Marco Cedolin
Prosegue scivolando sempre più nel grottesco la farsa delle “libere” elezioni in Afghanistan, organizzate e supervisionate dalle forze di occupazione occidentali che fanno capo a Barack Obama.
A quasi un mese dalla chiusura delle urne, nella neonata "democrazia d'importazione", il risultato della contesa elettorale risulta profondamente avvolto nell’abisso chiaroscurale dell’imponderabile e sembra ancora lontano il momento in cui gli occupanti annunceranno ufficialmente il nome del vincitore, destinato a sedere a capo di un governo fantoccio, funzionale agli interessi occidentali.
Gli osservatori europei, facenti parte della “Commissione elettorale indipendente”, deputata a far si che il ben oliato meccanismo delle libere elezioni occidentali funzionasse a dovere anche nel paese dei “satana” dei burka e dei talebani, hanno oggi dovuto ammettere che la missione è miseramente fallita. Dimitra Ioannu, vice-capo della missione ha infatti affermato che fino a questo momento circa 1,5 milioni voti (1,1 milioni riguardanti Karzai e 300mila il suo sfidante Abdullah Abdullah) praticamente un quarto di quelli scrutinati, risultano sospetti poiché probabilmente oggetto di manipolazioni. Di conseguenza la Commissione, che già dal alcuni giorni sembrava intenzionata a proclamare il vincitore, sotto forma di riconferma del già presidente Karzai, accreditato di circa il 54% dei consensi contro il 28% dello sfidante dopo lo spoglio del 95% delle schede, si trova ora in una posizione di stallo, per uscire dalla quale potrebbe essere necessaria una nuova tornata elettorale di ballottaggio, volta ad eleggere il nuovo presidente, visti i tempi tecnici, probabilmente non prima della fine dell’anno.
Karzai dal canto suo, fortemente contrariato dalla situazione, si è affrettato a bollare gli osservatori europei come “irresponsabili”, dimostrando che il proprio feeling con gli occupanti (già minato quasi quotidianamente dalle continue stragi di civili di cui sono responsabili le truppe straniere) è ormai in caduta libera.
Giunti a questo punto sembra evidente come l’amministrazione americana non si senta più così sicura della propria scelta di affidare a Karzai la guida del futuro Afghanistan a stelle e strisce. Di conseguenza per ora la parola d’ordine sembra essere “prendere tempo”. Probabilmente nei prossimi giorni (o settimane) Karzai offrirà ad Obama un’immagine di sé più docile e mansuefatta, il problema dei brogli verrà ridimensionato e il presidente resterà “democraticamente” in carica.In caso contrario potrebbe emergere l’outsider Abdullah Abdullah, eletto a sorpresa dietro promessa della massima dedizione alla bandiera americana e alla causa, dimostrando che alla fine anche quando la manipolazione delle schede elettorali richiede alcuni mesi la democrazia ed il bene vincono sempre.
A quasi un mese dalla chiusura delle urne, nella neonata "democrazia d'importazione", il risultato della contesa elettorale risulta profondamente avvolto nell’abisso chiaroscurale dell’imponderabile e sembra ancora lontano il momento in cui gli occupanti annunceranno ufficialmente il nome del vincitore, destinato a sedere a capo di un governo fantoccio, funzionale agli interessi occidentali.
Gli osservatori europei, facenti parte della “Commissione elettorale indipendente”, deputata a far si che il ben oliato meccanismo delle libere elezioni occidentali funzionasse a dovere anche nel paese dei “satana” dei burka e dei talebani, hanno oggi dovuto ammettere che la missione è miseramente fallita. Dimitra Ioannu, vice-capo della missione ha infatti affermato che fino a questo momento circa 1,5 milioni voti (1,1 milioni riguardanti Karzai e 300mila il suo sfidante Abdullah Abdullah) praticamente un quarto di quelli scrutinati, risultano sospetti poiché probabilmente oggetto di manipolazioni. Di conseguenza la Commissione, che già dal alcuni giorni sembrava intenzionata a proclamare il vincitore, sotto forma di riconferma del già presidente Karzai, accreditato di circa il 54% dei consensi contro il 28% dello sfidante dopo lo spoglio del 95% delle schede, si trova ora in una posizione di stallo, per uscire dalla quale potrebbe essere necessaria una nuova tornata elettorale di ballottaggio, volta ad eleggere il nuovo presidente, visti i tempi tecnici, probabilmente non prima della fine dell’anno.
Karzai dal canto suo, fortemente contrariato dalla situazione, si è affrettato a bollare gli osservatori europei come “irresponsabili”, dimostrando che il proprio feeling con gli occupanti (già minato quasi quotidianamente dalle continue stragi di civili di cui sono responsabili le truppe straniere) è ormai in caduta libera.
Giunti a questo punto sembra evidente come l’amministrazione americana non si senta più così sicura della propria scelta di affidare a Karzai la guida del futuro Afghanistan a stelle e strisce. Di conseguenza per ora la parola d’ordine sembra essere “prendere tempo”. Probabilmente nei prossimi giorni (o settimane) Karzai offrirà ad Obama un’immagine di sé più docile e mansuefatta, il problema dei brogli verrà ridimensionato e il presidente resterà “democraticamente” in carica.In caso contrario potrebbe emergere l’outsider Abdullah Abdullah, eletto a sorpresa dietro promessa della massima dedizione alla bandiera americana e alla causa, dimostrando che alla fine anche quando la manipolazione delle schede elettorali richiede alcuni mesi la democrazia ed il bene vincono sempre.
1 commento:
Dittatori buoni sono difficili da trovare...
;)
Nella loro zelo di liberare una regione dall’influenza sovietica, gli Stati Uniti hanno convertito l’Afghanistan in un paese che sborda in armi e quando sono queste e i proiettili quelli che governano, le elezioni si trasformano in una barzelletta.
La mancanza di una strategia fattibile di uscita per gli Stati Uniti è vincolata direttamente al vero motivo di questa invasione e la sua continua occupazione: il bisogno di avere un regime pro-USA a Kabul per sostennere il loro obiettivo di controllare la fornitura di petrolio e gas in Oriente Prossimo. L’uscita senza un regime simile è considerato come inaccettabile. Si è pensato che Hamid Karzai avrebbe giocato quel ruolo secondo Jack Warnock, autore di “Creating a Failed State: The U.S. and Canada in Afghanistan” (Creando uno stato fallito: Stati Uniti e Canada in Afghanistan”), Karzai venne imposto alla conferenza di Bonn realizzata a novembre del 2001.
...Praticamente tutto calcolato al millesimo...dalla demolizione controllata del WTC....fino al futuro dittatore...
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