Marco Cedolin
Le renne della slitta di Babbo Natale hanno deciso di ascoltare i rimbrotti provenienti dai loro stomaci, hanno puntato i piedi e si sono fermate proprio nella settimana sacra del regalo consumista.
Quale ignominia, quale catastrofe, quale lettura distorta e atipica dell'atmosfera di fraterno amore prenatalizia. Già atipica, come in Italia sta diventando la condizione dei lavoratori tutti, ma proprio tutti, credetemi.
106 euro di aumento per il recupero dell'inflazione (parziale perché calcolati sull'inflazione ufficiale che si sa bene non ha rispondenza nella realtà) sulle buste paga degli autisti dei mezzi pubblici sono bastati a mandare in crisi il sistema Italia costretto a prendere atto con sguardo attonito e sgomento del fatto che se agli schiavi dimentichi di mettere le catene ai polsi può ancora capitare che si siedano e incrocino le braccia.
Nella vicenda il governo, i sindacati e le aziende del trasporto pubblico stanno collezionando figuracce a raffica e si ritrovano ormai sull'orlo dell'isteria ad auspicare atteggiamenti degni di ogni regime totalitario che si rispetti quali precettazioni, denunce all'autorità giudiziaria, invio delle “squadre” di polizia nei depositi dei mezzi pubblici. Il tutto nel nome del diritto dei cittadini alla libera circolazione.
Fatta la debita premessa che il cittadino costretto a circolare a piedi non viene per questo in alcun modo privato del suo diritto a deambulare, mi viene spontaneo domandarmi, non trattandosi di ectoplasmi senza volto ma di persone con una loro vita che respirano e mangiano e lavorano, cosa s'intende quando genericamente si afferma di tutelare i diritti dei cittadini che poi in realtà siamo noi tutti autoferrotranvieri compresi?
In realtà questo concetto di “Stato Famiglia” che nel suo patetico monologo pre elettorale di ieri l'imbonitore di Arcore non ha mancato di menzionare, altro non è se non una metafora quanto mai fuori luogo di un regime sempre più arrogante ed autoritario che cerca di far sopravvivere un condensato di capitalismo liberista, poggiando unicamente sulle spalle dei lavoratori ridotti progressivamente ad uno stato di semischiavitù.
I “nuovi schiavi” al soldo delle agenzie interinali, anche grazie alla sistematica soppressione di un rapporto di lavoro corretto favorita dalla riforma Biagi, stanno man mano scalzando in molti settori il lavoro dipendente tradizionale che entro pochi anni diventerà un miraggio inarrivabile.
La forbice fra costo della vita e reddito dei cittadini si sta spaventosamente allargando e già oggi induce un grande numero di persone alla consapevolezza di non potersi più permettere neppure di scioperare o protestare, senza mettere a repentaglio la sussistenza loro e delle proprie famiglie.
La protesta di chi, come gli autoferrotranviari non chiede altro se non quello che gli spetta di diritto viene definita selvaggia, selvaggia perché nell'Italia del 2003 il penoso circo consumista del Natale viene prima del diritto dei cittadini ad avere un contratto di lavoro che venga rispettato.
Poliziotti con lo scudiscio anziché biada per far ripartire la slitta dell'effimero, questa risulta essere la ricetta invocata dal Ministro Maroni e avallata da un mondo sindacale la cui connivenza con il capitale è ormai sotto gli occhi di tutti, una ricetta in verità molto pericolosa in quanto mette a nudo il vero volto di chi sta gestendo una democrazia moribonda che di democratico mantiene solamente il nome e poco più.
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