giovedì 11 dicembre 2003

Fahrenait 2003

Marco Cedolin

Mi sorprendo in un freddo pomeriggio di dicembre, quando già la luce del giorno sta volgendo al crepuscolo, a concedermi un paio d'ore rubate a quell'ipercinetismo che sempre mi bracca, un paio d'ore dedicate ad annusare questo nostro futuro che ogni giorno che passa s'impregna sempre più dell'odore acre del passato.
Il ministro Maroni ha incontrato i sindacati per discutere la riforma delle pensioni. CGIL, CISL e UIL hanno ottenuto di essere (grazie al milione di persone scese in piazza al loro fianco sabato) accreditate dal governo come interlocutori validi sull'argomento. Il governo ha incassato la condiscendenza dei vertici sindacali riguardo all'assurto secondo il quale una riforma del sistema pensionistico in Italia è comunque cosa necessaria ed indispensabile.
Poi si sono dati tutti appuntamento a data da destinarsi, ma nel leggere i punti salienti del disegno di legge di Maroni e delle controproposte sindacali, l'unica impressione che si riesce a trarne è che quando saremo "riformati" staremo peggio, ma molto peggio di come siamo stati fino ad adesso.

Silvio Berlusconi, padrone sempre più incontrastato ed arrogante della televisione italiana, ha approfittato dell'ennesima serata d'onore nel salottino mediatico dell'amico Bruno Vespa per esternare dinanzi a milioni di teleconsumatori quella che è la sua idea riguardo al futuro dell'informazione. La parola scritta non è altro che un anacronistico retaggio del passato, destinata ad una elitè d'intellettuali, marginale per numero e per importanza.
Chi si ostina a scrivere su quotidiani e periodici somiglia ai patetici costruttori di carrozze che nel secolo scorso tentavano invano di osteggiare la nascita dell'automobile.
Naturalmente per quest'uomo che di libri in vita sua ne ha letti proprio pochini, l'automobile altro non è che la televisione, il magico schermo all'interno del quale convivono in perfetta sinergia cultura, informazione, divertimento, futuro.
Il tutto sotto forma di consigli per gli acquisti, giochini scemi per minorati mentali, quiz più noiosi di una giornata uggiosa, televendite, telepromozioni, telegiornali per lobotomizzati, dibattiti politici da bar dello sport, veline, letterine, scemine assortite, rassegne di gossip, saranno famosi (in quanto organismi unicellulari), pubblicità nella quale annegare qualche misero film ultradatato (chi vuole quelli nuovi sarà costretto a finanziare l'amico Murdoch), fiction scadenti sui carabinieri, sulla polizia, sui preti, su tutte le perle della società insomma.
Ecco il futuro, non più qualcosa da leggere, bensì scemenze all'ennesima potenza da guardare, per un pubblico di deficenti da imbonire al fine di guadagnare milioni di euro nella vendita degli spazi pubblicitari, quegli spazi che la neonata legge Gasparri si sta premurando di allargare a dismisura.

La Rai negli ultimi due anni è diventata la negazione assoluta della pluralità di pensiero e tutte le persone che erano brave nel fare il loro lavoro sono state epurate in ossequio ad una logica che intende dar spazio solo alla mediocrità dei personaggi scodinzolanti.
Proprio oggi il consiglio d'amministrazione ha deciso la definitiva soppressione di Raiot di Sabina Guzzanti, asserendo che forse se ne riparlerà in primavera, o più probabilmente fra qualche anno quando quella massa d'italiani che non sono deficenti sarà riuscita a rimandare a casa il cavaliere dell'etere.

Proprio oggi il senato ha approvato il disegno di legge sulla procreazione assistita, con l'aiuto insperato dei voti di Rutelli e di buona parte dei DS. Un disegno di legge anacronistico per davvero che altro non fa se non discriminare la diversità ed appiattirsi sulle posizioni vetero massimaliste della chiesa di Roma.
Un bell'esempio insomma di questo nuovo che avanza facendo proprie parole intrise di modernità quali censura, divieto, discriminazione.

Purtroppo le mie due ore di relax sono ormai finite, mentre avrei ancora molte domande da pormi, non riesco a capire per quale ragione i lavoratori del futuro debbano, in ottemperanza a qualche volontà divina, essere schiavi della flessibilità, la qual cosa li porterà a dover cambiare lavoro in continuazione, pagare i contributi ma aver diritto alla pensione solo quando si saranno trasformati in cariatidi. Non riesco a capire per quale ragione si stia facendo di tutto per costruire un mondo più brutto, per esacerbare le disuguaglianze, per precarizzare la vita dell'individuo.
E soprattutto mi piacerebbe comprendere perché in futuro non si debba più leggere ma solo rincoglionirsi dinanzi a una TV. Quanto tempo passerà prima che i pompieri del 2000, belli ed impettiti come quelli di New York inizino ad accendere il falò dei libri, inutili orpelli per pochi intellettuali magari etichettati impropriamente come di sinistra?

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