Marco Cedolin
Talvolta solo un filo sottilissimo separa la tragedia dalla comicità, il drammatico dal grottesco
e in alcuni casi, come quello dell’Italia di oggi, può accadere che anche questo filo venga meno, facendo si che l’intreccio fra eventi drammatici ed atteggiamenti caricaturali arrivi a costituire un’unica melma emanante miasmi venefici. Una melma tanto urticante e pericolosa, quanto ridicola e per molti versi disarmante.
Oltre 600.000 litri di gasolio si sono riversati nel fiume Lambro, a Milano, provocando una catastrofe ecologica di enorme proporzioni (nonostante la politica e gli esperti compiacenti continuino a tentare di minimizzare l’accaduto) che coinvolge Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, interessando il fiume Po, del quale il Lambro è affluente, ed il mare Adriatico.
A determinare la catastrofe non un evento naturale, un terremoto, un uragano, un’alluvione. Non un cedimento strutturale, un errore umano o la scarsa efficienza dei sistemi di sicurezza. Bensì una o più mani che hanno deliberatamente aperto i rubinetti di 8 cisterne all’interno della ex raffineria Lombarda Petroli, chiusa dal 2005, dove il carburante da anni era stoccato. Mani criminali ispirate non dal terrorismo (al cui riguardo settimanalmente si sprecano gli allarmi) ma da torbidi interessi di speculazioni immobiliari e intrallazzi mafiosi dai contorni poco chiari, in merito ai quali come regolarmente avviene mai sarà fatta chiarezza.
A tentare di limitare i danni immediati della catastrofe (quelli più gravi si produrranno nel tempo e risulteranno assai difficili da contenere) prima gli enti locali che hanno operato nel caos più assoluto, poi Guido Bertolaso e la protezione civile, intervenuti solo 48 ore dopo, quando sono stati chiamati in causa dagli stessi come previsto dalla legge.
A corollario del tutto un marasma di notizie, dichiarazioni e considerazioni, spesso contraddittorie fra loro, provenienti dalle autorità, dalle ASL e dalle associazioni ambientaliste, in base alle quali l’entità della catastrofe si dilata e ridimensiona a seconda della fonte, quasi petrolio, acqua e terra non fossero elementi oggettivi, ma piuttosto strumenti alchemici soggetti a personale interpretazione.
Su tutti le parole “dell’eroe nazionale” Guido Bertolaso che considera ormai il disastro praticamente risolto, grazie all’aspirazione di buona parte del gasolio dalle acque, previa sostituzione con una dose equivalente di ottimismo che resusciterà la fauna uccisa o compromessa, ripulirà magicamente le falde inquinate, eviterà qualunque infiltrazione nei terreni e riporterà fiumi e mare alla trasparenza adamantina degli inizi del secolo scorso.
Al tempo stesso notizie di nuovi sversamenti di sostanze nocive nel fiume Lambro, da parte di altre mani criminali che hanno pensato bene di approfittare dell’occasione per smaltire a costo zero qualche tonnellata di rifiuti tossici in loro possesso e il rinvenimento nelle acque del PO, vicino a Porto Tolle di elevate dosi di 1.2 dicloretano, (sostanza estremamente tossica originata nella produzione delle materie plastiche) che ancora altre mani criminali hanno riversato nelle acque, approfittando del fatto che il gasolio già presente ne impediva l’immediata individuazione a vista nell’acqua nera e oleosa.
Come risultato finale oltre 10.000 persone che vivono nei comuni vicini alle foci del Po sono attualmente privi dell’acqua potabile. Il Lambro ha ormai terminato la propria metamorfosi destinata a trasformarlo in una fogna abiotica a cielo aperto. Il più grande fiume d’Italia ha subito la “spallata” forse decisiva volta ad estirpare dal suo corso le ultime reminescenze di vita. La pianura padana, oltre che con la nube bruna, si troverà a fare i conti con lo stato sempre più compromesso dei propri corsi d’acqua. Guido Bertolaso, avendo ben compreso che se in Italia è possibile negare ogni addebito in materia di tangenti e appalti truccati anche di fronte all’evidenza dei fatti, si può fare altrettanto anche riguardo alle catastrofi ecologiche, continuerà a rassicurare tutti senza neppure arrossire in volto.
e in alcuni casi, come quello dell’Italia di oggi, può accadere che anche questo filo venga meno, facendo si che l’intreccio fra eventi drammatici ed atteggiamenti caricaturali arrivi a costituire un’unica melma emanante miasmi venefici. Una melma tanto urticante e pericolosa, quanto ridicola e per molti versi disarmante.
Oltre 600.000 litri di gasolio si sono riversati nel fiume Lambro, a Milano, provocando una catastrofe ecologica di enorme proporzioni (nonostante la politica e gli esperti compiacenti continuino a tentare di minimizzare l’accaduto) che coinvolge Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, interessando il fiume Po, del quale il Lambro è affluente, ed il mare Adriatico.
