Marco Cedolin
Molti di voi sicuramente ricorderanno la truffa riguardante i formaggi scaduti e marcescenti
http://ilcorrosivo.blogspot.com/2008/07/galbani-vuol-dire-fiducia_06.html
contenenti larve, escrementi di topo, muffa e materie plastiche, che anziché essere indirizzati allo smaltimento venivano fusi e riproposti sugli scaffali dei supermercati sotto forma di prodotti freschi e “genuini”. Una truffa che aveva profondamente turbato l’opinione pubblica, anche in virtù del coinvolgimento nel malaffare di marchi di primaria importanza quali Galbani, Granarolo, Ferrari, Medeghini, Biraghi, Prealpi e molte altre ancora. Una truffa che è stata portata avanti per lungo tempo anche grazie al silenzio di moltissimi dipendenti delle aziende coinvolte che sapevano tutto ma hanno evitato di denunciare l’accaduto temendo di perdere il proprio posto di lavoro.
L’inchiesta continua a procedere ed i nuovi sviluppi hanno messo in luce il coinvolgimento di personaggi “insospettabili” nonché un giro di affari sempre più enorme che ormai coinvolge mezza Europa, dalla Spagna all’Austria, dalla Francia alla Germania e al Belgio.
L’ex ufficiale dei carabinieri Francesco Marinosci che dirigeva la caserma del paese di Casalbuttano in provincia di Cremona è risultato essere il rappresentante legale e amministratore unico dell’azienda DELIA che costituiva insieme alla Tradel di Casalbuttano di proprietà di Domenico Russo, il vero perno dell’intero sistema del malaffare e dovrà rispondere del reato di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari con rischio di danno per la salute pubblica.
Il veterinario dell’ASL piacentina Luciano dall’Olio, attualmente ancora in servizio, era l’uomo che certificava come “sano” il pastone maleodorante (nelle intercettazioni definito “merda” dai personaggi coinvolti nella truffa), arrivando perfino a “dimenticare” il timbro dell’ASL di Piacenza negli uffici del caseificio dando modo all’azienda di procedere a vere e proprie autocertificazioni. Per lui l’accusa è al momento quella di falso ed abuso d’ufficio.
Insieme a loro risultano indagati anche altri personaggi appartenenti all’Asl e gli inquirenti nutrono sospetti anche su funzionari delle forze dell’ordine.
Gli investigatori dopo avere allargato il ventaglio dei prodotti finiti messi in vendita e oggetto della frode anche al ricco mercato dei formaggi grattugiati in busta sempre più spesso presenti sulle tavole degli italiani (che in questo caso sembra contengano il pastone ammuffito anziché parmigiano o grana padano) hanno affermato di ritenere che di aziende come DELIA sia pieno il mercato e che sullo stesso mercato abbondino i grandi marchi ben disposti ad utilizzare questo tipo di “servizio” per incrementare i propri profitti.
I nuovi sviluppi dell’inchiesta, che non sembra ancora avere delineato le dimensioni internazionali della truffa nella loro interezza, mettono in evidenza come i malfattori abbiano potuto continuare la propria attività indisturbati per lungo tempo proprio grazie alla copertura di quelle persone che avrebbero dovuto controllare il loro operato al fine di preservare la salute dei cittadini. La collusione fra controllore e controllato, vero e proprio cancro in Italia, spesso portato avanti nella più completa impunità, come dimostra l’operato di molte ARPA il cui principale compito consistere nell’omettere (quando non addirittura contraffare) i dati delle rilevazioni concernenti l’inquinamento ambientale, si manifesta una piaga sempre più difficile da sanare.
I Ministeri della Sanità (o meglio ciò che ne resta) e dell’Agricoltura, probabilmente messi sotto pressione dai grandi e potenti marchi coinvolti, continuano a tacere riguardo alla truffa dei formaggi, nonostante l’importanza della questione sia dal punto di vista sanitario che da quello economico stia ormai assumendo proporzioni di estrema rilevanza ed esistano serie possibilità che attività parallele a quelle dell’inchiesta principale continuino tuttora a prodursi con le conseguenze che facilmente si possono immaginare per la salute dei consumatori.
