lunedì 5 aprile 2004

Caccia alle streghe

Marco Cedolin

Chiunque nelle ultime settimane abbia prestato attenzione ai messaggi provenienti dai media dell'informazione, si sarà certamente accorto di una particolarità a dir poco curiosa che caratterizza il nostro paese.
L'Italia si distingue inequivocabilmente per il grandissimo numero di persone dedite all'arte del terrorismo e al fiancheggiamento dello stesso.
Si potrebbe quasi azzardare l'ipotesi che almeno un residente su cento sia legato in qualche misura alle pratiche terroristiche, tanti e tali sono stati in così pochi giorni i ritrovamenti di ordigni, gli arresti, le trame oscure sventate e quelle ancora più oscure che per il momento vengono solo monitorate.
Il quadro della nostra realtà, quello partorito dal tubo catodico e dalle pagine stampate per intenderci, non quello che emerge dalla vita reale di tutti i giorni, sembra essere costellato da una miriade senza fine di gruppi, gruppetti e gruppuscoli di facinorosi che hanno scelto la pratica terrorista quale scopo della propria esistenza.
Cerchiamo allora di capire insieme se veramente stiamo convivendo, senza essercene mai accorti prima, con un nugolo di bande armate o sedicenti tali oppure se l'informazione di regime è affetta da una sorta di macropsia in virtù della quale vede un dinosauro laddove alligna solo una piccola formica.

In primo luogo rifacciamoci al passato per comprendere quali nella storia recente siano stati i gruppi terroristici di stampo politico che realmente hanno calcato la scena del nostro paese.
Ci renderemo conto che le Brigate Rosse, quelle vere degli anni 70, insieme a Prima Linea e ad alcuni altri piccoli gruppi che gravitavano nella medesima area, restano l'unico esempio che abbia una qualche attendibilità.
Tutta l'eversione nera risalente alla medesima epoca non può annoverarsi all’interno di un progetto volto a sovvertire l’ordine dello Stato, bensì alla scelta di ricorrere alla lotta armata, operata da gruppi quantitativamente esigui e generalmente privi di un vero e proprio progetto rivoluzionario. Gruppi il cui nome è spesso stato usato dai servizi segreti ed altre eminenze grigie deviate per coprire la vera natura della strategia della tensione e le stragi di Stato. Sicuramente nulla che possa essere assimilabile ad un progetto politico d'insurrezione armata.

Né in Italia (e neppure in altri paesi del mondo per la verità) hanno mai agito gruppi terroristici capitanati da qualche miliardario pazzo (stile Spectra) o manipoli di paramilitari eclettici che intendono ricattare il mondo sulla falsariga dei protagonisti di tantissimi movie americani.

Affinché nasca un gruppo terrorista con fini politici, nella vita reale e non nella pellicola occorrono alla base almeno due presupposti senza i quali è impossibile che questo avvenga.
Innanzitutto un progetto credibile attraverso il quale sia ipotizzabile un sovvertimento del regime per mezzo della lotta armata.
In secondo luogo un humus fertile nella società fatto d'insofferenza al potere costituito, disaggregazione sociale, disperazione e rabbia, indispensabile sia per il reclutamento sia perché il gruppo possa sperare di trovare un minimo di condivisione da parte dell'opinione pubblica.
Senza un progetto credibile che possa essere condiviso da una fetta della pubblica opinione non può esistere terrorismo politico in quanto verrebbero a mancare sia gli insorti, sia i proseliti sia il fine stesso dell'insurrezione.

Anche solo pensare che in Italia oggi ci siano questi presupposti mi sembra una chiara manifestazione di follia o cattiva fede con qualche finalità mistificatoria.
Il nostro paese è lontano anni luce dalla realtà degli anni 70 nella quale nacquero le Brigate Rosse ed ogni parallelismo con il tessuto sociale di quell'epoca mi sembra sinceramente improponibile.
Oggi chiunque asserisse di voler portare avanti un progetto d'insurrezione armata volto a sovvertire l'ordine costituito, anziché fare proseliti sarebbe immediatamente tradotto all'ospedale psichiatrico più vicino, per il semplice fatto che qualunque progetto del genere si rivela chiaramente inattuabile nella realtà contemporanea.
Lo dimostra chiaramente il fatto che a livello mondiale nell'ultimo ventennio non vi è traccia di rivoluzioni ingenerate dalla volontà popolare.

Da dove provengono allora i pacchi bomba che immancabilmente non esplodono mai e ci vengono quasi quotidianamente proposti in TV con belle riprese che ne evidenziano perfino gli inneschi e le batterie alcaline?
Quali rivoluzioni stanno progettando o compiendo le decine di arrestati ed indagati per reati terroristici?
Che senso hanno le bombe come quella di Genova nei pressi della stazione di polizia che esplodono senza fare vittime e vengono spacciate come parte di un progetto eversivo talmente fantomatico da rasentare l'assurdo?

Gli immigrati clandestini sbarcano nel nostro paese alla ricerca di una vita migliore. Alcune volte la trovano, altre no. Spesso costituiscono un retroterra ideale per i reclutamenti della microcriminalità.
Ma davvero dietro a ogni mussulmano si nasconde l'ectoplasma di un militante di Al Quaeda come l'informazione intende farci credere?
Davvero il nostro paese è impregnato di cellule del terrorismo islamico pronte a colpire? A colpire cosa e perché?
L'intifada palestinese e la resistenza irachena nascono figlie di due situazioni diverse ma assimilabili nella realtà di persone che non hanno nulla se non la propria disperazione. Uomini senza più una patria, un lavoro, una casa una famiglia, una dignità. Uomini per i quali spesso perfino la propria vita è svuotata di ogni valore intrinseco.
E' in questa realtà che si immolano con una bomba addosso nel tentativo di spegnere le vite di quelli che considerano i propri persecutori.

Non intendo qui giudicare se e quanto questo possa essere giusto o sbagliato, dal momento che ritengo lo possa fare solamente chi vive realmente una babilonia di morte quale sono oggi la Palestina e l'Iraq.
Mi preme invece sottolineare come i mussulmani che risiedono in Italia, clandestini e non si trovino in un contesto di tutt'altro genere. Per quale ragione dovrebbero essere pronti a dilaniarsi pur avendo tutto sommato una vita normale?
Si può rubare ed uccidere per soldi ma ci si immola in attentato suicida solo per disperazione e ai mussulmani che vivono accanto a noi non appartiene la disperazione, non certo quella disperazione che ti può far diventare kamikaze.

L'impressione globale è quella che sia interesse della confraternita che gestisce il potere presentare l'ologramma di un'Italia che non esiste, attraverso una sorta di caccia alle streghe di medioevale memoria.
Un'Italia nella quale diventi più facile eliminare le persone scomode, un'Italia nella quale ogni genere di repressione sia giustificata e giustificabile, un'Italia dove ogni mussulmano non sia da considerare un uomo ma semplicemente il tuo nemico.
Un paese che ha bisogno di ordine, di leggi più severe, di controllo, del pugno di ferro.
A pensarci bene è lo stesso concetto utilizzato dal racket per raccogliere il pizzo. Sfascio qualche negozio, innesco la paura e poi passo a riscuotere i soldi della protezione.Una vecchia pratica mafiosa purtroppo quanto mai attuale.

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