Marco Cedolin
Il mondo del calcio sta perdendo la testa a tutti i livelli, specchio fedele di una società figlia dell'ipercinetismo più sfrenato, condizionata in ogni sua sfumatura da un rapporto profondamente sbagliato con il "dio denaro", tramortita dalla cacofonia di suoni indotta dal sovradosaggio dell'informazione spazzatura.
Lo sport, tutto lo sport è ormai morto da tempo, lo hanno ucciso la prevaricazione degli sponsor, i diritti TV, i procuratori, i contratti miliardari, gli interessi economici.
Le penose manifestazioni "sportive" alle quali assistiamo oggi altro non sono altro che misere parodie senza senso alcuno, se non quello del business sfrenato.
Una società profondamente malata, privata di ogni valore che non sia monetizzabile non può ingenerare altro che mostri, siano essi campionati di calcio privati di ogni credibilità o stadi che sempre più spesso diventano veri e propri campi di battaglia nei quali i "reietti" sfogano la propria frustrazione in un corpo a corpo al tempo stesso animalesco e liberatorio.
Nell'ambito di questa realtà grottesca e anticorata si collocano i gravi disordini avvenuti sabato allo stadio Partenio di Avellino, con protagonisti gli ultras napoletani e comprimari i poliziotti preposti al servizio d'ordine dell'impianto.
A differenziare questi incidenti da tutti quelli che regolarmente avvengono in quasi tutti gli stadi italiani è stata la furia invereconda con la quale i tifosi napoletani hanno assalito le forze di polizia, riuscendo in breve tempo a ridurle alla propria mercè.
I filmati dell'accaduto hanno infatti più volte riproposto le scene di poliziotti che, liberatisi in fretta e furia dei manganelli e suppellettili varie si profondevano in una ritirata che ben poco aveva di strategico, inseguiti e bastonati a più riprese da un'orda di tifosi inferociti.
Agenti che, dismessi i panni di tutori dell'ordine costituito davano vita a un fuggi fuggi disperato, con alle spalle, incalzante la furia belluina di giovani col volto coperto che li percuotevano con ogni sorta di corpo contundente.
Lungi da me l'idea di fare dell'ironia su un episodio di cotanta gravità, poiché la violenza non è mai giustificabile né giustificata, nemmeno quando esistano seri motivi per porla in atto, tantomeno qualora il motivo sia una partita di calcio, gioco che sta ormai perdendo ogni parvenza di serietà perfino nell'immaginario collettivo dei tifosi.
Resta comunque il fatto che mi sono sembrate oltremodo sproporzionate le reazioni del ministro Pisanu e del SIULP (sindacato di polizia) che hanno fatto assurgere gli agenti di polizia coinvolti al ruolo di martiri immolati sull'altare della barbarie imperante e delle società di calcio irresponsabili e, tali reazioni m'inducono giocoforza a un paio di riflessioni.
Non è forse un pochino esagerato, nel deplorare l'atteggiamento criminale dei tifosi, parlare di oscure trame dell'estremismo politico, di infiltrazioni eversive volte a sovvertire l'ordine costituito e di connivenza delle società con i facinorosi?
Non si è forse semplicemente trattato nella fattispecie di errori marchiani da parte di chi deteneva la responsabilità nella costituzione, distribuzione e disposizione del servizio d'ordine all'interno dello stadio?
Ma soprattutto mi piacerebbe sapere il ministro Pisanu e il SIULP che oggi con tanta caparbietà e indignazione discettano di tutela dell'incolumità personale e rispetto dell'individuo, dov'erano durante i vergognosi fatti di Napoli e Genova?
Dov'erano quando il loro “assistiti” prelevavano senza averne diritto i degenti dagli ospedali per portarli in caserma, bastonarli, insultarli e violentarli nella propria intimità di persone?
Dov'erano quando i poliziotti in casco, scudo e manganello, versione “robocop”, forti della loro superiorità non trovavano di meglio che assalire e bastonare a sangue famigliole, studentesse e ogni genere d'individuo che fosse stato impossibilitato a difendersi?
Dov'erano quando i “tutori dell'ordine” introducevano molotov, coltelli e false prove assortite in confezione famiglia all'interno della scuola Diaz, al fine di giustificare un becero pestaggio che invero mai troverà giustificazione alcuna?
Per indignarsi, lorsignori dovrebbero sapere che l'incolumità personale è un bene che va distribuito a 360 gradi ed indirizzato ai cittadini tutti.E i primi a tutelarlo dovrebbero essere proprio quei poliziotti ai quali giustamente non piace prendere bastonate sulla schiena quando dalla parte dei più forti ci sono gli altri, ma dovrebbero ben guardarsi dal comportarsi alla stregua dei “teppisti” come spesso fanno, quando in posizione di forza vengono a trovarsi loro.
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