giovedì 21 agosto 2008

Più indebitati e più infelici

Marco Cedolin

Secondo i dati resi pubblici dalla Cgia di Mestre l’indebitamento delle famiglie italiane dal momento dell’introduzione dell’euro è praticamente raddoppiato, avendo raggiunto a dicembre 2007 una media di 15.765 euro a famiglia su base nazionale, con punte che superano i 21.000 euro nelle grandi aree metropolitane come Roma e Milano, facendo registrare una crescita del 93,28% rispetto al 2002. Uno studio precedente della stessa Cgia aveva evidenziato come già nel 2006 il 78% delle famiglie italiane non fosse riuscito più a risparmiare trovandosi anzi costretto a ridurre i propri consumi per riuscire ad arrivare alla fine del mese, quantificando in circa 500.000 le famiglie italiane sovraindebitate o sotto usura.

Le famiglie italiane stanno perciò continuando ad indebitarsi sempre più, anche se la situazione risulta per certi versi meno drammatica rispetto agli Stati Uniti dove il debito medio delle famiglie ha ormai superato gli 84.000 euro, ma il peggiore campanello di allarme arriva dall’analisi della natura dell’indebitamento. In Italia le ragioni per le quali si domanda denaro a prestito sono infatti costituite sempre meno da investimenti a lungo o medio termine quali mutui per l’acquisto della casa o da crediti finalizzati ad acquistare beni di consumo dal costo estremamente elevato come autovetture o componenti d’arredo, e sempre più dalla cessione del quinto dello stipendio, da prestiti non finalizzati come le carte di credito revolving o da prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi che negli anni passati risultavano voci marginali nell’ambito dei finanziamenti, quali viaggi, spese mediche, palestre, piccoli elettrodomestici e beni di consumo dal costo relativamente basso. Pur in una situazione di pesante riduzione dei consumi, dai dati relativi al 2007 emerge infatti l’estrema vivacità del credito al consumo, cresciuto dell’11,3% (+ 12,8% per quanto riguarda la cessione del quinto dello stipendio) contro l’8,7% del mercato dei mutui, arrivando a sfiorare il 20% dell’indebitamento totale per una cifra di circa 100 miliardi di euro.

Il ricorso al credito da parte delle famiglie italiane, il cui indebitamento medio ha ormai superato il 50% del reddito disponibile, sta pertanto continuando a crescere, pur alla luce della vistosa contrazione dei consumi, risultando sempre più indirizzato a contenere, almeno in parte, la progressiva perdita del potere di acquisto di salari e pensioni. Sempre più spesso ci si indebita per riuscire a fare la spesa l’ultima settimana del mese, per comprare i libri di scuola ai figli, per andare comunque in vacanza una settimana, per non rinunciare alla palestra o ad una cena con gli amici, per riparare l’auto, per fare tutte quelle cose che fino a qualche anno fa rientravano nell’ambito della capacità di spesa di una famiglia dal tenore di vita normale ed ora necessitano di un accesso al credito. Sempre più spesso ci si indebita per aiutare economicamente i figli ormai in età adulta che non riescono a trovare lavoro, tanto che stanno crescendo in maniera esponenziale le formule di finanziamento orientate alla categoria dei pensionati e destinate a questo scopo. Ci si indebita per allontanare la consapevolezza del fatto che si sta diventando sempre più poveri, più infelici, più indebitati e più ricattabili, perché proprio sulla libertà di scelta finisce per ripercuotersi il costo più grave di una vita a credito.

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