martedì 24 novembre 2009

Il ministro Rotondi auspica il digiuno dei lavoratori


Marco Cedolin
Negli ultimi anni sono stati molti gli attentati al desco dei lavoratori, portati dai sostenitori della legge 30 che li ha costretti giocoforza a mangiare a “singhiozzo”, dai fautori del modello americano che li ha indotti a consumare cibo spazzatura seduti alla scrivania, dalla grande imprenditoria impegnata nella delocalizzazione delle imprese che ha reso loro assai difficile riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena.

Oggi, nel bel mezzo di una crisi economica potenzialmente catastrofica, indotta in larga parte anche dalla sovrapproduzione di merci, il ministro per l’attuazione del programma di governo Gianfranco Rotondi, nel corso di un’intervista alla web TV “Klaus Condicio” ha ritenuto giusto porre fine a questo stillicidio e dopo avere definito la pausa pranzo “un danno per il lavoro ed una ritualità che blocca tutta l’Italia”, ha auspicato che presto si possa mettere fine a questa insana pratica che nuoce gravemente alla produttività.

Larghi tratti dell’intervista in questione, comparsi sull’home page del sito web del Corriere della Sera, somigliano più ad una gag comica stile Bagaglino, piuttosto che non a delle serie riflessioni portate da un uomo politico, così nonostante il tema abbia un certo spessore, si finisce spesso per sorridere, anche se talvolta in modo sardonico.
Rotondi afferma “non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare, ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare”.
Curioso come il ministro, pervaso da genuina bonomia, dichiari che non è possibile imporre ai lavoratori quando (e se?) mangiare, ma si dica altresì convinto che per qualche arcana ragione nota solo a lui che come il replicante di Blade Runner, Roy Batty può vantarsi di avere visto le “navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione”, le ore più produttive risultino essere proprio quelle in cui il disgraziato lavoratore si accinge a pranzare. Basta insomma il verso di avvicinarsi al desco, per trasformare quel fatidico momento nell’acme potenziale della produttività

Continua Rotondi “Chiunque svolga un'attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo”.
Affermazione anch’essa alquanto originale, dal momento che i lavoratori autonomi, trattandosi di esseri umani e non dei replicanti tanto cari al ministro, sono comunque costretti a pranzare se vogliono evitare di cadere preda del deliquio prima che faccia sera, anche se per forza di cose pranzano naturalmente quando hanno tempo per farlo.

Rotondi sembra poi farsi meno massimalista, arrivando a dichiarare “Casomai sarebbe meglio distribuirla in modo diverso, come avviene negli altri Paesi” ed a questo riguardo porta tutta una serie di esempi a suo avviso illuminanti ai quali sarebbe saggio adeguarsi.
“In Germania, ad esempio, per incentivare la produttività la pausa pranzo in alcuni posti di lavoro dura mezz'ora, mentre si estende a 45 minuti per chi lavora oltre le 9 ore. Tuttavia, secondo un recente sondaggio, un quarto dei tedeschi trascorre la propria pausa pranzo lavorando. Anche in Inghilterra molti dipendenti vi rinunciano o la riducono, sia nei minuti che nel numero di pause nel corso dell'intera settimana. Negli ultimi due anni, infatti, si è scesi da una media di 3,5 pause a settimana del 2006 a 3,3 nel 2008. Addirittura meno di 3 per le donne. In Francia lo statuto dei lavoratori riconosce 20 minuti ogni 6 ore, mentre in America la pausa pranzo non è proprio prevista dalla legge federale ed è regolamentata autonomamente dai singoli Stati, mentre in Canada e Svezia si pranza davanti alla scrivania”.
Insomma questa stortura del metabolismo umano in virtù della quale il lavoratore per riuscire a produrre sia costretto anche a mangiare, il paffuto ministro Rotondi proprio non riesce a digerirla. Se il lavoratore deve proprio mangiare, almeno lo faccia in fretta, senza alzarsi dalla scrivania. O meglio prenda l’abitudine di pranzare un giorno si e l’altro no, imparando dagli interinali e comunque non si permetta mai di abbandonarsi ai richiami dello stomaco prima di avere prodotto per almeno 6 ore consecutive, se poi sono 9 meglio ancora.
Senza dubbio il ministro Rotondi, memore delle sue esperienze “vicino alle porte di Tannhäuser” preferirebbe sostituire i tradizionali lavoratori, vittime delle costrizioni imposte dalla carne, con una truppa di androidi che sarebbero certo più vicini alla sua visione del mondo del lavoro. Purtroppo però gli androidi digiunano ma non pagano neppure le tasse e per ironia del destino trovare qualcosa da mettere sul desco diventerebbe un grosso problema anche per lui che, neanche si trattasse di Piero Fassino, la pausa pranzo giura di “averla abolita da almeno 20 anni”.

12 commenti:

LIBERALVOX ha detto...