A determinare la catastrofe non un evento naturale, un terremoto, un uragano, un’alluvione. Non un cedimento strutturale, un errore umano o la scarsa efficienza dei sistemi di sicurezza. Bensì una o più mani che hanno deliberatamente aperto i rubinetti di 8 cisterne all’interno della ex raffineria Lombarda Petroli, chiusa dal 2005, dove il carburante da anni era stoccato. Mani criminali ispirate non dal terrorismo (al cui riguardo settimanalmente si sprecano gli allarmi) ma da torbidi interessi di speculazioni immobiliari e intrallazzi mafiosi dai contorni poco chiari, in merito ai quali come regolarmente avviene mai sarà fatta chiarezza.
A tentare di limitare i danni immediati della catastrofe (quelli più gravi si produrranno nel tempo e risulteranno assai difficili da contenere) prima gli enti locali che hanno operato nel caos più assoluto, poi Guido Bertolaso e la protezione civile, intervenuti solo 48 ore dopo, quando sono stati chiamati in causa dagli stessi come previsto dalla legge.
A corollario del tutto un marasma di notizie, dichiarazioni e considerazioni, spesso contraddittorie fra loro, provenienti dalle autorità, dalle ASL e dalle associazioni ambientaliste, in base alle quali l’entità della catastrofe si dilata e ridimensiona a seconda della fonte, quasi petrolio, acqua e terra non fossero elementi oggettivi, ma piuttosto strumenti alchemici soggetti a personale interpretazione.
Su tutti le parole “dell’eroe nazionale” Guido Bertolaso che considera ormai il disastro praticamente risolto, grazie all’aspirazione di buona parte del gasolio dalle acque, previa sostituzione con una dose equivalente di ottimismo che resusciterà la fauna uccisa o compromessa, ripulirà magicamente le falde inquinate, eviterà qualunque infiltrazione nei terreni e riporterà fiumi e mare alla trasparenza adamantina degli inizi del secolo scorso.
Al tempo stesso notizie di nuovi sversamenti di sostanze nocive nel fiume Lambro, da parte di altre mani criminali che hanno pensato bene di approfittare dell’occasione per smaltire a costo zero qualche tonnellata di rifiuti tossici in loro possesso e il rinvenimento nelle acque del PO, vicino a Porto Tolle di elevate dosi di 1.2 dicloretano, (sostanza estremamente tossica originata nella produzione delle materie plastiche) che ancora altre mani criminali hanno riversato nelle acque, approfittando del fatto che il gasolio già presente ne impediva l’immediata individuazione a vista nell’acqua nera e oleosa.
Come risultato finale oltre 10.000 persone che vivono nei comuni vicini alle foci del Po sono attualmente privi dell’acqua potabile. Il Lambro ha ormai terminato la propria metamorfosi destinata a trasformarlo in una fogna abiotica a cielo aperto. Il più grande fiume d’Italia ha subito la “spallata” forse decisiva volta ad estirpare dal suo corso le ultime reminescenze di vita. La pianura padana, oltre che con la nube bruna, si troverà a fare i conti con lo stato sempre più compromesso dei propri corsi d’acqua. Guido Bertolaso, avendo ben compreso che se in Italia è possibile negare ogni addebito in materia di tangenti e appalti truccati anche di fronte all’evidenza dei fatti, si può fare altrettanto anche riguardo alle catastrofi ecologiche, continuerà a rassicurare tutti senza neppure arrossire in volto.
Le aziende agricole e quelle dedite all’allevamento faranno finta che non sia successo nulla, contando sulla compiacenza delle ASL e delle ARPA sempre disposte a chiudere un occhio. E le mani criminali, mosse da torbidi interessi di speculazioni assortite, avendo ormai assodato l’assoluta inanità degli enti locali, incapaci di controllare alcunchè, si moltiplicheranno facendosi sempre più ardite.
In attesa di un prossimo futuro nel quale, all’interno dei fiumi ormai definitivamente (e finalmente?) compromessi, si potrà sversare legalmente di tutto, magari dietro pagamento di una tassa “ecologica” da devolvere ai comuni che sorgono lungo il tragitto del corso d’acqua. Sempre che si voglia ostinarsi ad usare la parola acqua, quale succedaneo di sostanze molto meno nobili, assai poco eleganti da pronunciare.
9 commenti:
Marco nella tua ironia qualcuno potrebbe vedere la soluzione al problema inquinamento....a qualche pazzo potrebbe davvero venire l'idea che con una tassa, o "risarcimento" si possa inquinare impunemente...
E' quello che hanno proposto i "grandi" della Terra riuniti a Copenaghen...
E pensare che in paesi "in via di sviluppo"...come l'Ecuador ci sono leggi molto severe a protezione dell'ambiente, ma noi occidentali in cosa abbiamo progredito?
Non puoi aspettarti niente di buono da una accoppiata che declama quante case hanno distribuito in Abruzzo, peccato non dicano che gli scarichi fogniari del progetto C.A.S.E. scarichino nei torrenti dell'Aquila.
E chi ti dice che non abbiano deciso per un allevamento di batteri anaerobici nel Lambro e Nel Po?
E lo senti ancora pontificare sul terremoto in Cile...BIP.
