lunedì 9 gennaio 2012

Quanta confusione sulla decrescita

Marco Cedolin
Mai come in questi anni, vissuti all’insegna della crisi economico/finanziaria, creata scientemente da chi sta costruendo la “società del futuro”, globalizzata, massificata ed appiattita sul dorso del moribondo modello americano, accade sistematicamente di leggere i giudizi e le esternazioni più svariate concernenti la filosofia della decrescita.
Giudizi ed esternazioni esperite quasi sempre da chi, dopo avere letto sommariamente qualche testo che tratta l’argomento, manifesta il convincimento di poterne discettare dottamente, pur avendolo (nel migliore dei casi) compreso solamente in maniera parcellare, quando non equivocato completamente.
Sono tanti i genialoidi che affermano con adamantino convincimento che proporre la decrescita non avrebbe alcun senso, dal momento che la decrescita c’è già, incarnata dalla contrazione del pil che si sta attualmente verificando, con tutte le conseguenze, disoccupazione, impoverimento ed angustie assortite che stiamo sperimentando in questi giorni.
Se costoro avessero capito almeno quel poco che hanno letto, dei vari Pallante, Latouche, De Benoist, Roegen et similia, saprebbero benissimo che la riduzione del pil attualmente in atto non ha nulla a che fare con il modello della decrescita tratteggiato dai suoi sostenitori.
Oggi ci troviamo di fronte ad una società fondata sulla crescita e costruita per crescere indefinitamente in maniera illimitata, che per svariate ragioni, nonostante lo voglia fortemente,  non riesce più a crescere, trovandosi pertanto a boccheggiare come un pesce senza acqua che moribondo agonizzasse nell’ultima pozzanghera rimasta.
La società che i vari teorici della decrescita auspicano possa nascere è un modello basato su fondamenti di tutt’altro genere…….


Il benessere individuale, la qualità della vita, un rapporto simbiotico con la natura, il recupero dei rapporti sociali comunitari, il tempo liberato, il ridimensionamento della sfera finanziaria, le tradizioni, lo scambio e il dono e molto altro ancora. Il tutto vissuto all’insegna di una riduzione del pil che nasce da una scelta consapevole e non riveste assolutamente un carattere depressivo o catastrofico, caratterizzandosi come parte integrante di un differente modello sociale.

Altri genialoidi, innamorati delo sviluppo e della modernità, credono di aver letto, nei testi che non hanno capito, l’intenzione di un ritorno ad un passato fatto di piedi scalzi, case senza riscaldamento, viaggi a dorso di mulo, arretratezza tecnologica, penuria economica, malattie e ignoranza.
Probabilmente lo credono proprio per ignoranza o troppo fervida immaginazione, dal momento che nessuno fra i teorici della decrescita  ha mai vaticinato qualcosa del genere.
Il pensiero della decrescita osteggia questo sviluppo e questa modernità,  ma intende costruire una società che raccolga le tradizioni e gli insegnamenti del passato non per perpetuarli in maniera statica, ma per guardare al futuro in una maniera nuova. Una maniera che prescinda dalla devastazione ambientale, sociale ed economica attualmente in atto, ma utilizzi (meglio) la tecnologia e usi  l’energia in maniera intelligente.

Altri ancora ritengono di aver capito che la decrescita sia un modello economico e sociale che un manipolo d’imbonitori  intenderebbe  imporre sotto forma di dittatura, per ridurre il popolo in miseria, mentre loro gozzovigliano nascostamente con le risorse altrui.
Non me ne vogliano, ma questa (mai carezzata in nessun testo dei teorici della decrescita) è esattamente la realtà dei nostri giorni, dove la mafia tecno/finanaziaria che sta mettendo il popolo in mutande, mentre è impegnata a suggere champagne dai calici di cristallo, non ha certo bisogno di teorizzare la decrescita per portare avanti i propri intendimenti. Le bastano lo spread, il default ed una massa dicervelli all’ammasso innamorati del consumo per il consumo.

Altri ancora criticano il fatto che sotto l’albero della decrescita alberghino molte “anime belle” che usano il fascino di una filosofia trendy, unicamente per sbarcare il lunario, vendere libri, fare marketing verde e vendere i propri prodotti, mentre al contempo se ne infischiano di ciò che predicano e vivono nel lusso.
Fatta la debita premessa che la decrescita è ben lontana dal manifestarsi  come antagonista del lusso, incarnando semmai l’idea di un “lusso intelligente” (esiste un lusso migliore della serenità vissuta nel tempo liberato?) senza dubbio costoro dicono delle cose vere.
Nell’ambito di chi s’interessa di decrescita, come di ambiente ed ecologia, esistono molti oppotunisti che percorrono la strada unicamente alla ricerca di una qualche convenienza personale. Non potrebbe essere diversamente, dal momento che viviamo nella società della crescita e dello sviluppo, dove l’obiettivo economico è in cima alla lista delle priorità ed ogni mezzo finalizzato a conseguirlo è buono, purché serva a raggiungere lo scopo.
Questa realtà contingente (figlia della crescita) non sminuisce comunque affatto il pensiero della decrescita, semmai lo rafforza in qualità di cartina di tornasole del livello di degenerazione al quale siamo giunti.