Abolire la pausa pranzo dei lavoratori! Non è la solita sparata di brunetta, ma l'esternazione di un altro ministro: Gianfranco Rotondi, responsabile dell’Attuazione del programma del governo. Motivo? "Le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare. Chiunque svolga un’attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo. La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l’armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l’Italia" ...e a noi non sono mai piaciuti questi politici che non solo "bloccano" l'Italia, ma danno il meglio delle loro energie per spingerla nel baratro! Alcuni di "loro" dovrebbero prendrsi una "pausa di intelligenza" nelle ore di idiozia. Ma Rotondi è diverso! E' politico di spessore, è politico a tutto tondo e se parla così, non lo fa per guadagnarsi un posto al Bagaglino o a Zelig, ma lo fa per i lavoratori! Infatti, conti alla mano, il ministro ha potuto verificare che i lavoratori, se saltano il pranzo, poi la cena e fanno pure una misera colazione, possono anche arrivare alla fine del mese senza patemi di... bollette! Ma proprio non lo volete capire? Questa classe politica lavora per voi... e comunque sia, "loro" non hanno bisogno di nessuna pausa pranzo, "loro" màgnano sempre!!!

Alba Kan ha detto...

Credo che la proposta del "paffuto ministro" in realtà faccia parte del decreto anti-crisi, e quindi rivolta al risparmio e al restringimento della cinghia, in effetti sarebbe un bel risparmio per i lavoratori, in fondo anche i cassaintegrati mangiano una volta al giorno...

JMK ha detto...

Ottima idea da parte del ministro, in effetti saltare il pranzo o mangiare di fretta e in malomodo è in perfetta linea con ciò che pensava un certo Ippocrate, il quale consigliava di farsì che il cibo fosse la nostra medicina....

Lorenzo ha detto...

Già il verbo "produrre" e il sostantivo "produttività" mi fanno venire l'orticaria, in quanto disumanizzanti. Se poi si aggiunge l'avanspettacolo, allora è troppo: produttività? Ma stiamo scherzando? E produrre poi cosa? Merci ingombranti, inutili e pronte ad alimentare gli inceneritori e le discariche? E che faticano ad essere smaltite dal mercato? Produrre esseri umani sempre più stressati (per chi ha la fortuna di un lavoro, fosse anche precario)? Alimentare l'abitudine dei fast food e dei cibi spazzatura, a scapito della qualità del cibo e della convivialità del mangiare?
Non solo in tempi di crisi, ma come regola per un futuro realistico, bisognerebbe lavorare di meno, come insegna Maurizio Pallante, pericoloso perdigiorno.

Faber ha detto...

Lo giro sul mio blog Marco , ciao.

Anonimo ha detto...

A me piacerebbe sentire il parere di qualche esperto e che dicesse l'effetto che la cattiva alimentazione o la sua assenza durante molte ore ed insieme ad attività fisica o mentale intensa cosa può provocare.......

Va bèh.....tanto alla tutela della salute non ci pensano più da secoli....
L'importante è produrre....se poi qualcuno sta male, chi se ne frega!! :-(
Vane

Anonimo ha detto...

non sono un' "esperta" ma so che, più si allunga il tempo di digiuno, più si alza il livello di insulina nel sangue...pronta a "fagocitare" e immagazzinare, fino all'ultima molecola, il provvidenziale rifornimento.
Questo è uno dei sistemi per ingrassare.
Stamane ho letto la notizia sul televideo e non ci credevo...ma, allora, è propria vera?
Hai ragione, Marco, se facesse ridere, sarebbe davvero una barzelletta.
C'è qualche volontario? :-(
Sofia Astori

marco cedolin ha detto...

Grazie a tutti per i molti commenti, ironici ed anche ricchi di spunti interessanti. Grazie anche a Fabrizio per la diffusione sul suo blog.

L'ironia senza dubbio è stata l'anima dell'articolo, dal momento che davvero non mi è riuscito di prendere sul serio le esternazioni di Rotondi, così buffe da rasentare l'autolesionismo.

In merito alle parole di rotondi esistono però anche un paio di considerazioni molto più serie.
La prima riguardo al mantra della produttività che continua a venire ripetuto in maniera ossessiva, nonostante si viva un periodo caratterizzato dall'implosione della società bulimica della crescita e dello sviluppo che sta affogando proprio nella iper produzione di merci inutili.

La seconda ha per oggetto la cosificazione dell'individuo che a forza viene sempre più sradicato dai propri ritmi naturali e dalle tradizioni, attraverso l'illusione che questa disumanizzazione rappresenti il progresso e la modernità. Ecco allora che anche il pranzo diviene gesto anacronistico e desueto, da sostituire con l'hamburger da mangiare in piedi o meglio ancora al computer mentre si lavora, così come insegnano spesso nei TG.

Edi Mattioli ha detto...

... un suggerimento per il "rotondo" rotondi, questa potrebbe essere la soluzione:
Charlie Chaplin alle prese con la macchina da nutrizione...
http://www.youtube.com/watch?v=MMz4ApUcWbY

in ogni caso, mi sorge spontanea la domanda: l'uomo-oggetto-schiavo-lavoratore per chi dovrebbe produrre-produrre-produrre: c'è ancora qualcuno che può comprare?

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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