (e geopolitica) chiara e
univoca.
Appare , piuttosto, frutto di una
pericolosissima improvvisazione e dei continui scontri interni alle
sfere di potere che convivono nello stesso apparato statale
statunitense. la “geoppolica del caos”, come riflesso del caos
interno agli stessi Stati Uniti. Certo, detta così, la mia
sembrerebbe quasi una “provocazione”, ma , a ben guardare è
quanto effettivamente traspare. Si deve riflettere seriamente sul
pericolo immane di un gigante, armato fino ai denti e perennemente
aggressivo, che si avvia disordinatamente sul viale del tramonto,
senza una vera strategia, che non sia l’arroganza del dominio e
l’uso sconsiderato della forza. L’attuale momento, senza
ricostruire a ritroso tutta la vicenda siriana, mostra in maniera
palese lo stato confusionale in atto. Solo per darne una breve, ma
esaustiva idea, si leggano le continue contraddizioni che traspaiono
dalle dichiarazioni di questi giorni.
Obama, in sede ONU, si dice, seppur a
denti stretti, disponibile all’ "azione congiunta con Russia e
Iran", ma solo dopo averla rifiutata poco prima e “di fatto”
smentita solo il giorno dopo. Mentre lui dichiara questo, H. Clinton
minaccia apertamente vendetta, dichiarando che “pagheranno caro il
loro intervento a favore di Assad e che solo gli Usa combattono
veramente l’ ISIS”, ma si dimentica di avere dichiarato di
recente “ l’ISIS è cosa nostra, ma ne abbiamo perso il
controllo” all’interno delle Istituzioni.
Il senatore
repubblicano Mc Cain flirta con i jihadist da anni e dichiara: “io
conosco queste persone, le ho incontrato tante di quelle volte e sono
in contatto permanente con loro". Non così il suo ex rivale Ron
Poul che ne denuncia la connivenza: sono contrario al fatto che
gli Stati Uniti armino l’islam radicale, sono convinto che la
maggior parte delle armi che l’America ha consegnato ai ribelli
siriani siano poi finite nelle mani dell’isis. La favola secondo
cui si sarebbero armati solo i ribelli siriani è una bugia di
convenienza. L’emergente magnate e candidato alla casa
bianca, Donald Trump, addirittura, si dice favorevole all'intervento
russo: “ se la Russia vuole attaccare e sconfiggere l’ISIS, è
una buona cosa”. Nelle forze armate, non vi è maggiore chiarezza
d’intenti. Ex Generali, come W. Clark, ammettono le responsabilità
Usa: “l’ISIS è nato grazie al finanziamento dei nostri amici e
alleati per combattere fino alla morte contro Hezbollah”.
Mentre
Obama, già nel settembre 2014, aveva dichiarato al mondo che
“faremo il necessario per combattere i terroristi, per evitare
che trovino rifugi sicuri». Generali in carica, come Lloyd Austin,
ammettono il fallimento USA nell’addestramento dei “ribelli
moderati”: “sono pochi. quelli che stanno combattendo mentre
stiamo parlando sono quattro o cinque” (16/09/2015). ma, solo pochi
giorni dopo , proprio il Segretario alla Difesa USA Ash Carter,
accusa i russi di “bombardare i ribelli moderati addestrati dalla
Cia”. Dobbiamo immaginare i 4 o 5 rimasti, di cui ci parlava
Austin.?
Curioso, poi, che proprio Obama, in
questa occasione, abbia dichiarato candidamente di non sapere e di
avere ricevuto al riguardo informazioni sbagliate. Per finire, vi
sono anche Generali, come Robert Uto, Vice Capo dei Servizi Di
Intelligence, , che sbugiardano le dichiarazioni della stessa Casa
Bianca, fatte solo il giorno prima: “la Russia ha bombardato le
posizioni dei terroristi e non l’opposizione moderata”. Si
potrebbe continuare, facendosi migliaia di domande, ma non ha senso
infierire oltre. La politica del caos e' primariamente vigente
all'interno dell'intera Amministrazione USA, dove la stessa
definizione di amico/nemico è mutevole, come mutevoli lo sono le
strategie della Casa Bianca. La definizione stessa di ”terrorismo”
cambia, di giorno in giorno, a seconda degli interessi e della
convenienza occasionale, se non dell’interlocutore del momento.
Così, può accadere che anche Al Qaeda, e affiliazioni varie, da
“male assoluto”, e ragione di sanguinarie guerre in giro per il
mondo, divenga “moderata” in Siria sotto forma di Al Nusra,
nemico mortale in Afghanistan, e di casa presso gli alleati
dell’Arabia Saudita & Co.. Il sedicente “poliziotto del
mondo” vorrebbe mettere ordine in casa altrui, pur essendo lui la
causa primaria del disordine, per scoprire che gli basterebbe
guardarsi allo specchio per capire di dover arrestare se stesso.
Tutto questo, a cospetto di una Russia, sempre più decisa e forte,
che sta inesorabilmente portando la potenza americana a prestare
continuamente il fianco diplomatico e ad inanellare una crescente
sfilza di errori, che si traducono in perdita di posizioni sul campo,
oltre che di credibilità e consensi. Solo il completo controllo
mediatico, seppur non senza imbarazzo anche per i prezzolatissimi
pennivendoli occidentali, salva il salvabile. Un punto di forza
troppo traballante, nell’era del web e con oppositori sempre più
preparati a confrontarsi con successo anche su quel piano. Anche qui,
sembra essere solo questione di tempo.
Nessun commento:
Posta un commento