Marco Cedolin
La notizia non trova grande spazio sulle pagine dei principali quotidiani, impegnati nella telenovela del contenzioso fra Moddy’s e Bankitalia, nelle rassicurazioni sulla stabilità delle finanze italiane e nella cronaca in tempo reale dell’andamento degli indici alla borsa di Milano. Al più i lettori e gli ascoltatori meno distratti possono apprezzarla nell’oscurità dei trafiletti o in qualche servizio della durata di una ventina di secondi apparso sui TG.
Il Consiglio dei ministri, nella riunione di stamani ha approvato il decreto legge che determina gli stanziamenti in favore delle finanze greche, nell’ambito dell’accordo “miliardi in cambio di lacrime e sangue”, stipulato fra il gotha finanziario ed il premier greco Papandreou. Stanziamenti che ammonteranno in una prima tranche immediata di 5, 6 miliardi di euro, che diventeranno 14,8 miliardi entro i prossimi 3 anni.
Tutto l’enorme finanziamento (ammontante ad oltre il doppio del costo previsto del Ponte sullo Stretto di Messina) sarà caricato interamente sul debito pubblico italiano, proprio quello oggetto delle schermaglie di questi giorni con le agenzie di rating, ma per un escamotage creato all’uopo resterà per ora un “debito occulto”, destinato a scoppiare come un bubbone quando i tempi saranno maturi.
In accordo con i vertici della UE i miliardi del finanziamento, pur pesando sul debito pubblico, saranno infatti estrapolati dallo stesso per quanto concerne il conteggio del rapporto deficit/Pil, facendo si che l’enorme cifra non influisca negativamente sul già pesantissimo sforamento del patto di stabilità. Un trucchetto che ricorda molto da vicino lo storno fraudolento dei miliardi spesi dallo Stato italiano per la costruzione del TAV ed occultati tramite l’invenzione di falsi finanziatori privati in realtà mai esistiti. Con la differenza che questa volta i vertici UE non rappresenteranno il soggetto preso per il naso, bensì saranno parte integrante della messinscena.
Chi pagherà la mescita di miliardi devoluti in gran fretta dal governo, tramite un decreto legge approvato in tutta fretta e senza fare troppo chiasso? Naturalmente i contribuenti italiani che si troveranno, attraverso l’incremento della tassazione e la diminuzione dei servizi, a dover sostenere uno Stato ancora più pesantemente indebitato di quanto già non lo sia oggi.
Il Consiglio dei ministri, nella riunione di stamani ha approvato il decreto legge che determina gli stanziamenti in favore delle finanze greche, nell’ambito dell’accordo “miliardi in cambio di lacrime e sangue”, stipulato fra il gotha finanziario ed il premier greco Papandreou. Stanziamenti che ammonteranno in una prima tranche immediata di 5, 6 miliardi di euro, che diventeranno 14,8 miliardi entro i prossimi 3 anni.
Tutto l’enorme finanziamento (ammontante ad oltre il doppio del costo previsto del Ponte sullo Stretto di Messina) sarà caricato interamente sul debito pubblico italiano, proprio quello oggetto delle schermaglie di questi giorni con le agenzie di rating, ma per un escamotage creato all’uopo resterà per ora un “debito occulto”, destinato a scoppiare come un bubbone quando i tempi saranno maturi.
In accordo con i vertici della UE i miliardi del finanziamento, pur pesando sul debito pubblico, saranno infatti estrapolati dallo stesso per quanto concerne il conteggio del rapporto deficit/Pil, facendo si che l’enorme cifra non influisca negativamente sul già pesantissimo sforamento del patto di stabilità. Un trucchetto che ricorda molto da vicino lo storno fraudolento dei miliardi spesi dallo Stato italiano per la costruzione del TAV ed occultati tramite l’invenzione di falsi finanziatori privati in realtà mai esistiti. Con la differenza che questa volta i vertici UE non rappresenteranno il soggetto preso per il naso, bensì saranno parte integrante della messinscena.
Chi pagherà la mescita di miliardi devoluti in gran fretta dal governo, tramite un decreto legge approvato in tutta fretta e senza fare troppo chiasso? Naturalmente i contribuenti italiani che si troveranno, attraverso l’incremento della tassazione e la diminuzione dei servizi, a dover sostenere uno Stato ancora più pesantemente indebitato di quanto già non lo sia oggi.
Fino a quando BCE ed FMI riterranno il momento maturo per far esplodere il bubbone e l’Italia con un rapporto deficit/Pil catastrofico diventerà il paese che piange sull’orlo della bancarotta e va aiutato. Naturalmente in cambio di un piano di risanamento “lacrime e sangue” che insegni agli italiani come si deve vivere, senza tanti privilegi.
4 commenti:
diciamo che tra i piigs siamo i prossimi....
LL
Temo di si, sempre che la prossima volta non venga deciso di fare un'azione collettiva, invece di prendere gli stati ad uno ad uno, sarebbe molto più sbrigativo...
A Roma va "tutto moltobbbbene" parafrasando il grande Guzzanti.
intanto gli enti locali sono fra l'incudine e il martello...
ciao, Roberto
Mbbbbuto...per restare in tema :-)
Raccontami un pò le novità, Roberto....
Posta un commento