Sono
le 7,30 del mattino, Luciano si sveglia al suono del suo smartphone,
si alza va in bagno a lavarsi e poi si siede a fare colazione. Mentre
sorseggia il caffè, senza degnare sua sorella di uno sguardo, apre
il social network, commenta i post di una mezza dozzina di "amici",
guarda un paio di video e scrive un breve messaggio, augurando a
tutti una buona giornata ed informandoli che lì c'è il sole e fa
caldo. Si veste e scende nel box a prendere l'auto. Il termometro sul
cruscotto segna 23 gradi, il computer di bordo lo informa sui consumi
di benzina, il navigatore con voce suadente lo ragguaglia riguardo al
percorso da seguire....
Mentre attraversa il telepass telefona Cristina,
ma per rispondere non deve neppure togliere le mani dal volante
grazie all'auricolare bluethoot, si accorda per un apericena in
centro alle 18,30, cercando disperatamente di ricordare se
l'appuntamento per il torneo di calcio online sia per le 22,30 o le
23, poco importa dopo manderà un messaggio a Max per domandarglielo.
La
mattinata in ufficio scorre veloce, ogni tanto pubblica un post o un
selfie sul social network, qualche battuta e qualche video che spezzi
la monotonia. Verso mezzogiorno telefona al suo frigorifero, per
sapere cosa deve acquistare il pomeriggio all'ipermercato, poi va al
baretto con i colleghi a mangiare un piattino. La conversazione è
scarsa, ognuno é immerso nel suo smartphone, impegnato a leggere o
pubblicare sul social network, e quando si discorre lo si fa parlando
di quel filmato o quella battuta che si sono appena visti, magari
mentre si scatta una foto del piatto che ci si accinge a mangiare per
condividerla online con gli "amici". Poi si paga, sempre
con lo smartphone e c'è appena il tempo per un paio di telefonate e
qualche messaggio prima di riprendere il lavoro. Max ha scritto che
il torneo é alle 23, quindi per l'apericena c'é tempo.
Con
Cristina passa un paio d'ore piacevoli, durante le quali fra il bip
di una notifica e l'altra riescono a farsi qualche confidenza. Lei
gli piace, ma è molto meno intrigante di alcune "amiche"
che frequenta sul social network, forse un giorno potranno avere una
storia o forse no. Mentre torna a casa va a fare la spesa, paga alla
cassa automatica, poi ascolta le notizie facendosele leggere dallo
smartphone e telefona al forno per accenderlo ed iniziare a
riscaldarlo. Dopo cena si cimenta nel torneo di calcio online e poi,
mentre lo smartphone è in carica, passa un paio d'ore nel social
network con il televisore, prima di coricarsi, dopo avere impostato
la sveglia sullo smartphone ed urlato alla luce "Spegni".
Il
"Luciano" di qualche decennio fa, sicuramente si sarebbe
alzato dopo il trillo della sveglia, avrebbe fatto colazione
chiacchierando del più e del meno con sua sorella, si sarebbe
scritto su un bigliettino la lista della spesa, avrebbe tirato fuori
le monetine per pagare al casello e avrebbe ricordato la strada senza
l'ausilio del navigatore. In ufficio fra un'incombenza e l'altra
avrebbe trovato il tempo per qualche chiacchiera con i colleghi, al
baretto avrebbe riso e scherzato in compagnia, avrebbe tirato fuori
il portafoglio per pagare e prima di rientrare al lavoro si sarebbe
recato in una cabina per telefonare a Max e Cristina. Al supermercato
avrebbe pagato mentre faceva una battuta alla cassiera e una volta
rientrato a casa avrebbe dovuto accendere il forno, approfittando di
quel quarto d'ora di tempo per preparare la tenuta per andare a
giocare a calcetto con Max. Dopo il calcetto avrebbero passato un
paio d'ore in birreria con gli amici e prima di coricarsi avrebbe
dovuto ricaricare la sveglia e spegnere la luce.
Verrebbe
spontaneo domandarsi se sia in fondo più felice il Luciano di oggi o
quello di trent'anni fa, ma la domanda partirebbe da un presupposto
sbagliato. La tecnologia è un qualcosa di neutro che non rende
migliori o peggiori, a prescindere da quanto se ne faccia uso. La
qualità dei nostri rapporti con gli altri e lo spessore delle nostre
conversazioni dipendono unicamente da noi, non dal mezzo tecnologico
attraverso il quale eventualmente sono veicolati. Un bel rapporto di
amicizia può avere la stessa valenza sia che si cementi intorno al
tavolino di un bar, sia qualora venga portato avanti con l'ausilio di
un social network, così come una conversazione di spessore può
avvenire guardandosi negli occhi, ma anche scrivendo in una chat.
Alla stessa stregua i discorsi sciocchi, le battute stupide, gli
atteggiamenti volgari e via discorrendo, continuano a rimanere tali a
prescindere dal fatto che ci sia o meno uno strumento tecnologico a
mediarli.
La
tecnologia è solo un mezzo, che possiamo usare più o meno
smodatamente, ma non potrà mai farsi carico di responsabilità che
sono unicamente nostre e in quanto tali ci appartengono, senza che si
possa scaricarle sulle spalle di uno smartphone.
1 commento:
Ciao Marco
Credo che il presupposto sia corretto ma credo altrettanto che mettere la faccia piuttosto che scrivere sia un po' diverso ! trovarsi vis a vis con una persona e dire direttamente quello che si pensa senza veli senza nessuna arma di difesa se non la stesa parola le emozioni che si esprimono con il volto con il linguaggio dei segni del corpo con il manifestarsi delle proprie emozioni sia comunque diverso
Sicuramente verba Volant scripta manent ma una vecchia stretta di mano un abbraccio un bacio credo che nessun blogger nessun computer o iPhone potranno mai sostituire ...
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