Evidentemente per la classe politica italiana è preferibile lasciare il tutto assopito nell’oblio mediatico e magari dedicarsi a parlare di calcio, dal momento che in fondo nonostante i formaggi contenenti carcasse di topi e vermi ammuffiti non “c’è ancora scappato il morto” e sono in gioco il nome e l’onore di tante aziende importanti e “rispettabili”.
http://ilcorrosivo.blogspot.com/2008/07/galbani-vuol-dire-fiducia_06.html
contenenti larve, escrementi di topo, muffa e materie plastiche, che anziché essere indirizzati allo smaltimento venivano fusi e riproposti sugli scaffali dei supermercati sotto forma di prodotti freschi e “genuini”. Una truffa che aveva profondamente turbato l’opinione pubblica, anche in virtù del coinvolgimento nel malaffare di marchi di primaria importanza quali Galbani, Granarolo, Ferrari, Medeghini, Biraghi, Prealpi e molte altre ancora. Una truffa che è stata portata avanti per lungo tempo anche grazie al silenzio di moltissimi dipendenti delle aziende coinvolte che sapevano tutto ma hanno evitato di denunciare l’accaduto temendo di perdere il proprio posto di lavoro.
L’inchiesta continua a procedere ed i nuovi sviluppi hanno messo in luce il coinvolgimento di personaggi “insospettabili” nonché un giro di affari sempre più enorme che ormai coinvolge mezza Europa, dalla Spagna all’Austria, dalla Francia alla Germania e al Belgio.
L’ex ufficiale dei carabinieri Francesco Marinosci che dirigeva la caserma del paese di Casalbuttano in provincia di Cremona è risultato essere il rappresentante legale e amministratore unico dell’azienda DELIA che costituiva insieme alla Tradel di Casalbuttano di proprietà di Domenico Russo, il vero perno dell’intero sistema del malaffare e dovrà rispondere del reato di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari con rischio di danno per la salute pubblica.
Il veterinario dell’ASL piacentina Luciano dall’Olio, attualmente ancora in servizio, era l’uomo che certificava come “sano” il pastone maleodorante (nelle intercettazioni definito “merda” dai personaggi coinvolti nella truffa), arrivando perfino a “dimenticare” il timbro dell’ASL di Piacenza negli uffici del caseificio dando modo all’azienda di procedere a vere e proprie autocertificazioni. Per lui l’accusa è al momento quella di falso ed abuso d’ufficio.
Insieme a loro risultano indagati anche altri personaggi appartenenti all’Asl e gli inquirenti nutrono sospetti anche su funzionari delle forze dell’ordine.
Gli investigatori dopo avere allargato il ventaglio dei prodotti finiti messi in vendita e oggetto della frode anche al ricco mercato dei formaggi grattugiati in busta sempre più spesso presenti sulle tavole degli italiani (che in questo caso sembra contengano il pastone ammuffito anziché parmigiano o grana padano) hanno affermato di ritenere che di aziende come DELIA sia pieno il mercato e che sullo stesso mercato abbondino i grandi marchi ben disposti ad utilizzare questo tipo di “servizio” per incrementare i propri profitti.
I nuovi sviluppi dell’inchiesta, che non sembra ancora avere delineato le dimensioni internazionali della truffa nella loro interezza, mettono in evidenza come i malfattori abbiano potuto continuare la propria attività indisturbati per lungo tempo proprio grazie alla copertura di quelle persone che avrebbero dovuto controllare il loro operato al fine di preservare la salute dei cittadini. La collusione fra controllore e controllato, vero e proprio cancro in Italia, spesso portato avanti nella più completa impunità, come dimostra l’operato di molte ARPA il cui principale compito consistere nell’omettere (quando non addirittura contraffare) i dati delle rilevazioni concernenti l’inquinamento ambientale, si manifesta una piaga sempre più difficile da sanare.
