Quando
nel 2008 andava in stampa Grandi
Opere, con un intero capitolo dedicato alla truffa
del Mose, tutti i media mainstream nessuno escluso, cantavano in
coro le lodi della nuova opera, magnificandone le proprietà
taumaturgiche, pronti a giurare che il "mostro" in
costruzione avrebbe salvato la città di Venezia ed altrettanto
pronti nel bollare come antimoderna e demagogica qualsiasi critica
venisse portata nei confronti del progetto.
Oggi,
a nove anni di distanza, La Stampa di Torino pubblica un articolo
"Venezia
e il suo Mose, storia di un fallimento", nel quale racconta
esattamente le stesse cose che a suo tempo ventilai in Grandi Opere,
declinandole ovviamente al presente e non al futuro (come feci io) ed
aggiornandole con il rendiconto di una serie di disastri ancora
peggiori di quanto la Cassandra che alligna in me fosse stata in
grado di vaticinare a suo tempo....
Il
"mostro" non ancora completato (dovrebbe esserlo nel 2022)
a fronte degli 1.6 miliardi di euro previsti (e dei 4,5 che ventilavo
io) è già costato 5,5 miliardi del contribuente italiano e
sostanzialmente la struttura versa in rovina, dal momento che per
riparare gli elementi già rovinati dalla salsedine e dalle cozze
prima ancora che l'opera sia entrata in funzione serviranno come
minimo altri 700 milioni di euro, sempre che bastino, dal momento che
stando a quanto scrive La Stampa anche buona parte delle strutture
non ancora posate in mare si stanno arruginendo a causa della
salsedine. Al tutto andranno sommati almeno 105 milioni di costo
annuale per la manutenzione, sempre che bastino e la sensazione che
emerge leggendo l'articolo è proprio quella che non basteranno.
Anche
nel caso che l'opera riesca un giorno ad entrare in funzione, cosa di
cui i giornalisti della Stampa dimostrano di dubitare fortemente, a
Venezia non salverà un bel niente, dal momento che come scrivevo io
allora e scoprono loro oggi, il Mose entrerà (se entrerà) in
funzione solamente con le maree eccezionali oltre i 110 cm di altezza
e resterà inerte con quelle inferiori che sono le più frequenti e
la maggiore causa di danno per i veneziani.
Come
se non bastasse intorno all'opera (come sostenevo in Grandi Opere)
sulla Stampa viene fatto notare come abbia proliferato un giro di
corruzione miliardario "per coprire lavori e opere mal
progettati e peggio realizzati", parte del quale sarebbe già
stato svelato dalla magistratura.
E
ciliegina sulla torta "secondo una perizia commissionata dal
Provveditorato alle Opere Pubbliche di Venezia, braccio operativo del
Ministero delle Infrastrutture, il MOSE rischia cedimenti strutturali
per la corrosione elettrochimica dell’ambiente marino e per l’uso
di acciaio diverso da quelli dei test. Le cerniere che collegano le
paratoie mobili alla base in cemento – ce ne sono 156, ognuna pesa
36 tonnellate, un appalto da 250 milioni affidato senza gara al
gruppo Mantovani - sono ad altissimo rischio (probabilità dal 66 al
99 per cento) di essere già inutilizzabili."
Il
tutto porta i giornalisti della Stampa (che come i loro colleghi 9
anni fa sostenevano l'opera contro la nostra miopia) ad affermare che
il Mose sarebbe una vera e propria "antologia degli orrori",
che "non sempre il gigantismo paga" e che "il MOSE è
il simbolo di quel che non si deve fare."
Peccato
che lor signori non abbiano preso coscienza della realtà prima che i
miliardi dei contribuenti italiani venissero sperperati e la laguna
veneta devastata, quando ancora le marchette in favore del Mose
rendevano molti quattrini ed erano funzionali alla costruzione di
fulgide carriere giornalistiche.
1 commento:
Quando uscì il tuo libro sulle grandi opere, quelli come te (noi...) la busiarda li avrebbe catalogati (e continua a farlo per il resto, come il TAV) sotto l'etichetta di "quelli che sanno solo sempre dire NO!", come se dire no ad una porcata non fosse già di per sé una posizione costruttiva.
Questi maledetti non pagheranno mai abbastanza e il loro tardivo risveglio è solo dovuto al fatto che, nell'affare specifico, non avevano le mani in pasta. E, comunque, dopo questo sporadico episodio dell'articolo della busiarda, i merdia mainstream hanno calato la solita coltre di nebbia sulla vicenda.
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