In conclusione quello della decrescita non è certo un modello certificato, studiato in ogni dettaglio e pronto per venire applicato, garantendoci prati verdi e prosperità per il resto dei nostri giorni.
Si tratta al contrario del contenitore di tutta una serie di pensieri teorici che hanno come minimo comune denominatore la volontà di trovare una via d’uscita all’insostenibile situazione contingente, attraverso il recupero dell’individuo in qualità di essere umano e non di mero tubo digerente della macchina del consumo. Una serie di pensieri senza dubbio perfettibili e migliorabili attraverso  altri pensieri che lastrichino la strada dell’applicazione pratica. Un tentativo estremo di scendere in cordata sulla parete della voragine, mentre il treno impazzito sta sprofondando nel burrone.
Con una forte componente di utopia, senza ombra di dubbio, ma sempre estremamente realistico se rapportato al pensiero di coloro che rimangono aggrappati al mito del consumo, della crescita e dello sviluppo, senza essersi accorti che nella carestia sociale sono già immersi fino al collo.

11 commenti:

Secret Free Wolf ha detto...

Si, ci metteremo anni a capire cos'e' Decrescita, presi come siamo dall'ingranaggio economico. Illusione economica(Utopia Liberista e Capitalista) contro Illusione SocioEconomica di Decrescita. Utopie entrambe la prima usa l'utopia dell'energia a basso costo, che e' illusione vera e propria, vedremo, si sara' davvero un grande spettacolo, perche' i prossimi 30 anni non possono essere necessariamente come gli ultimi 40. Ciao, m'e' piaciuto molto e concordo pienamente, l'ignoranza d'altronde non ha limiti, soprattutto se si spaccia per scienza e tecnologia espressa da ESPERTI.

Catherine ha detto...

Se la decrescita è utopia, il sistema vigente è pazzia totale.
Io non avrei dubbio sulla mia scelta tra i due.
Bellissimo articolo .. come sempre. ;)

Elia ha detto...

Caro Marco, il problema non è capire cos'è la decrescita, il problema è ben altro. Dovremmo capire DOVE VIVIAMO e CONOSCERE I NOSTRI LIMITI.

Se diciamo che dobbiamo capire la decrescita corriamo il rischio di andare ancora fuori strada. Dobbiamo invece capire su quale pianeta viviamo e come funziona e sapere i nostri limiti a cui non possiamo sfuggire.

Senza tenere presenti queste due cose non avremo un futuro.

Più che una società fondata sulla crescita viviamo in una società che fa finta di non sapere in quale pianeta vive. Nessuno può dire che l'attuale sistema non porterà alla nostra totale distruzione...le risorse e il pianeta sono limitati. Punto.

Cosa c'è invece di non ben "centrato" nella decrescita? Il fatto che non si sottolinea abbastanza uno dei punti centrali della questione. Come tu hai riportato con la decrescita non si punta a un "...ritorno ad un passato fatto di piedi scalzi, case senza riscaldamento, viaggi a dorso di mulo, arretratezza tecnologica".

Questo è l'errore della decrescita o frugalità come la si voglia chiamare.

Non si tratta in ogni caso di un ritorno al passato perché anche se tornassimo ad utilizzare i muli vivremmo comunque in un mondo profondamente diverso da com'era una volta e in una società con culture estremamente diverse dai tempi già trascorsi (quindi comunque anche se si tornasse a mezzi poveri non è comunque un tornare indietro perché di diverso c'è che abbiamo già vissuto esperienze che ci hanno forgiato come umanità).

L'errore della decrescita è proprio che si vorrebbe continuare ad utilizzare i mezzi che ci hanno condotto dove siamo nell'utopia di governare un pianeta secondo il nostro volere.

A questo punto, ribadisco: non abbiamo capito dove viviamo (e come funziona il pianeta su cui viviamo) e quali limiti abbiamo noi esseri viventi-umani.

Siamo esseri limitati e il continuare ad utilizzare mezzi che ampliano le conseguenze del nostro agire sul mondo, non conoscendone comunque i risultati a lungo termine semplicemente perché non siamo in grado di conoscerli, è l'ennesima utopia.

Chi sarà capace di governare un mondo, anche con tutte le buone intenzioni possibili, tenendo sotto controllo tutte le risorse utilizzate, gli effetti a cascata derivanti, le quantità di acqua, cibo, aria e terra "consumati"?
Purtroppo nessuno di noi credo che potrà mai arrogarsi queste facoltà.

