Anche se la notizia alberga solamente
in un articoletto del Corriere e viene praticamente ignorata dalla
maggior parte del circo mainstrem, l'intera India é semi paralizzata
a causa di uno sciopero generale che sta portando in strada 50
milioni di persone. La protesta riguarda un disegno di legge che
intende aprire le porte del paese alle multinazionali straniere del
largo consumo, Carrefour, Tesco e Wal - Mart in primis, ridisegnando
in prospettiva il mondo del commercio al dettaglio in chiave occidentale e condannando alla chiusura decine di milioni di piccoli
commercianti...
Il disegno di legge era già stato
proposto una prima volta nel 2011 e poi tenuto in stand by fino ad
oggi, poiché la collera popolare rischiava di mettere a repentaglio
la sopravvivenza del governo. Oggi in tutta evidenza le pressioni
esercitate dalle multinazionali hanno avuto la meglio sulla
"prudenza" ed il governo ha deciso di riprovarci,
nonostante la contrarietà alla riforma sia in tutta evidenza
estremamente estesa ed i commercianti si dichiarino poco propensi a
defungere senza combattere.
Leggendo questa notizia non si può
evitare di tornare con la mente alla fine degli anni 80, quando sulle
ali del liberismo progressista, l'invasione degli Iper avvenne anche
in Italia. Le proteste ci furono anche da noi, ma generalmente
rimasero circoscritte all'interno delle singole categorie, isolate le
une dalle altre, totalmente estranee al mondo sindacale e ben lontane
dal costituire un moto di popolo.
I sindacati e la politica veicolarono
nell'immaginario collettivo il convincimento che si trattasse
semplicemente del progresso che avanzava, portando in dono modernità
e milioni di posti di lavoro che ci avrebbero resi tutti più felici
e più ricchi, ed il popolo italiota come sempre abboccò all'amo,
perché ad un politico e a un sindacalista non si può dire di no.
In qualche decina di anni, uno dei
commerci al dettaglio fra i più fiorenti e ricchi di peculiarità al
mondo fu di fatto annientato, lasciando senza reddito centinaia di
migliaia di famiglie che vivevano agiatamente del proprio lavoro, per
sostituirle con dipendenti spesso precari che percepiscono salari al
limite della sopravvivenza. Mentre l'intero fatturato del settore che
creava ricchezza per milioni di persone e rimetteva questa ricchezza
in circolo, fu accentrato nelle mani di una mezza dozzina di
multinazionali che questa ricchezza la teasurizzano o la
trasferiscono altrove, magari nell'azionariato di una multinazionale degli armamenti.
Fortunatamente almeno il popolo indiano
sembra essere cosciente del fatto che non si tratta proprio di un
buon affare.
2 commenti:
Chiamali sottosviluppati. Da noi continuano ad aprire e non si capisce perchè. Già, perchè nonostante i cali dei consumi e la gente senza soldi questi riesono ad aprire sempre nuovi punti vendita e sempre più grandi? Mettiamo pure che alcuni abbiano fondi da rimettere in circolazione. Chessò denaro scudato ecc, non si spiega ugualmente. O meglio io non me lo spiego.
Questa tua pagina domani la mando a una ex collega di lavoro per farle capire cosa intendevo quando le parlavo di "presidi" per impedire che Auchan apra nell'ex area Viberti di Nichelino.
Dipendesse da me, farei sloggiare molti ipermercati a favore della piccola distribuzione, non solo per la salvaguardia del commercio spicciolo, ma per evitare che le città, con la chiusura dei negozi facogitati dalle catene della GDO diventino dormitori, una città priva di negozi, alla lunga diventa terreno fertile per prostituzione, delinquenza e spaccio di ogni cosa.
Notte buona Marco ;-))
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