Marco Cedolin
Nello sfogliare le pagine dei quotidiani in questi ultimi giorni di aprile si percepisce come l’impressione che tutti coloro che sono intorno mentre leggi, sull’autobus, al bar, in ufficio o seduto sulla panchina dei giardinetti, ti stiano osservando ridacchiando sotto i baffi, mentre se la godono un mondo a vedere l’effetto che fa ed attendono il momento giusto per sganasciarsi senza freni ed urlarti “Cretino! Ma ci avevi creduto veramente?”
In effetti i giornali di casa nostra, mentre il sole si fa sempre più caldo a ribadire che è primavera, somigliano sempre meno a serie testate d’informazione e sempre di più a quelle meravigliose copie de “Il Male” che (chi ha tanti anni sulle spalle come me certo lo ricorderà) furoreggiavano negli anni 70, quando scimmiottavano in maniera deliziosa le prime pagine dei quotidiani con notizie improponibili, dissacranti o sconvolgenti.
Le Brigate Verdi, non vi sfugga la sottile omonimia con quelle di casa nostra dipinte però di altro colore, si dilettano nel rapimento d’italiani glabri, in tuta mimetica e armati fino ai denti, in libera circolazione sul suolo d’Iraq, per poi ripresentarli in video con tanto di barba e vestiti in maniera più adeguata al clima e alle circostanze, mentre in tutta tranquillità consumano il desco.
Le Brigate Verdi di Maometto (prima avevo dimenticato l’allusione al Profeta) praticano dunque il rapimento a scopo d’estorsione ma l’oggetto del riscatto si dimostra in verità quanto mai originale. Non soldi, né fama, né armi, né prigionieri politici ma una manifestazione.
Sì, una manifestazione per la pace, una di quelle manifestazioni che in Italia si sono fatte decine di volte con grande partecipazione di noi italiani,che però ci portiamo sempre quella mortificante jella appiccicata sulla schiena. Quando ci ritroviamo tutti d’accordo su qualcosa (in questo caso la pace) il governo decide immediatamente per il contrario (la guerra) e si rimane con un vago senso di frustrazione nell’animo.
Se i rapitori di un qualche miliardario che si stava rosolando in Sardegna, comodamente stravaccato sul suo 20 metri sotto il sole primaverile, pretendessero come riscatto una manifestazione a Milano contro la riforma Moratti o un corteo a Napoli contro la legge Gasparri, sicuramente si penserebbe al gesto di qualche squilibrato e la cosa non verrebbe presa nella minima considerazione. Ma nel caso delle Brigate Verdi la questione si pone certo su un piano di ben diversa natura. Gli islamici sono strani, non ragionano come noi, è impossibile decifrare i loro percorsi mentali che ci sono sconosciuti.
Così il circo della carta stampata si rappresenta infarcito di dichiarazioni di uomini politici, opinionisti, famigliari, preti, vescovi, giornalisti, esperti, tutti profusi in serie considerazioni sul da farsi. “Manifestare a comando mai!” “non cederemo ad alcun ricatto” “usiamo la manifestazione del primo maggio che tanto la fa la sinistra che è contro la guerra” “Ma se riciclare una manifestazione preesistente non bastasse?”
“Italiani vi preghiamo scendete in piazza a manifestare contro l’occupazione in Iraq” lo gridano i famigliari degli ostaggi e i sindaci dei loro paesi.
“Italiani restate a casa e non cedete ad alcun ricatto” lo gridano i politici tutti, siano essi della maggioranza o dell’opposizione.
E sull’onda di questa farsa, parodiata in maniera tragicomica da commedianti buoni forse solo per la Corrida, ecco che l’italiano si ritrova col giornale fra le mani e gli sguardi di chi gli sta intorno sulla schiena con la netta sensazione di non capirci più nulla; cosa è giusto, cosa è sbagliato, cosa deve o non deve fare. Verrebbe quasi voglia di abbandonarsi all’ilarità e mormorare fra sé e sé guarda che pollo ci ero quasi cascato, se non fosse per il fatto che prima della commediola delle Brigate Verdi di Maometto, il massacro del popolo iracheno ed il movimento pacifista che reclamava la sua libertà erano delle cose serie, prima appunto.
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