mercoledì 24 settembre 2008

Cala il PIL ma il problema è proprio la crescita

Marco Cedolin

A causa degli effetti della crisi economica in atto il governo ha rivisto al ribasso le stime del PIL, riducendole dallo 0,5% allo 0,1% per quanto riguarda il 2008 e dallo 0,9% allo 0,5% per il 2009.
Si continua insomma a raschiare il fondo del barile, aggrappandosi disperatamente agli ultimi decimi di punto percentuale, mentre i partiti politici, mai come in questo momento, continuano ad inneggiare alla necessità di crescere sempre di più e sempre più velocemente, attribuendo allo scarso incremento del PIL ogni problematica sociale, dalla disoccupazione al precariato, dalle difficoltà economiche delle famiglie, alla scarsità dei servizi al cittadino, dalla mancanza degli ammortizzatori sociali all’incapacità di mantenere la sicurezza.
Sulla stessa linea di pensiero si pongono anche i grandi gruppi industriali e finanziari che giustificano il decremento dei salari e le politiche vessatorie nei confronti dei lavoratori, imputandole alla scarsa crescita del PIL che non permette loro di praticare investimenti adeguati e chiedono a gran voce ai governi una politica volta ad incrementare la crescita. Seguiti a ruota dai sindacati che domandano investimenti volti a risollevare le sorti del PIL.
Tutto sembra ruotare intorno al PIL, fino al punto da far si che nell’immaginario collettivo le sorti del prodotto interno lordo vengano identificate con quelle del benessere di tutti noi.

In realtà il PIL non è un indicatore di benessere, ma semplicemente uno strumento economico finalizzato a contabilizzare la quantità e non certo la qualità. Quando ci ammaliamo le spese mediche da noi sostenute contribuiscono ad aumentare il PIL, ma la malattia non accresce certo il nostro benessere. Quando passiamo ore in coda dentro le lamiere gommate, in autostrada o in tangenziale, il carburante in più da noi consumato incrementa il livello del PIL, ma a detrimento della nostra qualità di vita. Quando prendiamo una multa innalziamo il PIL ma certamente non il nostro benessere. I rincari delle bollette, della benzina e dei beni di consumo comportano un aumento del PIL, ma anche una diminuzione del nostro benessere. L’apertura di un nuovo teatro di guerra in qualche parte del mondo incrementa il fatturato delle aziende che vendono armi e di conseguenza il PIL ma non costituisce certo un elemento di benessere. La costruzione di una grande opera che devasta il territorio in cui viviamo o ammorba l’aria che respiriamo determina un incremento del PIL ma riduce la qualità della nostra vita.
La crescita economica, misurata per mezzo del PIL, è un elemento assolutamente disancorato dal nostro benessere e dalle prospettive qualitative della nostra vita. Nessuno di noi si sognerebbe di rallegrarsi per le malattie, gli incidenti stradali, i rincari dei beni di consumo e dei servizi, la rottura dei tubi nella propria stanza da bagno, un guasto dell’auto, un colpo di vento che ci obbliga a far riparare il tetto o la sopravvenuta necessità di cambiare la caldaia della nostra abitazione, nonostante siano tutti accadimenti che determinano un incremento del PIL.

La crescita economica espressa attraverso l’incremento del PIL non è assolutamente in grado di produrre un incremento del benessere e della qualità di vita dei cittadini. In Italia e negli altri paesi occidentali durante gli ultimi 20 anni il PIL ha continuato a crescere ma lo stato di benessere ed il grado di qualità di vita delle popolazioni hanno al contrario subito un progressivo deterioramento. Le famiglie si sono impoverite in maniera considerevole a causa della continua perdita di potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, il dilagare del lavoro precario e la crisi occupazionale hanno ridotto drasticamente il grado di sicurezza economica dell’individuo, lo stato di salute della biosfera ha continuato a peggiorare innescando un sempre più pesante degrado dei terreni e dell’aria, le prospettive di benessere e qualità della vita per le nuove generazioni si manifestano oggi assai inferiori rispetto a quelle delle generazioni che le hanno precedute.

