venerdì 4 dicembre 2009

Tutti ci vogliono di nuovo caput mundi


Marco Cedolin
Quando tutti ti vogliono a capo di un progetto può significare che sei il più bravo, oppure che il rischio di fallimento connesso al progetto stesso appaia talmente alto da far si che nessuno abbia intenzione di accollarselo, o ancora che tu sia l’unico disposto a sostenere un sacrificio economico che gli altri non gradiscono.

Era accaduto nell'agosto 2006, quando il governo Prodi acconsentì a mandare in Libano un contingente di circa 3000 uomini che da allora costano all’Italia quasi 800 milioni di euro l’anno.
Sta accadendo oggi, quando di fronte alle richieste del premio Nobel per la pace Barak Obama, intenzionato ad aumentare il numero dei soldati presenti in Afghanistan, il governo Berlusconi si è impegnato ad incrementare il contingente italiano con l’apporto di altri 1000 uomini nel corso del 2010.

Il ministro della Difesa La Russa e quello degli Esteri Frattini hanno fatto sapere di avere dato subito la propria disponibilità alla richiesta americana, poiché l’operazione s’inserisce all’interno di un nuovo contesto. Contesto che vedrà la zona ovest dell’Afghanistan, dove oggi stazionano anche soldati inglesi ed americani, trasferirsi completamente sotto il controllo italiano, ponendo in questo modo il nostro paese in una posizione di particolare rilievo nell’ambito della missione.

La sensazione è che non ci sia molto da rallegrarsi per l’aumento del peso specifico dell’Italia nell’ambito dell’occupazione dell’Afghanistan. Dal momento che aumenteranno in conseguenza dell’invio di nuove truppe, non solo i costi esorbitanti dell’operazione, ma anche il rischio di subire nuove perdite umane, soprattutto in virtù del fatto che graveranno sui soldati italiani maggiori responsabilità.
La Casa Bianca dal canto suo si è già affrettata ad esprimere il proprio ringraziamento, temendo evidentemente che il nostro paese possa ripensarci ed accodarsi alle posizioni di Francia e Germania, molto più riluttanti ad incrementare il numero dei propri contingenti, soprattutto in un momento in cui la crisi economica consiglia maggiore sobrietà di spesa e la “palude” afgana sembra diventare ogni giorno che passa più infida e pericolosa.

Il governo italiano non correrà comunque il rischio di cadere preda dei tentennamenti e già ieri sera il Consiglio dei ministri si è affrettato ad approvare l’operazione, dimostrando di essere stato l’alleato più rapido e ligio nell’esaudire i desideri del presidente americano.
Se ci vogliono di nuovo caput mundi, non resta che gonfiare il petto orgogliosi e rispondere presente all’appello. Non capitano tutti i giorni occasioni d’oro come questa.

3 commenti:

Lorenzo ha detto...

"Ma lei che lo amava aspettava
il ritorno d'un soldato vivo,
d'un eroe morto che ne farà
se accanto nel letto
le è rimasta la gloria
d'una medaglia alla memoria".

Fabrizio De Andrè, "La ballata dell'eroe"

Alba Kan ha detto...

Ci hanno propinato la storia del "cambiamento" ma oramai è palese il fatto che fosse solo propaganda.
Nulla è cambiato, la politica estera di Obama è identica a quella di Bush, e l'Europa che gli scodinzola dietro come un cagnolino nemmeno è una novità...

Anonimo ha detto...

Principalmente se l'occasione d' "oro" è oro nero.

Ma forse, dopo il premio nobel per la pace a Obama, qualcuno penserà che veramente " la guerra è la pace".

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Vane