I Ministeri della Sanità (o meglio ciò che ne resta) e dell’Agricoltura, probabilmente messi sotto pressione dai grandi e potenti marchi coinvolti, continuano a tacere riguardo alla truffa dei formaggi, nonostante l’importanza della questione sia dal punto di vista sanitario che da quello economico stia ormai assumendo proporzioni di estrema rilevanza ed esistano serie possibilità che attività parallele a quelle dell’inchiesta principale continuino tuttora a prodursi con le conseguenze che facilmente si possono immaginare per la salute dei consumatori.
Evidentemente per la classe politica italiana è preferibile lasciare il tutto assopito nell’oblio mediatico e magari dedicarsi a parlare di calcio, dal momento che in fondo nonostante i formaggi contenenti carcasse di topi e vermi ammuffiti non “c’è ancora scappato il morto” e sono in gioco il nome e l’onore di tante aziende importanti e “rispettabili”.
6 commenti:
Grazie Marco, un altro passettino verso la consapevolezza: andare a fare la spesa al supermercato è un'attività pericolosa per la salute della famiglia. A questa stregua meglio recarsi direttamente in discarica, poi una bollita, una tritata, una mischiata, ...e via!
qui un'altro esempio trA controllore e controllato. certo che AndiAmo proprio bene
http://iltirreno.repubblica.it/dettaglio/%C2%ABTruccati-per-anni-i-dati-sulla-diossina%C2%BB/1508224?edizione=EdRegionale
enricA
Caro Gianluca,
in effetti veniamo per certi versi considerati ed usati alla stessa stregua di vere e proprie discariche o inceneritori al servizio dell'industria alimentare.
Industria, che brutta e stonata parola riferita agli alimenti attraverso i quali ci cibiamo....
Cara Enrica,
Grazie per il caso da te segnalato, perfetto esempio di controllore in combutta con il controllato nella mistificazione dei dati concernenti le emissioni nocive.
Brutta storia, oltretutto venuta alla luce solamente grazie alla multinazionale Veolia (impresa tutt'altro che adamantina)che avendo rilevato l'inceneritore si è vista costretta a denunciare la situazione temendo di doversi accollare colpe in questo caso non sue.
Bhe,cosa dire,è bello non sapere se stiamo grattugiando un bel pezzo di parmgiano doc oppure una vecchia pantegana.E capisco perchè continuano a dire che i latticini e cmq derivati dal latte fanno male...ettecredo,metteteci il latte come ingrediente principale del formaggio e magari tanto male non fa.Sentire ste cose mi fa andare in bestia.Io che con il formaggio ho un rapporto d'odio intenso(me lo mangerei tutto)vivo in un paese che del formaggio non frega nulla a nessuno e mi tocca sentire queste improponibili bestialità.Com'è crudele la vita e com'è assente la dignità in chi per soldi non guarda in faccia neanche chi dice di amare.
Ciao
Mariano
Ciao Marco,
il commento non ha nulla a che fare con il tuo articolo ma è il mezzo più rapido che ho per comunicare con te.
Probabilmente hai sentito dell'aggressione ai manifestanti No Dal Molin di ieri pomeriggio.
Ti lascio il link al filmato delle violenze con la speranza che venga diffuso sul tuo blog come io ho fatto sul mio.
http://www.youtube.com/watch?v=QAJ9tO1397g&eurl
Scene già viste purtroppo, ma che è meglio far conoscere al maggior numero di cittadini possibile.
Grazie
Ale
Caro Mariano,
davvero lì in Cina del formaggio non importa nulla a nessuno?
Hai detto loro quanto è buono?
Caro Alessandro,
stavo già preparando un articoletto che ho pubblicato or ora e spero ti piacerà.
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