Ogni
volta che si parla di mafia, come accade oggi in commemorazione della
strage di Capaci in cui venne ucciso il giudice Falcone insieme alla
sua scorta, i professionisti dell'informazione, i rappresentanti
delle istituzioni, gli opinionisti da salotto e tutto il circo Barnum
impegnato nel costruire e pilotare l'immaginario collettivo, tentano
di rappresentarla come un nemico ferale del tutto avulso al contesto
sociale del Paese, quasi si trattasse di un'organizzazione
terroristica o di un consorzio criminale che vivono di vita propria,
senza alcuna radice all'interno del tessuto sociale ed
istituzionale....
La
mafia (nazionale ed internazionale) viene così dipinta come un
"mostro" che si muove in completa autonomia, sprezzante
della legge ed interessato solamente ad ottenere profitti illeciti
per continuare ad autoalimentare la propria voracità. Un cerbero
spietato al quale tutti noi siamo estranei, che ammorba le nostre
vite ma non ne è parte integrante, che si muove nell'ombra anche
quando il sole è alto e parlare di ombra sarebbe un semplice
eufemismo.
Ma la
mafia purtroppo non è, come questa pletora di cineasti incollati
alla poltrona vorrebbe indurci a credere, un qualcosa di estraneo
alla società, alle istituzioni ed alla nostra vita di tutti i
giorni. La mafia è un cancro profondamente incistato all'interno del
tessuto sociale, che spesso si nutre della nostra indifferenza e
della nostra acquiescenza e trova terreno fertile in cui prosperare
ogni laddove esistano posizioni di potere attraverso le quali
costruire traffici illeciti e clientelismo che le permettano di
perpetuarsi.
La mafia è qui fra noi, più viva e
vitale di quanto non lo sia mai stata ed alligna con profonde radici
anche in quelle stesse istituzioni che ogni anno dispensano proclami
roboanti promettendo di combatterla.
La mafia vive e prospera con la nostra
complicità all'interno delle banche che dissanguano il paese, nel
traffico di droga che una legislazione compiacente contribuisce a
rendere quanto mai redditizio, negli appalti delle grandi opere che
distruggono il territorio, nelle cooperative che lucrano miliardi sul
business dell'immigrazione ritenuta ancora piu redditizia della
droga, nel traffico di esseri umani che sta devastando i Paesi del
"terzo mondo" e sconvolgendo gli equilibri dell'occidente,
nella globalizzazione mondialista che sta annientando ogni
prospettiva di futuro dell'uomo moderno, nelle leggi create ad arte
per favorire questo o quel gruppo di potere, nella svendita
incondizionata di ogni briciola di sovranità nazionale.
La mafia in fondo siamo anche noi,
quando pensiamo che qualcosa non ci riguardi, quando accettiamo
supinamente questo ordine d'idee, quando ci giriamo dall'altra parte
fingendo di non vedere, quando spegniamo il nostro cervello,
permettendo che siano altri a gestire a proprio piacimento il nostro
immaginario e la nostra sensibilità.
2 commenti:
bravo Marco...
Pienamente d'accordo. E in cima alla cupola ci sono gli inquilini di palazzo Chigi.
Posta un commento