Marco Cedolin
Mentre lentamente si alza il velo dell’omertà, appare una realtà sempre più raccapricciante: torture generalizzate compiute dagli eserciti angloamericani, in Afghanistan come in Iraq. Almeno 35 le inchieste ufficiali già avviate, almeno 25 i morti già accertati, ma la sensazione è che si tratti solo della punta di un iceberg.
Molte volte la supponenza, qualora non supportata dalla realtà oggettiva dei fatti rischia di diventare semplicemente insana follia in grado d’ingenerare vergogna e nulla più. Così Bush, Blair e tutti i loro fedeli alleati, compreso quel salapuzio di Silvio Berlusconi che si vanta di essere il più fedele di tutti, impegnati com’erano ad entrare nella storia non si sono accorti di esserci entrati si, ma dalla porta sbagliata.
Quando si sono proclamati artefici della missione divina d’esportare in giro per il mondo la democrazia e la civiltà, non hanno badato al fatto che per esportare qualcosa occorre la prerogativa che quel qualcosa lo si possegga e possibilmente anche in abbondanza. Saddam Hussein era il tiranno, il despota, la raffigurazione terrena di Belzebù in quanto torturava il suo popolo nelle carceri di Abu Ghraib. Bush e Blair si dicono affranti e sgomenti poiché i loro soldati, alfieri della cultura e della civiltà d’occidente hanno torturato e ucciso lo stesso popolo iracheno nelle carceri di Abu Ghraib, naturalmente a loro insaputa.
Per ottenere la patente di democrazia e civiltà è quindi sufficiente fingersi all’oscuro degli atti di barbarie che vengono compiuti dagli eserciti. Ma in base a quale cervellotica congettura qualcuno potrebbe mai affermare in buona fede che Saddam e Milosevic sono criminali di guerra in quanto comandavano l’operato dei propri soldati, mentre Bush e Blair non lo sono in quanto i soldati delle grandi democrazie torturano, stuprano ed uccidono in perfetta anarchia senza che i loro “premier” ne siano a conoscenza?
Purtroppo la realtà è di una semplicità disarmante e a poco servono i funambolici tentativi di trasfigurarla che l’informazione di regime sta mettendo in atto in questi giorni. La realtà nasce dentro alle immagini brutali, vergognose, ingiustificabili che tutto il mondo ha avuto modo di guardare, quelle immagini che dimostrano in maniera inequivocabile quale livello di degrado si nasconda dietro la linda facciata di quella che molti osano chiamare “la più grande democrazia del mondo.”
I segnali della feccia marcescente della quale è impregnato l’esercito americano in verità si potevano già apprezzare senza troppo sforzo fin dall’inizio dell’invasione dell’ Iraq, se è vero che abbondavano le fotografie di carri armati Usa con tanto di teschi montati in bella vista e scritte ingiuriose del tipo “entreremo a Parigi come a Berlino”. Ma la cosa più grave è che non si tratta affatto di una novità, tutta la storia mondiale recente è costellata di guerre e atrocità compiute dagli Stati Uniti che in ogni conflitto hanno sempre usato gli stessi metodi: sterminio, tortura, stupri e violenze senza fine.
In Vietnam fra il 1964 ed il 1973 l’esercito Statunitense sterminò secondo le stime più caute almeno 700.000 soldati vietnamiti e 500.000 civili. Istituì e gestì una rete di polizia repressiva che usava la tortura come pratica corrente; le “gabbie per le tigri” di Con Son si sono rivelate un lager se possibile più terrificante di quelli nazisti, dove le amputazioni di parti del corpo, lo strappo delle unghie, le scariche elettriche, le bruciature di sigarette, l’uso di topi ed insetti si rivelarono pratiche di tortura comuni per le oltre 10.000 persone che ebbero la sventura di questa allucinante esperienza.
In Iran la “Savak”, la famigerata polizia politica dello Scià, fondata nel 1956 con il sostegno tecnico e finanziario degli USA e del Mossad israeliano, torturò senza pietà oltre 300.000 persone durante i 20 anni della sua esistenza e si distinse per atti di sadismo senza paragoni.
E si potrebbe proseguire a lungo con l’elenco delle nobili gesta militari americane, passando per l’Indonesia e Timor Est, fino a giungere alla ex Yugoslavia, all’Afghanistan e all’Iraq dei nostri giorni. Già, le torture degli americani, quelle torture verso afghani e iracheni apparse in questi giorni sui giornali, quelle torture che tanto c’indignano e ci stupiscono, riguardo alle quali Bush e Blair si dicono meravigliati e sgomenti, pur essendo da oltre 50 anni una normale pratica che gli statunitensi applicano nei confronti dei loro nemici, siano essi soldati, civili, uomini o donne.
Ma ormai abbiamo imparato che dietro alle torture della democrazia ci sono sempre tante giustificazioni ma non vi è mai un colpevole, si tratta semplicemente di una questione di civiltà.
Nessun commento:
Posta un commento