Come abbiamo visto in queste pagine il
progetto MOSE peserà notevolmente sulle spalle di tutti i
contribuenti italiani (4,5 miliardi di euro destinati con tutta
probabilità ad aumentare in maniera esponenziale) senza offrire
adeguate garanzie riguardo alla sua reale utilità nel salvaguardare
Venezia dal fenomeno delle acque alte nei decenni futuri.
L’opera danneggerà in maniera
irreversibile il patrimonio ambientale dell’intera laguna,
contribuendo a peggiorare la situazione attuale già profondamente
compromessa.
Il Mose pregiudicherà l’attività
dei pescatori e intralcerà la navigazione, mettendo a repentaglio il
futuro occupazionale di svariate categorie di lavoratori......
Non sarà
utile neppure ai veneziani che continueranno a subire gli effetti
dell’alta marea, a fronte di un investimento che li priverà delle
risorse finanziarie necessarie ad una gestione costruttiva della loro
città.
Solo il Consorzio Venezia Nuova, fra
tutti i soggetti interessati, trarrà dal progetto consistenti utili
economici derivanti dal suo ruolo di general contractor. Un pool
d’imprese si ritroverà perciò nell’anomala condizione di essere
l’unico soggetto ad accumulare guadagni estremamente consistenti in
un’operazione all’interno della quale tutti gli altri perdono.
Alla luce di queste considerazioni
sorge spontaneo domandarsi per quale ragione un’opera nata con il
nobile proposito di salvare Venezia, venga strutturata in modo tale
da non essere in grado di salvare nulla e nessuno, se non l’utile
economico di un’impresa privata.
Se sbirciamo per un attimo nel del buco
della serratura ci renderemo immediatamente conto che all’interno
del Consorzio Venezia Nuova si possono ammirare quasi tutti i nomi di
spicco dell’imprenditoria delle costruzioni che da decenni stanno
accumulando immense fortune finanziarie attraverso la costruzione
delle grandi infrastrutture in Italia e nel mondo. Nomi che
ritroveremo molto spesso nel nostro viaggio all’interno delle
Grandi Opere, spesso celati all’interno di consorzi, cooperative e
pool d’imprese, utilizzati come tante scatole cinesi.
La parte del leone spetta all’Impresa
Costruzioni ing. E. Mantovani s.p.a. subentrata nel tempo ad Impresit
(emanazione del gruppo FIAT) nel possesso del 36% delle quote del
consorzio. Tale impresa, facente parte del FIP group, detiene grazie
all’appoggio del Governatore del Veneto Galan, il monopolio di
tutte le grandi opere della regione, dal MOSE alla bonifica delle
aree inquinate di Porto Marghera, dalla nuova statale Romea
all’ospedale di Mestre, al passante autostradale.
Altra presenza di rilievo è quella di
Impregilo, vera e propria multinazionale del cemento e del tondino,
impegnata fra le altre cose nella costruzione di quasi tutte le
tratte TAV ( e nei relativi scandali) negli appalti dell’autostrada
Salerno – Reggio Calabria, nella costruzione delle metropolitane di
Napoli e Genova, in quella del passante di Mestre, nella disastrosa
gestione dei rifiuti in Campania (tramite le controllate Fibe s.p.a.
e Fibe Campania s.p.a.) nell’edificazione di molte grandi dighe
all’estero, fra le quali la diga Katse in Lesotho per la quale è
in corso un processo che la vede imputata e nella diga di Yacyretà
che sorge sul fiume Paranà al confine fra Argentina e Paraguay, in
alcuni megaimpianti di dissalazione in Qatar e negli Emirati Arabi
Uniti, tramite la controllata Fisia Italimpianti.
Riveste enorme importanza anche il
Gruppo Astaldi, un colosso che opera nella costruzione
d’infrastrutture in decine di paesi del mondo. In Italia la
ritroviamo fra i general contractor dell’Alta Velocità
ferroviaria, nonché come capofila del pool d’imprese che si è
aggiudicato la terza linea della metropolitana di Roma (un’opera
che vale 3 miliardi di euro) come general contractor per la nuova
linea 5 della metropolitana di Milano e per la costruzione del nuovo
ospedale di Mestre (il primo in Italia realizzato con il sistema del
project financing) come promotore del progetto per la realizzazione
di 4 ospedali toscani (Pistoia, Massa, Lucca e Pisa) sempre da
realizzarsi attraverso il sistema del project financing, nonché come
general contractor per la costruzione (già in fase di realizzazione)
dell’Ospedale del Mare di Napoli. E’ inoltre impegnata nella
costruzione e gestione di Parcheggi a Bologna, Torino, Verona e
Fiumicino, ha contribuito alla costruzione del nuovo tribunale di
Pescara, alla centrale nucleare Pec del Brasimone, al Ministero del
Tesoro di Roma.
Nell’ambito delle opere
idroelettriche Astaldi ha curato la problematica costruzione della
centrale idroelettrica di Pont Ventoux, nei pressi di Susa, i cui
lavori si sono prolungati molto più a lungo del previsto a causa di
una lunga serie di incidenti che resero necessario il cambio del
progetto in corso d’opera. All’estero ha contribuito
all’innalzamento della diga Taksebt in Algeria, delle dighe di
Nacaome e di Concepcion in Honduras, della diga di Balambano in
Indonesia e della diga multifunzionale di Xiaolangdi in Cina.
Completano il quadro la Società
Italiana per Condotte d’Acqua s.p.a. (gruppo IRI) che partecipa
alla costruzione di alcune tratte TAV nell’ambito del general
contractor IRICAV, Saipem s.p.a. facente parte del Gruppo ENI, Mazzi
Scarl (gruppo Mazzi) e svariati consorzi e cooperative.
Tutte le imprese private facenti parte
del Consorzio Venezia Nuova godono della condizione di “general
contractor” che permette loro di non essere soggette ad alcun
rischio d’impresa in quanto l’opera è interamente finanziata
attraverso il denaro pubblico. L’eventuale protrarsi dei lavori
oltre i tempi previsti ed il possibile incremento dei costi
dell’opera rappresenterà perciò per loro solamente un valore
aggiunto.
Tratto da Grandi Opere Arianna Editrice 2008
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