Marco Cedolin
La metamorfosi dell’informazione nel nostro paese non conosce tregua e non si tratterebbe neppure di un fatto in sé preoccupante, se non fosse che ogni mutazione genetica avviene seguendo un piano inclinato peggiorativo in grado di accrescerne la degenerazione.
Anche il palinsesto dei programmi della TV pubblica ed i contratti dei giornalisti che presenziano nelle trasmissioni, riescono così a conquistare le prime pagine dei giornali, sotto forma di una protesta urlata, dai toni decisamente sopra le righe, destinata naturalmente ad inserirsi nel filone della battaglia pro e contro Berlusconi che ormai coinvolge tutti in una bellicosa tenzone dove non si fanno prigionieri.
Lo spostamento della prima puntata del programma Ballarò alla settimana successiva, per dare spazio ad una puntata speciale di Porta a Porta concernente la “consegna” delle prime case ai terremotati d’Abruzzo, è stata l’occasione per scatenare una vera e propria canea che ha trovato ampia eco mediatica, quasi si trattasse di un affare di Stato della massima importanza. Giovanni Floris, noto conduttore del programma (uno dei tanti intrattenimenti salottieri che in Rai e Mediaset dispensano finti duelli all’ultimo sangue fra barbogi uomini politici dei due schieramenti, conditi con disinformazione a pioggia) ha espresso disappunto e rabbia per un atto da lui giudicato immotivato. Massimo D’Alema ha letto nella vicenda un episodio grave e dei segnali molto brutti. Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del PD, è arrivato perfino ad identificare l’avvenimento con il presunto inizio della “normalizzazione di Rai tre. Pancho Pardi, dell’IDV ha affermato di vedere nella decisione di spostare la puntata di Ballarò, la conferma di un crescente allarme per la libertà d’informazione all’interno della Rai.
Ma per la felicità di chi pensava si stesse facendo in fondo un po’ troppo can can intorno alla contesa di una diretta TV, fra due mediocri programmi (Porta a Porta e Ballarò) che mai hanno potuto nutrire l’ambizione di fare libera informazione, è arrivato Michele Santoro a denunciare una nuova baronata del callido Cagliostro di Arcore, che a suo dire agirebbe “vigliaccamente nell’ombra” per impedire ad alcuni giornalisti di esprimersi. I giornalisti, o meglio il giornalista in questione, sembra essere Marco Travaglio, non proprio qualcuno a cui negli ultimi anni, (Rai 2, Repubblica, L’unità, Blog di Beppe Grillo, almeno una decina di libri con le maggiori case editrici) in Italia sia stato in verità impedito di esprimere le proprie opinioni. Marco Travaglio stando alle parole di Santoro, a poco più di una settimana dal debutto della trasmissione Anno Zero (discreto programma che tenta di fare approfondimento politico in maniera abbastanza ficcante anche se spesso tradendo la partigianeria del conduttore) non avrebbe ancora ricevuto il perfezionamento del contratto, nonostante lo stesso Santoro abbia più volte ribadito che senza Travaglio non esiste neppure Anno Zero.
Si stenta in verità a comprendere per quale arcana ragione in Italia le contese di palinsesto fra i vari programmi ed il perfezionamento dei contratti dei giornalisti debbano diventare affari di Stato, intorno ai quali costruire teoremi politici e discettare della libertà di stampa. Ma al contempo non si può evitare di chiedersi perché mai mentre l’eventuale mancata riconferma di un bravo giornalista che (magari a senso unico) fa informazione può venire letta come il tentativo d’imporre un’orribile censura, l’assoluto ostracismo mediatico esistente da tempo immemorabile nei confronti di tanti bravi giornalisti (penso a Maurizio Blondet, Giulietto Chiesa, Barnard, Massimo Fini e tanti altri) non ha mai prodotto neppure un trafiletto sui giornali, né suscitato l’indignazione dei tanti personaggi che sembrano avere a cuore la libertà d’informazione, solamente quando si tratta di un bene destinato al loro esclusivo uso e consumo?
Anche il palinsesto dei programmi della TV pubblica ed i contratti dei giornalisti che presenziano nelle trasmissioni, riescono così a conquistare le prime pagine dei giornali, sotto forma di una protesta urlata, dai toni decisamente sopra le righe, destinata naturalmente ad inserirsi nel filone della battaglia pro e contro Berlusconi che ormai coinvolge tutti in una bellicosa tenzone dove non si fanno prigionieri.
Lo spostamento della prima puntata del programma Ballarò alla settimana successiva, per dare spazio ad una puntata speciale di Porta a Porta concernente la “consegna” delle prime case ai terremotati d’Abruzzo, è stata l’occasione per scatenare una vera e propria canea che ha trovato ampia eco mediatica, quasi si trattasse di un affare di Stato della massima importanza. Giovanni Floris, noto conduttore del programma (uno dei tanti intrattenimenti salottieri che in Rai e Mediaset dispensano finti duelli all’ultimo sangue fra barbogi uomini politici dei due schieramenti, conditi con disinformazione a pioggia) ha espresso disappunto e rabbia per un atto da lui giudicato immotivato. Massimo D’Alema ha letto nella vicenda un episodio grave e dei segnali molto brutti. Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del PD, è arrivato perfino ad identificare l’avvenimento con il presunto inizio della “normalizzazione di Rai tre. Pancho Pardi, dell’IDV ha affermato di vedere nella decisione di spostare la puntata di Ballarò, la conferma di un crescente allarme per la libertà d’informazione all’interno della Rai.
