mercoledì 17 gennaio 2007

Stato di servitù

Marco Cedolin

E’ ormai arrivato anche il si di Romano Prodi a suggellare questo nuovo capitolo della storia italiana che prevede il demenziale proposito di ampliamento a dismisura della base militare americana di Vicenza. Una storia fatta di servitù e vassallaggio che ci ha portato ad accettare sul nostro suolo la presenza di oltre 15.000 soldati statunitensi dotati di armi di ogni genere, comprese quelle nucleari, rintanati all’interno di basi militari sul cui territorio l’Italia non ha alcun genere di sovranità, quasi si trattasse di tanti pezzi del nostro paese espropriati da una potenza straniera. In compenso i contribuenti italiani, ai quali non è mai stato domandato se gradissero o meno questo stato di cose, sono chiamati a finanziare ogni anno con centinaia di milioni di euro il 37% dei costi operativi di tutte le basi americane, in base agli accordi stipulati con il governo Usa.

Gli Stati Uniti decisero circa tre anni fa, con la servile compiacenza di Silvio Berlusconi, che Vicenza avrebbe dovuto diventare a breve il più importante polo logistico per le proprie armate in Europa, attraverso l’ampliamento della caserma Ederle (che già ospita 6000 soldati statunitensi) con la costruzione di una nuova base all’interno dell’area dell’aeroporto Dal Molin che dovrebbe essere completata entro il 2010. Al progetto che consentirebbe alla macchina da guerra statunitense di acquisire un trampolino di lancio estremamente strategico verso nuova gloria e nuove conquiste, i media diedero a suo tempo scarsa visibilità, salvo riproporre la questione con estrema enfasi durante l’ultima settimana.

Se il 2 dicembre dello scorso anno 30.000 persone sfilarono per le vie di Vicenza urlando la loro opposizione alla svendita del proprio territorio, senza che giornali e TV dessero il minimo risalto all’evento, ben altra enfasi è stata deputata da pennivendoli e teleimbonitori alle recenti farneticazioni di Berlusconi. Secondo un copione ormai consunto e stantio, il Cavaliere di Bush ha inveito con furia belluina contro il presunto antiamericanismo del governo, creando i presupposti perché Prodi ed i suoi ministri potessero genuflettersi dinanzi all’amico americano senza incorrere nell’ira dei propri elettori. La maggioranza di centrosinistra ha colto la “sponda” e fingendosi stretta fra due fuochi ha deciso di accondiscendere all’operazione d’inurbamento militare, per non turbare tanto l’alleato fedele quanto l’utile idiota, con il proprio atteggiamento equivoco.Ora a combattere contro l’esproprio coatto di una nuova fetta d’Italia, destinata a sostenere le guerre ed i massacri compiuti nel nome del vessillo a stelle e strisce, sono rimasti solamente i Comitati che si oppongono all’ampliamento della base.

Questa sera nell’atmosfera irreale che sempre si respira di fronte alle ingiustizie, i dimostranti hanno occupato per un’ora la stazione cittadina, prima di attraversare la città con una fiaccolata e confluire in un’area prospiciente l’aeroporto Dal Molin, dove hanno iniziato a montare un presidio contro la realizzazione dell’opera.Ancora una volta i cittadini si ritrovano soli a dover lottare contro il mondo politico che ha deciso le coordinate del loro futuro, passando sopra le loro teste senza neppure interpellarli, così come è accaduto per il TAV, così come è accaduto per il megainceneritore di Acerra e in centinaia di altre occasioni, in questo paese fatto di decisioni calate dall’alto con arroganza e prevaricazione.

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