venerdì 26 gennaio 2007

Incollati alla poltrona

Marco Cedolin

Nel penoso panorama politico italiano continua ad esistere un’entità ectoplasmatica di difficile interpretazione impropriamente definita “sinistra radicale” da tutti i mestieranti che a vario titolo discettano di affari politici con indubbia capacità di analisi e proprietà di linguaggio.
Sostanzialmente l’ectoplasma si dovrebbe ricondurre a tre partiti, Rifondazione Comunista, Verdi e PDCI, storicamente portatori (almeno a parole) di alcuni valori fondanti da sempre patrimonio del moderno pensiero di sinistra. Tali valori quali il rifiuto della guerra, la difesa dei diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente, la solidarietà con i popoli oppressi, l’attenzione per i diritti dei più deboli non hanno in sé alcun contenuto radicale e dovrebbero per forza di cose fare parte del bagaglio di qualsiasi formazione politica intenda accreditarsi come parte della sinistra o del centrosinistra.
Sarebbe perciò molto più corretto all’interno della coalizione di governo definire l’ectoplasma semplicemente sinistra e chiamare i suoi alleati con il loro vero nome riguardo al quale potremmo sbizzarrirci a piacimento, purché ogni definizione non manchi di contenere il prefisso “ex”.

Il vero problema non alligna però nell’impropria definizione di cui la sinistra radicale è oggetto quando tanto Berlusconi quanto gli alleati di governo la elevano a capro espiatorio della mancata “modernizzazione” ed americanizzazione del nostro paese, ma piuttosto nella coerenza che i tre partiti di sinistra dimostrano rispetto alle proprie idee o meglio a quelle degli elettori che li hanno portati al governo.
In questo ambito alla protesta “urlata” non segue mai una reazione fattiva che possa rischiare di mettere a repentaglio l’attaccamento (in questo caso veramente radicale) che questi signori mostrano alla propria poltrona.

Il governo Prodi, ancora lontano dal compiere il primo anno di vita, ha fino ad oggi disatteso in tutto e per tutto anche le più tiepide aspettative di qualsiasi elettore di sinistra, mostrando una disarmante continuità con il governo precedente, tanto in politica estera quanto negli affari di casa nostra. Perfino Berlusconi ed i suoi accoliti, sia pur avvezzi a praticare l’opposizione pretestuosa, si sono ritrovati quasi totalmente privi di argomenti e per orchestrare qualche rimbrotto si sono visti costretti a rispolverare l’ectoplasma della sinistra radicale che terrebbe in ostaggio non si sa bene chi o che cosa.
L’approvazione alla costruzione della nuova base americana di Vicenza, il proseguimento a tempo indefinito della missione di guerra/pace in Afghanistan, la nuova missione di guerra/pace in Libano, l’assoluto disinteresse per il precariato ed i diritti dei lavoratori, lo scippo del TFR, una finanziaria disastrosa che penalizza tutti ma soprattutto i poveri attraverso ticket e balzelli che colpiscono il cittadino in maniera non proporzionale al suo reddito, l’emanazione dell’indulto allargato ai reati finanziari, la pervicacia nel sostenere la prosecuzione della truffa del TAV sono tutti atteggiamenti che sebbene in perfetta sintonia con il pensiero di Berlusconi, sembrerebbero non esserlo altrettanto con un programma elettorale che ha raccolto consenso professando intendimenti totalmente antitetici.

Di fronte a questo scempio ecco la sinistra ectoplasmatica che continuando ad avere due facce, una per la piazza ed una per le stanze del potere, finisce per non possederne più nessuna.
I Bertinotti,i Pecoraro Scanio, i Diliberto, i Migliore, i Cento, i Rizzo continuano da mesi a contestare l’operato del governo, quasi si trattasse di un corpo estraneo con il quale nulla hanno a che fare, salvo poi nel momento in cui si tratta di decidere e votare restare incollati alla propria poltrona, simili ad una scultura materica inamovibile per l’eternità.

La sinistra radicale che non esiste ma tutti fingono non sia così, si rivela dunque il vero pilastro sul quale continua a reggersi questo stato di cose. Indispensabile per il centrodestra che continua a denunciarne gli strepiti per convincere il proprio elettorato di quanto sia ferale il pericolo “comunista”, irrinunciabile per il governo Prodi che raccogliendone i voti può continuare a portare avanti indisturbato la propria politica di guerra e consolidamento dei grandi poteri economici e finanziari, così comoda per i suoi rappresentanti adagiati su poltrone tanto morbide da indurre pian piano alla letargia.

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