Marco Cedolin
Gentile direttore,
ho avuto occasione di leggere sulle pagine del suo giornale l’interessante intervista
all’economista Passarella, dal titolo “La decrescita? Come l’austerità
di Monti” e non senza un certo rammarico sono stato costretto a prendere
atto del fatto che chiunque abbia in testa un martello, non può
prescindere dalla tentazione di vedere tutto ciò che lo circonda sotto
forma di chiodo.
In primo luogo stigmatizzare l'operato di Mario Monti,
che sta provvedendo per conto terzi a liquidare tanto le risorse, quanto
la residua sovranità del Belpaese, attraverso una politica di
tassazione indiscriminata e sistematica soppressione dei diritti del
cittadino, in un’ottica di alienazione morale e materiale degli
italiani, con la parola “austerità” mi sembra assai riduttivo.
L’austerità non è necessariamente un qualcosa di negativo, potendo anche
essere utile qualora se ne ravvisi la necessità. La messa in
liquidazione di un paese, per compiacere un disegno sovranazionale,
gestito dai grandi poteri finanziari mondiali, al contrario negativa lo è
sempre.....
Anche se ben comprendo che ad un uomo di sinistra come il bravo
Passarella, la velleità di vivere in uno stato sovrano che persegue
l’interesse dei suoi cittadini, sembrerà sicuramente una fantasia
fascistoide. Monti insomma sta prodigrandosi nel dispensare ben altro
che semplice austerità, mentre i portatori del pensiero della decrescita
all’austerità non hanno mai pensato, a meno che si voglia interpretare
in questo senso concetti come quello di sobrietà e utilizzo razionale e
ponderato delle risorse a disposizione, che con l’austerità non hanno
nulla a che fare.
Il bravo Passarella mette in dubbio l’assioma secondo cui “non si può pensare ad una crescita infinita in un mondo finito”,
definendolo una tautologia, oppure il prodotto di una mancata
comprensione delle categorie dell’economico. Ma dubito possa contestare
l’evidenza che nel mondo del creato (totalmente indifferente alle
categorie dell’economico) nulla cresce indefinitamente in eterno fino ad
esplodere per bulimia, ma al contrario tutto si sviluppa fino al
proprio grado ottimale.
Ciò nonostante ammette la necessità di essere “parsimoniosi”,
anche in virtù della sensibilità ambientale che dichiara appartenergli.
Ma il problema a suo avviso non si risolve con la decrescita, bensì con
un controllo democratico su cosa e come si produce.
Personalmente non so se la razionalizzazione nello sfruttamento delle
risorse, il ridimensionamento degli sprechi e l’abbandono della società
del consumo per il consumo, auspicate dai fautori della decrescita
possano rientrare nel novero delle pratiche da lui ritenute
democratiche, ma sicuramente costituiscono un elemento di controllo su
cosa e come si produce.
Il pensiero della decrescita senza dubbio privilegia l’esistenza di comunità autocentrate,
dove vengano recuperati i rapporti sociali fra le persone, la
convivialità, il dono e la sensibilità di mutuo soccorso, in
contrapposizione al mondialismo globalista modello MC Donald’s, dove
l’individuo atomizzato compete con la bava alla bocca contro i suoi
simili, in una guerra a perdere all’interno della quale la finanza
globale risulta l’unico vincitore.
Ma si tratta di comunità che collaborano e interagiscono fra loro, in un sistema a maglie strette,
non di eremi chiusi all’interno di un ponte levatoio, come immagina il
bravo Passarella. Sicuramente la filosofia è quella della riduzione di scala,
del chilometro zero, della valorizzazione delle risorse locali, ma non
esiste assolutamente nulla di mitico in questi proponimenti, se esiste
qualcosa di fascistoide invece può dircelo solamente lui, dal momento
che il sottoscritto non s’interessa di etichette ormai da svariati
decenni.
Anche la foresta amazzonica (dove ancora esiste) è bellissima,
forse più del delta del Po, ma è bellissima proprio perchè l’uomo si è
sempre tenuto distante da essa. Le popolazioni primitive avevano un
rapporto spesso simbiotico con la natura e comunque sempre di gran lunga
migliore rispetto all’uomo moderno. Esistono testi molto interessanti
di De Benoist che approfondiscono questo concetto, ma capisco che
Passarella da buon militante di sinistra non li abbia mai letti, poiché
il diktat dei “compagni” impone di evitarli come lo sterco del diavolo.
Il bravo Passarella asserisce che difficilmente un operaio o un immigrato
si appassioneranno alle idee della decrescita. Fondalmentalmente ha
ragione, anche se l’abitudine ad etichettare e standardizzare le persone
lo induce a pensare che l’operaio e l’immigrato rappresentino la parte
più povera della società, mentre in realtà i milioni di poveracci che
“sopravvivono in Italia” (me compreso) sono un insieme estremamente
eterogeneo che prescinde da vetuste classi sociali buone solamente per i
libri di storia.
Personalmente sarei il primo a prendere metaforicamente a calci
chiunque venisse a proporre la decrescita, il forno solare, l’orto
sinergico o la cucina bio ad una famiglia che si arrabatta nei 40 mq di
un alloggio popolare e non sa come mettere insieme il prenzo con la
cena. I loro problemi prioritari sono ben altri, ma ciò non toglie che
si tratti di problemi generati dal sistema della crescita infinita,
rispetto al quale Passarella mi sembra incline a criticare gli effetti,
senza la volontà di mettere in discussione assolutamente i dogmi che lo
sorreggono. E’ vero che Jacopo Fo anni fa incensava le virtù
“taumaturgiche” dell’olio di colza, pubblicizzando di fatto una delle
pratiche più antidecresciste e ambientalmente devastanti che possano
esistere. Ma ritengo che questo sia un problema interno ai pensatori
pseudo ambientalisti della sinistra, non certo qualcosa che abbia a che
fare con la decrescita.