Cosa è che ci porta a essere in balia di questa perdita di controllo? La tecnologia che non si accorda totalmente con la terra su cui viviamo.

Ribadisco: non si tratta comunque di tornare al passato, anche perché ripeto, è un discorso che non ha senso perché nessuno ha la macchina del tempo. Cosa molto diversa invece è abbandonare le tecnologie che non funzionano secondo le regole della terra. Torneremmo ad una vita molto più dura e semplice MA con una consapevolezza diversa e con un passato alle spalle.

Ciao!

Roberto Marrocchesi ha detto...

propongo uno slogan sintetico da affiancare a "decrescita" ed è
VIVERE PARVO ( lat. per vivere con poco)oppure SEMPLICITA' VOLONTARIA intesa come scelta di rinuncia ad orpelli stupidi e consumistici, non certo francescanesimo auto-flagellante....

marco schanzer ha detto...

Mi piace la sintesi di Elia .Trovo che l'espressione DECRESCITA sia brutta ed equivoca . Stiamo parlando semplicemente di buona amministrazione . Una filosofia in conflitta con quella del GOVERNO che e' tanto di moda .Nel ricordarvi che fuori da questo sito operano miliardi di miopi egoisti e miopi sudditi , vi ricordo che questo non e' un tempo per riflessioni astratte . Situazioni come una saldatura tra le persone intelligenti per bilanciare quella saldatura che gia esiste tra i malfattori , l'obiezione di coscenza all'INPS , la creazione di una struttura per l'educazione non di regime , il nostro passaggio personale ad una economia sociale , l'intercettazione dei canali logistici in cui opera quasi invisibile il potere militare....etc. vanno implementati ora . Smetterla di pensare solo in astratto .

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Mr. Lepidottero ha detto...

@ Ella in che senso "L'errore della decrescita è proprio che si vorrebbe continuare ad utilizzare i mezzi che ci hanno condotto dove siamo nell'utopia di governare un pianeta secondo il nostro volere."??
Latouche, che prendo a simbolo dell'intera scuola di pensiero della decrescita, si forma proprio sulla critica della ragione razionale, della megamacchina sviluppista, della tecnica come unica portatrice di verità.

@marco La decrescita è innanzitutto uno slogan provocatorio che cerca di mettere l'accento sulla priorità di abbandonare la crescita per la crescita come modus vivendi della società umana. è poi un'utopia concreta, nel senso che è sì un pensiero astratto (ma dietro a qualunque azione ci DEVE essere un pensiero astratto, che venga palesato o meno) ma passa attraverso dei comportamenti concretissimi che ognuno di noi può iniziare a metetre in atto oggi stesso: autoproduzione, uscita dalla GDO (GAS), downshifting ecc ecc

Anonimo ha detto...

Sacrifici inutili
(ovvero il Debito che non pagheremo mai)

Non è necessario, bensì deleterio, subire supinamente le opprimenti misure fiscali perpetrate dagli attuali sedicenti soloni dell'economia, quelli che si sono insediati tirannicamente al governo.

Basta un minimo di conoscenza di base della matematica finanziaria e un pizzico di spirito critico per dimostrare quanto siano inutili i sacrifici che ci stanno imponendo questi dispensatori di tasse e di privazioni.

Avvalendosi di un foglio Excel programmato con le semplici regole del piano d'ammortamento di un mutuo "alla francese", ogni cittadino di buona volontà può constatare da solo che non riusciremo mai a pagare il Grande Debito Pubblico (GDP) che i politici di tutte le risme hanno accumulato negli anni sulle nostre spalle.

Se poniamo il GDP da ammortizzare pari a 2.000 miliardi di euro (2.000.000.000.000, ovvero 2*10^12, cioè 4*10^15 Lire!) e un tasso d'interesse del 7% (tasso estremamente ottimistico e molto agevolato, quello che ora viene applicato ai BTP decennali) possiamo toglierci lo sfizio di vedere quale potrebbe essere la "rata annua" che dovremmo sborsare per ammortizzarlo, ipotizzando alcuni periodi di tempo tra i più plausibili.

Qui di seguito vi anticipo i risultati ottenuti dopo aver posto la durata del "mutuo" in "numero di generazioni future", dove per "generazione" viene inteso convenzionalmente un intervallo di 25 anni.

Per risparmiare carta, inchiostro e... mal di testa l'unità di calcolo è stata posta in "miliardi di euro".