Ma per la felicità di chi pensava si stesse facendo in fondo un po’ troppo can can intorno alla contesa di una diretta TV, fra due mediocri programmi (Porta a Porta e Ballarò) che mai hanno potuto nutrire l’ambizione di fare libera informazione, è arrivato Michele Santoro a denunciare una nuova baronata del callido Cagliostro di Arcore, che a suo dire agirebbe “vigliaccamente nell’ombra” per impedire ad alcuni giornalisti di esprimersi. I giornalisti, o meglio il giornalista in questione, sembra essere Marco Travaglio, non proprio qualcuno a cui negli ultimi anni, (Rai 2, Repubblica, L’unità, Blog di Beppe Grillo, almeno una decina di libri con le maggiori case editrici) in Italia sia stato in verità impedito di esprimere le proprie opinioni. Marco Travaglio stando alle parole di Santoro, a poco più di una settimana dal debutto della trasmissione Anno Zero (discreto programma che tenta di fare approfondimento politico in maniera abbastanza ficcante anche se spesso tradendo la partigianeria del conduttore) non avrebbe ancora ricevuto il perfezionamento del contratto, nonostante lo stesso Santoro abbia più volte ribadito che senza Travaglio non esiste neppure Anno Zero.
Si stenta in verità a comprendere per quale arcana ragione in Italia le contese di palinsesto fra i vari programmi ed il perfezionamento dei contratti dei giornalisti debbano diventare affari di Stato, intorno ai quali costruire teoremi politici e discettare della libertà di stampa. Ma al contempo non si può evitare di chiedersi perché mai mentre l’eventuale mancata riconferma di un bravo giornalista che (magari a senso unico) fa informazione può venire letta come il tentativo d’imporre un’orribile censura, l’assoluto ostracismo mediatico esistente da tempo immemorabile nei confronti di tanti bravi giornalisti (penso a Maurizio Blondet, Giulietto Chiesa, Barnard, Massimo Fini e tanti altri) non ha mai prodotto neppure un trafiletto sui giornali, né suscitato l’indignazione dei tanti personaggi che sembrano avere a cuore la libertà d’informazione, solamente quando si tratta di un bene destinato al loro esclusivo uso e consumo?
8 commenti:
Perchè come dice il giornalista da te citato Paolo Barnard, esiste la libera informazione delle parrocchie. Si critica sempre il prossimo, ma mai a 360 gradi come dovrebbe fare il giornalismo vero.
Un caro saluto.
Marco.
E' vero, nè "Porta a Porta" nè "Ballarò" si possono annoverare tra i migliori programmi di informazione della tv italiana.
Ma è curioso notare che, per far spazio alla glorificazione del premier, si debba stravolgere il palinsesto televisivo della RAI e persino di Mediaset.
Di certo non è una questione preminente per gli italiani, ma bisogna stare attenti a fare certi discorsi. Nemmeno negli anni '20 era importante il fatto che giornalisti ed insegnanti dovessero obbligatoriamente avere la tessere del PNF, eppure oggi ne notiamo l'ingiustizia e la pericolosità. Non sempre "la gente" o "il popolo" ha ragione e non sempre bisogna affrontare solamente questioni che "la gente" o "il popolo" ritiene fondamentali.
Nemmeno il contratto di Travaglio è fondamentale per i precari, certamente. Però vorrei farti notare come siano solamente i giornalisti avversi al governo a rischiare il posto o a venire boicottati (come ad esempio Report). Senza contare poi che i libri e gli articoli di Travaglio, pur vendutissimi e letti da moltissime persone, sono sempre una goccia rispetto al mare rappresentato dalla tv che, evidentemente, è l'unico modo che gli italiani usano per informarsi. Vale di certo di più qualche minuto in tv che 5 libri pieni di informazioni e dati incontrovertibili. Che poi sia a senso unico, mah. Non mi pare che scovi le malefatte del solo centrodestra, anzi. Semmai si occupa di certi argomenti, lasciando perdere altri, ma ognuno ha il suo campo no? E forse è meglio così, piuttosto di vedere dei Vescovi che discutono di economia preferisco sentire un Travaglio che si occupa solo di giustizia.
Infine Santoro, si è fazioso, e allora? Non lo è anche Vespa (in modo molto più subdolo, ovvero sempre dalla parte del padrone), non lo era anche Montanelli? Non è la faziosità un modo valido per giudicare l'attendibilità di un giornalista, secondo me. Molto meglio valutare la qualità e l'esattezza della notizia.