Vedo poi varie affermazioni di Latouche, che il bravo
Passarella fornisce estrapolandole dal contesto in cui sono sate
esperite, per confermare il teorema secondo il quale di fatto lo stesso
Latouche (e la decrescita di cui egli sarebbe depositario) sosterrebbe
l’austerità e di conseguenza il governo Monti. Riguardo all’austerità mi
sono già espresso, ma in merito a Latouche credo sia necessario
spendere ancora un paio di parole, trattandosi di una persona in gamba
che ritengo non meriti di venire accostata ad usurai e briganti della
peggior specie.
Qualsiasi pensiero di Latouche nel merito della decrescita
parte sempre dal presupposto della decolonizzazione dell’immaginario
collettivo e dalla costruzione di una società “nuova” che prescinda dai
dogmi della crescita e dello sviluppo progressista (sia nell’accezione
capitalista che in quella marxista che ne rappresenta il contraltare),
dal momento che è totalmente impossibile praticare la decrescita in una
società fondata sulla crescita. Alla luce di ciò, immaginare che
Latouche si proponga di risolvere un qualche problema aumentando il
prezzo dei carburanti, così come sta facendo Monti, mi sembra un
esercizio di fantasia privo di fondamento e molto irrispettoso nei
confronti di uno studioso serio.
Concludendo questa riflessione, sono dispiaciuto del fatto che il bravo Passarella,
prima di esprimersi nel merito non abbia studiato la decrescita in
maniera più approfondita, magari attingendo ai libri di Maurizio
Pallante (sempre sperando che anche lui non sia annoverato nella lista
nera dei testi proibiti) che spiegano in maniera estremamente
dettagliata come la decrescita non miri all’introduzione di alcuna
politica recessiva, ma al contrario proponga soluzioni mirate a
recuperare quella capacità occupazionale andata persa in decenni di
globalismo selvaggio avallati dal sindacalismo. Il bravo Passarella
auspica per il futuro una riforma della BCE e “un governo europeo
federale sul modello degli Stati Uniti”. Personalmente io mi accontento
di auspicare che ci possa essere un futuro, nonostante gli Stati Uniti,
l’FMI, la UE e la BCE stiano facendo di tutto per rubarcelo.
La Nuova Vicenza
10 commenti:
Caro Marco, è sempre un enorme piacere leggerti! Le tue analisi sono tra le più fruibili che conosca e di questi tempi di purtroppo magra cultura, la chiarezza e la semplicità sono fondamentale per fare buona informazione. Complimenti :-)
Enza
Grazie Enza!
Un salutone e un abbraccio grande ;-)
mi associo a Enza; esporre i concetti dei fatti, con appropriata logica ha l'effetto terapeutico di aiutare la gente a disincantarsi dai "fiumi in piena" che oggi rappresentano i mass-media, intossicando di fatto le vere notizie e i fatti per come dovrebbero essere esposti. passami un allegoria: " che la ragione e il buon senso siano con te ".
Ma ...perche' bisogna citare quei due scrittori quando si parla di "decrescita" ? Possibile che la cosa non sia comprensibile all'uomo medio ? Se non lo e'.....siamo sicuri che la colpa e' di mariomomnti ? Non e' invece di un popolo sdraiato , che non cerca la verita' ? E che consente cosi' una quantita' interminabile di sfruttatori di varie altezze e forme ?
http://www.youtube.com/watch?v=zSBUcnOMcfA
Questo afroamericano dall'aspetto poco formale.....fa lo stesso lavoro di spiegazione...o di informazione....per compensare la partigianeria dei grandi media .
Pare che il padre di Monti fosse argentino .Commerciante . Che abbia trovato li i filoni massonici che hanno portato marymount all'universita' di Yale ( quella di Bush e della loggia del teschio ) ?
Ottima e puntuale replica. Seduto in un parco fuori città raggiunto in bici in un pomeriggio dedicato a me anziché al lavoro, ne ho goduto ogni parola.
godibilissimo, Marco ...come sempre d'altronde...
Grazie, Marco. Ma come si fa a contrastare quello che, almeno per me, è un sogno? Anche se si trattasse solo del recupero dei rapporti umani, del tempo e della serenità che ci hanno sottratto...sarebbe stupendo. Vivere tempi più umani, è la cosa alla quale dovrebbe tendere ogni uomo
Anna
Grazie a Jack ed a Marco per le riflessioni ed i link e anche ad Ettore per l'attenzione.
Gentile Flavio, ritengo che il tuo sia senza dubbio il contesto migliore per godere appieno dell'argomento ;-)
Cara Anna,
il problema è costituito dal fatto che l'immaginario collettivo della maggior parte di noi è stato colonizzato in profondità dai dogmi dell'ipercinetismo, della competizione sfrenata, del dominio sulla natura, della tecnologia immanente che sovrasta la biosfera e via discorrendo.
Recuperare una sana coscienza di noi stessi e della nostra misura, che si esplicita attraverso un rapporto armonico (e non conflittuale) con il mondo che ci circonda e con i nostri simili non sarà facile e si tratterà di una strada, lastricata da molte avversità.
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