Ecco gli esiti del calcolo:

1 generazione (25 anni) - Rata annua: 172 mld. (Esborso totale: 4.290 mld)

2 generazioni (50 anni) - Rata annua: 145 mld. (Esborso totale: 7.246 mld)

6 generazioni (150 anni) - Rata annua: 140 mld. (Esborso totale: 21.000 mld)

Questi risultati sconcertanti ci fanno capire subito che né noi, né i nostri pronipoti, non riusciremo mai ad estinguere un debito pubblico di queste dimensioni. Le rate annue sono molto, ma molto al di sopra di quanto è umanamente possibile sopportare, anche ipotizzando la piena occupazione, la presenza in fabbrica fino ai 70 anni suonati con giornate da 10 ore lavorative.

Dunque noi, intesi come Nazione italica, non saremo solo dei semplici "debitori a vita", ma dei "debitori eterni"!

Anche l'uomo della strada, quello che non insegna macro-economia nelle famose università americane, ma possiede quella dote sempre più rara ch'è il buon senso, sa che, se proprio dobbiamo fare dei sacrifici, almeno finalizziamoli alla ricostruzione di un'economia più sana e più vicina all'uomo piuttosto che ai banchieri, tramite l'immediata dichiarazione di "default".

Per chi in questo sciagurato paese conservasse ancora un minimo di dignità, il ripudio del debito significherebbe dover subire una delle più disdicevoli umiliazioni, ben sapendo che la nostra affidabilità internazionale, per quel poco che ancora rimane, sarà compromessa per un lungo periodo di tempo.

Però una trentina d'anni di deliberata autarchia, accompagnata da una profonda revisione del nostro modo di vivere, servirebbe non solo da lezione per noi "cicale" che da sempre abbiamo eletto dei governanti abominevoli, ma anche come liberazione dalla schiavitù del debito della nostra futura progenie.

E forse un giorno potremo nuovamente guardarci allo specchio senza provare il ripugnante disgusto tipico di chi deliberatamente si è rassegnato alla più totale servitù.

-- Michele

Anonimo ha detto...

Nel mio intervento precedente sono andato un po' fuori tema.
Per quanto riguarda la decrescita l'amico Marco Cedolin sa che sono pienamente d'accordo con lui.

-- Michele

marco cedolin ha detto...

Grazie a tutti per gli interessanti contributi, in modo particolare a Michele che ha dovuto faticare non poco per pubblicare il suo, di una chiarezza disarmante.

Georgejefferson ha detto...

Si,tutta giusta la speranza...a chi non piacerebbe un mondo piu sostenibile e giusto,dove si cresce nel senso ideale del termine e quindi anche culturalmente,godendo della tecnologia senza sensi di colpa perche diverrebbe a misura d'uomo e ambiente come regola attuativa.....pero,c'e' un grande pero signor Cedolin.Le catene,le conosci bene marco le bombe che hanno messo alle nostre catene.Sai che intendo vero?se cambiamenti significativi avverranno anche a piccoli passi,forse io perdo il lavoro domani...e che do da mangiare a mia figlia?Dovrei andare ad elemosinare dai parenti.Sperando che stiano meglio si me...stanno destituendo il ruolo ideale dello stato,esso non verra in aiuto se perdo il lavoro a 45 anni,coltivo l'orto?con che soldi compro gli attrezzi,le sementi,come mi scaldo?senza macchina parto per i boschi a cercar legna?Anche tutti coloro che scrivono possono trovarsi nella mia situazione,anche tu Marco potresti trovarti sotto un ponte.Mettiamo che progressivamente si dimezzano i consumi per alta consapevolezza di un mondo migliore e sostenibile(e approvo in toto)MILIONI DI POSTI DI LAVORO persi...lo sappiamo questo vero?Nell'ipotesi di miglioramenti in quel senso,essi saranno uno stravolgimento radicale delle regole economiche internazionali e quindi ottimisticamente parlando ci vorranno 100 anni minimo,ed in quel lasso di tempo io muoio di fame,insieme alla mia famiglia.Queste sono le catene che ci han legato,lo sapete bene tutti,anche se non ci si pensa finche il lavoro c'e'(io son fortunato per ora)e se la mia vita e cosi come quella di tanti altri,vivra di stenti e disperazione perche sfortunata a trovarsi nel limbo di quello spazio temporale necessario per il raggiungimento dell'obbiettivo,allora malediro la decrescita,o crescita sostenibile,anche se a malincuore...scusate lo sfogo...P.s.per il comm.precedente al debito impagabile,esso e'tale perche e'stata tolta la moneta sovrana,con tale sovranita,sarebbe un credito che i cittadini fanno a loro stessi,anche con l'emissione diretta che sarebbe solo piu bello perche senza il meno davanti,ma tale sarebbe.L'ospedale costruito col deficit sovrano,o emissione diretta...prende il valore sempre dai cittadini,loro col lavoro creano quel valore che da copertura alla moneta fiduciaria,saluti.Georgejefferson