E la gente comune dorme...
Ciao Marco
Alba, purtroppo non è ironia, ma c'è già solo una tassa (multa) da pagare nel caso di versamento di sostanze tossiche....E' l'unica cosa che prevede la legge come "punizione" per simili atti.
http://www.terranews.it/news/2010/02/il-governo-depenalizza-gli-scarichi-i-verdi-denunciano-lecovergogna
E se si va più indietro nel tempo:
http://www.repubblica.it/online/politica/abusivismo/disegno/disegno.html
Quello che mi chiedo è se questa catastrofe insieme alla mancanza di acqua potabile abbia a che fare con la privatizzazione dell'acqua.
Nel senso se in qualche modo non stanno preparando il terreno anche così....
Vane
Al di là dell'ironia, qualche mese fa ho avuto occasione di leggere un romanzo di sf di cui ora non rammento il titolo.
In un futuro non molto lontano per l'autore che lo scrisse negli anni 70 e collocato pressapoco ai nostri giorni, l'ambiente era ormai devastato in profondità. Dal momento che i tentativi di "bonificare" i fiumi erano falliti ed ogni ulteriore sforzo veniva giudicato troppo costoso si era allora scelto di lasciarli al proprio destino di "fogne" per gli scarichi industriali, risparmiando in questo modo il denaro prima speso in filtri e depuratori.
I fiumi erano così diventati scarichi putrescenti, maleodoranti, all'interno dei quali scorrevano composti chimici di ogni tipo, ormai completamente fuori controllo. Si era reso necessario coprirli con immensi teli, onde evitare che appestassero l'aria e facessero bruciare gli occhi. Ma ogni tanto qualcuno di loro "esplodeva" letteralmente a causa dell'instabilità dei composti creatisi, facendo vittime e danni sulle sue sponde.
Senza alcuna ironia sono fermamente convinto che la strada sulla quale ci stiamo incamminando sia in fondo molto simile e l'annientamento di alcuni corsi d'acqua "strategici" possa risultare operazione foriera di grandi interessi economici per le industrie maggiormente inquinanti, dal momento che le leggi, già oggi assai permissive, lo sarebbero ancora di più allorquando non esistesse più alcuna presunta integrità da preservare.
L'indole umana sembra purtroppo sempre la stessa di quando fu abbattuto l'ultimo albero di palma sull'isola di Pasqua........."naturam expellas furca, tamen usque recurret."
....ma Bertolaso dice che le analisi sono a posto....se lo dice lui
ora il Lambro andrà a diesel
Marco, ritorno sull'argomento privatizzazione dell'acqua.
Da una parte fanno quello che vogliono, inquinano e restano impuni, o se la cavano con qualche euro, ma poi? Quell'acqua serve, quell'acqua dovrebbe tornare pulita proprio perchè andrà in mano a privati (la gestione dell'acqua) mentre che il risanamento, la purificazioni, tubi e robe simili in mano dei comuni. Quale affare c'è dietro questo versamento nel Lambro?
Dove sta il profitto nel versare petrolio?
Vane
Signor Cedolin, ho letto con interesse il suo articolo. Mi vengono , alla luce proprio delle notizie che lei riporta, delle domande, a cui spero lei mi possa rispondere. Primo punto se l'azienda era chiusa dal 2005, vuol dire che in quest'arco di tempo se la memoria non mi tradisce, che si sono succeduti tre esecutivi, il cui compito come dal nome stesso è quello di eseguire, fare.Dato che a quanto ne so il gasolio non va a male e dato che la raffineria penso sia stata chiusa per questioni giudiziarie, non poteva essere disposta la confisca del gasolio, e l'utilizzo dello stesso per fini di pubblica utilità? Penso che in cinque anni il gasolio avrebbe potuto essere utilizzato e le mani criminali avrebbero potuto attaccarsi al tram.Secondo il sottoscritto pensa che 600.000 litri di gasolio siano un valore. Possibile che nessuno bbia pensato a sorvegliare tale valore, se lo si voleva trattare come tale e on come elementi pericolosiu per la salute pubblica... Come mai tutti gli enti preposti non sono stati indagati per disastro colposo, provocato quantomeno dalla negligenza criminale? mi spiego meglio, signor Cedolin, se io avessi un'arma incustodita, sarei responsabile del cattivo uso che potrebbe essere fatto di essa, anche se fatto senza il mio consenso e senza che ne fossi informato.La saluto perchè il discorso diventa lungo...
Cara Vane e gentile Ettore,
condivido le vostre osservazioni, sia quelle di Vane riguardo all'acqua, sia quelle di Ettore in merito alla negligenza degli enti preposti al controllo.
In buona sostanza non è certo chiaro il profitto di sversare in un fiume 600mila litri di gasolio (non si tratta di rifiuti tossici)dal momento che costituiscono un materiale ad elevato valore commerciale.
Proprio per questa ragione ho parlato nell'articolo di torbidi interessi, dal momento che i contorni della vicenda e gli interessi in gioco continuano a rimanere assai poco chiari.
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