Proprio il nostro benessere ed il grado qualitativo della nostra vita, oggi messi gravemente a repentaglio anche in prospettiva futura da un modello di sviluppo come quello della crescita infinita che ha ormai dimostrato tutti i propri limiti e sta miseramente fallendo, rappresentano il vero problema con il quale dovremo confrontarci, anche quando fra qualche anno con tutta probabilità nessuno parlerà più di PIL. Sarebbe interessante conoscere le stime attribuite dal governo a questi elementi, ma ho la sensazione che chiunque si cimentasse in una simile impresa sarebbe costretto a documentare un crollo verticale composto da valori percentuali a due cifre, ovviamente poste davanti alla virgola.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Marco
pensa solo all'energia (materia oscura tanto a Berlusconi quanto a Veltroni -e Prodi prima di lui-).

Dico oscura e non sconosciuta, per evidente significato da vocabolario: quali interessi rappresentano quei signori?

Qualunque NUOVA centrale, di qualunque tipo e con qualunque combustibile fossile, non farà che accrescere la dipendenza del nostro Paese da fonti fossili (e inquinanti) che acquistiamo a caro prezzo dall'estero.
Rincorrere la domanda di energia non fa indebitare il Paese, come il peggiore degli usurai.

Se incaricassero Maurizio Pallante di fare un Piano energetico dopo 22 anni sarebbe serio.
Peccato lo faranno fare a qualche fantasioso amico di Scajola (con Bersani non sarebbe cambiato nulla, sembrano i gemelli Pedro&Pedro).

Che fare?
Informazione intanto.
Quello che tu fai ogni giorno, mentre tanti tuoi "colleghi" fanno i megafoni.

Ti giro l'ultimo post di Montanari, illuminante sul capitalismo di rapina, sfruttando denaro pubblico:
http://www.stefanomontanari.net/index.php?option=com_content&task=view&id=1264&Itemid=1
Se non ti spiace Marco, approfitto del tuo blog per fare un poco di pubblicità ad un Convegno molto importante per gli interessi collettivi: il 25 - 26 ottobre a Gambettola.
Primo convegno nazionale su ambiente, salute ed energia.
Ogni info è sulla locandina nel sito di Montanari, che è curatore della due giorni.
Magari se puoi vieni anche tu a fare un salto! E aiutaci a fare pubblicità.
Ciao, Roberto
www.buonsenso.info

marco cedolin ha detto...

Caro Roberto,
se Pallante venisse incaricato di creare un piano energetico del Paese sicuramente il risultato sarebbe quello di ridurre la nostra dipendenza dalle fonti fossili e creare un mare di occupazione.
Purtroppo è solo fantascienza, perchè come dici tu i piani energetici li fanno personaggi incompetenti oltretutto al soldo dell'ENI e delle altre consorterie che lucrano proprio sui consumi energetici.

Ho incontrato Stefano a Bologna due domeniche fa, quando abbiamo presentato i nostri libri al Sana di Bologna.
Purtroppo al convegno di Gambettola non potrò esserci, però presto presenteremo con Stefano "Lo stivale di Barabba" al quale hai contribuito anche tu e magari sarà un'occasione per poterci incontrare di persona.
Inserirò volentieri il convegno di Gambettola negli appuntamenti sul blog, così contribuirò a pubblicizzarlo.

Ciao
Marco

Testardo ha detto...

Caro Marco,

finalmente riesco a rileggerti! chissà quante cose mi sono perso! :-(

Quando leggo il termine PIL mi vengono sempre in mente le parole di Bob Kennedy [del quale si può o meno condividere l'impostazione ideologica], che pronunciò in un famoso discorso.

"Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. […] Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani."

Io lo trovo illuminante ogni volta che lo leggo.

A presto Marco!

Ah..deliziosa la dicitura 'lamiere gommate' ;-)

marco cedolin ha detto...

Bentornato Alessandro,
in effetti qualcosina te lo sei perso :-)

Come hai detto tu le parole di Bob Kennedy riguardo al PIL furono illuminanti, purtroppo giacciono da allora inascoltate.

Si, "lamiere gommate" piace molto anche a me, si tratta di un neologismo coniato parecchi anni fa da una mia amica pittrice :-)

A presto
Marco