Supponiamo per un attimo che il virus con il quale stiamo
iniziando a fare i conti, quello che in una decina di giorni ha prodotto almeno
3000 contagi, 107 decessi, portato 300 persone in rianimazione ed un altro
migliaio dentro ad un letto di ospedale sia realmente un virus estremamente
pericoloso. A causa della sua estrema contagiosità, del fatto che non lo
conosciamo e allo stato attuale delle cose non esiste una cura e della
consapevolezza che il nostro sistema sanitario dilaniato da decenni di tagli si
regge in piedi con le stampelle.
Certamente come molti credono potrebbe anche trattarsi di
una banale influenza enfatizzata ad hoc per inocularci un vaccino, di un
esperimento sociale per portarci nel panico, di una manovra finalizzata a dare
economicamente il colpo di grazia all'Italia, di un laboratorio sperimentale
delle teorie malthusiane e di molto altro ancora.
Ma torniamo all’ipotesi primigenia, supponendo che ci si
trovi davvero di fronte ad un virus estremamente pericoloso, potenzialmente in
grado di farci molto male, non solo economicamente ma anche dal punto di vista
della salute pubblica. Un virus che a causa di scelte politiche sbagliate,
supponenza e pressapochismo è stato finora lasciato libero di proliferare nel
Paese….
Giunti a questo punto, considerato che non è questo il
momento adatto per sindacare sulle colpe che ci hanno condotto qui, sostanzialmente
le strade percorribili sono solamente due, entrambe in salita ed entrambe accidentate.
La prima consiste nell’imitare (sia pur tardivamente) quanto
fatto dalla Cina fin dall'inizio dell’epidemia. Bloccare qualsiasi attività non
strettamente indispensabile all’interno del Paese, relegare letteralmente 60
milioni di persone nelle proprie abitazioni (come accaduto nel distretto di
Wuhan che ha pressappoco lo stesso numero di abitanti) per un mese o forse
anche due, destinare ogni risorsa disponibile alla sanità e creare una rete
efficiente di gestione della crisi che sia in grado di supportare la
popolazione, consentendole di
sopravvivere economicamente e fattivamente in una situazione di questo genere.
Una decisione che richiederebbe enorme coraggio da parte
della politica e sacrifici notevoli da parte degli Italiani, ma potrebbe
portarci a superare l’epidemia con danni relativamente contenuti sotto il punto
di vista della salute pubblica, a fronte di danni ben più rilevanti nell’ambito
economico. Danni che però una popolazione sopravvissuta allo “tsunami” dovrebbe
essere in grado di affrontare con la giusta grinta, ovviamente se supportata adeguatamente
dalla politica.
La seconda consiste nel proseguire sulla falsariga di quanto
fatto fino ad oggi, continuando ad inseguire il virus restando sempre un passo
dietro a lui. Chiudere le scuole senza preoccuparsi delle altre attività, raccomandare
distanze di sicurezza e comportamenti particolari pur sapendo che non sono
attuabili nell’ambito della vita di tutti i giorni, eliminare alcune occasioni
di aggregazione pur permettendone altre, raccomandare una limitazione degli
spostamenti, con la consapevolezza che il lavoro e le commissioni li rendono
comunque necessari e così via.
Una decisione timida, assunta con lo sguardo pavido di chi
teme di diventare impopolare, che rischia di non arrivare a nulla e nel caso
peggiore di condurci giocoforza all'interno della prima strada, non per scelta
consapevole ma a causa del precipitare degli eventi. Nel caso, a causa dello
scarso contrasto, l’epidemia avesse modo di espandersi in maniera esponenziale,
potrebbe essere il virus a chiudere le fabbriche, le attività ed i trasporti,
così come potrebbe essere il virus a relegarci all'interno delle nostre case,
con la sanità collassata e nessun supporto dello Stato alla popolazione.
Le conseguenze economiche rischierebbero di essere ancora
più gravi rispetto all'ipotesi precedente e dal punto di vista sanitario si
profilerebbe una vera catastrofe, con il risultato di un Paese in preda al
caos, totalmente incapace di rialzarsi anche una volta esauritasi l'epidemia.
Senza dubbio non si tratta di una scelta facile, ma non
sempre le mezze misure rappresentano il mezzo migliore per affrontare una
crisi, soprattutto una crisi di questo genere.
Ovviamente supponendo che il Coronavirus sia davvero
qualcosa di estremamente pericoloso, in caso contrario ci sarà solo da
preoccuparsi di qualche danno economico e delle limitazioni subite in questo
brutto periodo, che hanno stravolto la nostra vita di sempre, per compiacere qualche
losco intrigo ordito alle nostre spalle.
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