è buffo che si parli di censura a Ballarò.... Un programma lottizzato come tutti gli altri, da cui vengono fuori solo opinioni e zero FATTI.
cosa abbia da temere il premier-che-tutto-il-mondo-ci-imnvidia da un programma del genere non è dato sapere....(autogol)
Caro Ricky,
hai ragione non vanno affrontate solo le situazioni che il popolo percepisce come fondamentali, dal momento che spesso possono esistere problemi gravi che il popolo (o almeno tutto il popolo) non ha gli strumenti per percepire come tali. Non percepisco personalmente però un problema di tale genere negli spostamenti del palinsesto (non la soppressione di programmi)volti a rendere nella massima luce lo show del premier sui terremotati in Abruzzo, soprattutto visto e considerato il fatto che da tempo immemore tutti i premier e tutti i governi hanno sfruttato le situazioni per fare la stessa cosa, non si tratta certo di un'invenzione di Berlusconi, le sue purtroppo sono ben altre, vedi nucleare, ponte, piano casa e chi più ne ha ne metta.
Non condivido però l'affermazione secondo la quale "siano solamente i giornalisti avversi al governo a rischiare il posto o a venire boicottati" dal momento che durante i governi D'Alema e Prodi questi stessi giornalisti (non essendo avversi)erano un pilastro di sostegno per il governo, senza che nessuno si sia mai scandalizzato.
Riguardo a Travaglio ho detto molte volte che lo considero un ottimo giornalista che è riuscito a conquistarsi moltissima visibilità. Ciò nonostante è innegabile il fatto che oltre il 90% dei suoi scritti hanno per oggetto il nano di Arcore e proprio su di lui ha costruito la propria carriera. Le poche volte che ha toccato temi differenti (vedi TAV, inceneritori, conflitto israelo/palestinese) ne sono uscite delle bestialità aberranti.
Anche Santoro è bravo, ancorchè fazioso, le sue notizie sono in genere attendibili, ma la lettura delle stesse non può prescindere certo dal fatto che vengono presentate con il taglio di qualcuno che entra in studio cantando "bella ciao" e varrebbe ovviamente lo stesso discorso per qualcuno che entrasse in studio cantando "giovinezza".
A presto
Marco
già. Perché in queste enclave della vera ed unica controinformazione del regime non s'è mai visto un Montanari, un Massimo Mazzucco che sull'11 sett è stato ospitato a Matrix, un Thierry Meyssan, e così via.
Postilla.
Oggi la Gabanelli ci fa sapere che anche senza copertura legale oserà sfidare le grandi caste e lobby..un'eroina.
Peccato che già a suo tempo tale copertula legale non valesse per Barnard autore del servizio "BIG PHARMA"
un Giampaolo Pansa...
"Si stenta in verità a comprendere per quale arcana ragione in Italia le contese di palinsesto fra i vari programmi ed il perfezionamento dei contratti dei giornalisti debbano diventare affari di Stato, intorno ai quali costruire teoremi politici e discettare della libertà di stampa."
I "media" sono il IV potere...figuriamoci se sia possibile che non fosse un'affare di stato....è tutto un minestrone....il solito....per far credere alla gente che esiste l'informazione e la pluralità...ed è come prendere 2 piccioni con una fava...perchè tutto questo serve come al solito a distogliere l'attenzione dai gravissimi problemi reali del paese...
La ricetta è ben collaudata caro Marco...si ripeterà ancora...scommettiamo?
Si è vero, lo spostamento del palinsesto non è una questione fondamentale, ma è l'ennesima goccia che cade nel vaso del contrasto alle voci dissonanti rispetto al governo Berlusconi. Se Ballarò non rischiava nulla ai tempi di Prodi (al tempo di D'Alema ancora non esisteva) è forse proprio perchè appoggiava il governo, in quanto programma lottizzato, come ha detto anonimo.
Secondo me è questo il male fondamentale dell'informazione, ed è per questo che apprezzo Santoro più di Floris. Io non ho nulla da ridire se un giornalista ha una sua idea politica, destra, sinistra, centro, del resto chi non ce l'ha? Ho però qualcosa da ridire nel caso in cui il giornalista si riduca a un megafono di un partito o di un uomo politico. In quel momento rinuncia ad essere giornalista e diventa un vile servo, il che non è affatto utile ai cittadini che magari lo ritengono attendibile e super partes.
Su Travaglio è vero, spesso parla di Berlusconi, ma molto spesso critica la sinistra. Comunque credo sia ovvio che una persona di destra tende a criticare maggiormente chi si è appropriato di quell'area politica senza condividerne i valori e senza averne le credenziali. Inoltre anche su Travaglio vale la regola di prima: dice fesserie o bugie, pur essendo fazioso? In linea di massima no (non ha ancora perso cause per diffamazione, tranne in un caso relativo a Previti mi pare), dunque a me sta bene.
Poi è chiaro, bisogna dare una lettura delle notizie, non esiste certo una sola verità, su questo sono d'accordo. Ma già sapere che Santoro ha una sua idea politica è un vantaggio rispetto a quando uno guarda un altro giornalista di cui non si sa se è privo di idee o se è ricco di "amicizie" altolocate. Allora là si che può nascere l'informazione apparentemente indipendente ma in pratica asservita al potere, qualunque esso sia.
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