Marco Cedolin
Parlando ad un convegno a Villa Madama con i vertici di Adr e Sea sullo sviluppo del sistema aeroportuale di Roma e Milano, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dimostrato una volta di più, nel caso ce ne fosse stato ancora bisogno, l’assoluta miopia attraverso la quale le istituzioni guardano ai problemi del paese.
Nonostante le ferite relative alla recente alluvione di Messina siano ancora aperte e sanguinanti, il Cavaliere si è infatti affrettato nel rassicurare i siciliani e gli italiani tutti, in merito al fatto che la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina (non la risistemazione del martoriato territorio messinese ed italiano) rappresenta una priorità dello Stato. Annunciando che l’inizio dei lavori per la costruzione della grande opera che verrà a costare ai contribuenti italiani probabilmente molto più dei 6,1 miliardi di euro previsti, sarebbe ormai imminente, dal momento che i cantieri apriranno i battenti già a dicembre o gennaio. Aggiungendo poi che la pesante situazione del debito pubblico non deve costituire un disincentivo alla costruzione delle infrastrutture di cui il paese “ha bisogno”. Ignorando completamente l’unica “grande opera” indispensabile all’Italia, costituita dalla riqualificazione e messa in sicurezza di un territorio in stato degenerativo sempre più preoccupante. E ripromettendosi infine d’intervenire su quelle procedure (cattive) che oggi rallentano la prosecuzione dei progetti, con lo scopo di ridurre ad un terzo gli attuali tempi necessari per autorizzazioni (come la VIA) che il premier considera mere pratiche burocratiche.
Nonostante le ferite relative alla recente alluvione di Messina siano ancora aperte e sanguinanti, il Cavaliere si è infatti affrettato nel rassicurare i siciliani e gli italiani tutti, in merito al fatto che la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina (non la risistemazione del martoriato territorio messinese ed italiano) rappresenta una priorità dello Stato. Annunciando che l’inizio dei lavori per la costruzione della grande opera che verrà a costare ai contribuenti italiani probabilmente molto più dei 6,1 miliardi di euro previsti, sarebbe ormai imminente, dal momento che i cantieri apriranno i battenti già a dicembre o gennaio. Aggiungendo poi che la pesante situazione del debito pubblico non deve costituire un disincentivo alla costruzione delle infrastrutture di cui il paese “ha bisogno”. Ignorando completamente l’unica “grande opera” indispensabile all’Italia, costituita dalla riqualificazione e messa in sicurezza di un territorio in stato degenerativo sempre più preoccupante. E ripromettendosi infine d’intervenire su quelle procedure (cattive) che oggi rallentano la prosecuzione dei progetti, con lo scopo di ridurre ad un terzo gli attuali tempi necessari per autorizzazioni (come la VIA) che il premier considera mere pratiche burocratiche.
Mentre l’Italia sta letteralmente “franando”, settimanalmente (l’ultimo caso riguarda il bresciano) finisce sott’acqua, ospita i propri figli all’interno di scuole fatiscenti i cui soffitti cadono con regolarità disarmante, respira quell’amianto abbandonato dappertutto poiché (si racconta) mancano i soldi per le bonifiche, viaggia per mezzo di un sistema ferroviario degno del terzo mondo e continua ad invorticarsi in una crisi economica sempre più pesante, la politica s’impegna ad inaugurare (senza avere neppure i denari per poterlo fare) opere faraoniche destinate a regalare profitto ad Impregilo e soci e nulla più. Davvero uno strano paese, figlio della demagogia e di cortocircuiti logici sempre più evidenti.
6 commenti:
C'è un'altra cosa che io non mi spiego, riguardo alla costruzione del ponte. La costosissima procedura per dissalare l'acqua del mare, perchè sappiamo che l'acqua salata non è compatibile con il cemento che sarebbe corroso dal sale.
Si parla sempre del problema acqua in Sicilia, dove perennemente manca.
Perchè per i bisogni primari dei cittadini, i dissalatori sono costosi, mentre per gli interessi privati, non lo sono?
Vogliamo fare un referendum per chiedere ai siciliani se vogliono il ponte o l'acqua?
Cara Alba,
i dissalatori in effetti sono molto costosi e vengono costruiti (anche) proprio anche dalla "gloriosa" Impregilo, general contractor del Ponte, che qualche anno fa acquistò Fisia Italimpianti dopo avere abbandonato la Campania al suo destino fatto di rifiuti ed inceneritori.
Per Impegilo potrebbe essere quindi un doppio business.
Penso che i siciliani sceglierebbero l'acqua, comunque il referendum si può fare, perchè non mettere un sondaggio sul blog?
Quello che più mi sconcerta e il loro procedere nonostante la popolazione locale il ponte non lo voglia.
Io mi chiedo se dopo la ratifica del trattato di lisbona essendo la nostra costituzione praticamente annullata , l EU non possa mettere fine d'ufficio a questo scempio.
Riguardo all'amianto io sono disoccupato perchè ho litigato con i miei colleghi di lavoro che volevano smaltire appunto dell'amianto sotto ad una vigna...ma non me pento .
saluti
Caro Fabrizio,
purtroppo temo che proprio la ratifica del Trattato di Lisbona sia il preludio per una nuova stagione di "grandi opere" sempre più faraoniche e sempre più impattanti.
Questo poichè la UE in materia mantiene posizioni, se possibile, ancora più "votate al cemento" di quanto non lo siano quelle dei vari governi che si sono succeduti al potere in Italia.
A questo proposito consiglio la lettura di questo mio vecchio articolo:
http://ilcorrosivo.blogspot.com/2008/10/leuropa-dei-trasporti-affonda-nel.html
Perche non:)
Perche non:)
Posta un commento