La
maggior parte dell'opinione pubblica purtroppo non è al corrente del
fatto che a partire dal 2013 l'Europa e gli Stati Uniti stanno
discutendo i termini di un Trattato transatlantico per il commercio e
gli investimenti meglio conosciuto come TTIP (Transatlantic
trade and investment partnership).
In realtà a discutere non
sono i governi europei (o i parlamentari di Strasburgo) e quello
americano, bensì i funzionari della Commissione europea ed i loro
colleghi del ministero del commercio statunitense e lo stanno facendo
in gran segreto, senza permettere neppure ai deputati eletti dal
popolo di visionare nel dettaglio il materiale in discussione....
A ben guardare il TTIP è
molto più di un semplice trattato commerciale, ma si propone come un
potente strumento finalizzato a ridurre, se non eliminare, le
differenze normative esistenti sulle due sponde dell'Atlantico in
svariati settori che spaziano dalle merci ai farmaci, dagli appalti
pubblici agli investimenti, dall'energia alla proprietà
intellettuale, ai pesticidi e molto altro ancora.
Fin da quando nel 2011è
stata prospettata l'eventualità della creazione del TTIP i lobbisti
delle grandi multinazionali farmaceutiche hanno iniziato a
frequentare sempre più assiduamente le stanze di Bruxelles, per
portare alla Commissione europea i propri "consigli" e
"suggerimenti". Hanno sfilato ripetutamente nella capitale
belga l’European Federation of Pharmaceutical Industries and
Associations, l’European Generic Medicines Association e la PHRMA
che riunisce le case farmaceutiche americane, ma anche i lobbisti
personali d Pfizer, Roche, MSD, Novo Nordisk, Astra Zeneca, Glaxo
Smith Kline, Teva, Johnson&Johnson, Eli Lilly e via discorrendo.
E' impossibile non
domandarsi la ragione di tanto interessamento da parte di Big Pharma
nei confronti del nuovo trattato che potrebbe stravolgere le
normative del Vecchio Continente e la natura delle richieste portate
a Bruxelles dai loro rappresentanti.
In primo luogo va
considerato il fatto che il TTIP mirando ad omologare le due sponde
dell'Atlantico potrebbe appiattire le regole europee anche nel campo
dei farmaci, basate oggi sul principio di precauzione, portandole su
posizioni meno stringenti e consentendo l'immissione sul mercato di
farmaci che non le rispettano ed oggi in Europa risultano vietati.
Big Pharma inoltre sta
facendo grandi pressioni affinché venga allungata la durata dei
brevetti (attualmente in Europa è di 20 anni) cioè il tempo che
intercorre fra il momento in cui un farmaco viene messo in commercio
e quello in cui la sua produzione diventa libera rendendo possibile
la creazione del farmaco generico. Se questo dovesse accadere
costituirebbe un incremento miliardario di utili per le
multinazionali farmaceutiche ed un altrettanto miliardario aumento di
spesa per i cittadini ed i servizi sanitari nazionali che sarebbero
costretti ad acquistare i farmaci ad un prezzo più elevato.
Le multinazionali
farmaceutiche richiedono anche di limitare la regolamentazione
governativa sul prezzo dei farmaci, nel tentativo di impedire in
questo modo ai governi la possibilità di controllare i prezzi
attraverso la legge e stanno esercitando forti pressioni per ottenere
che le informazioni sui test clinici effettuati sui medicinali
vengano “oscurate”.
Come si può facilmente
evincere dai fatti, l'interesse di Big Pharma nei confronti del TTIP
è pertanto più che giustificato e non esiste motivo per dubitare
del fatto che le pressioni delle multinazionali farmaceutiche abbiano
trovato a Bruxelles ampio riscontro, dal momento che il loro peso
risulta tale da essere in grado d'influenzare sempre più
profondamente le scelte politiche internazionali.
1 commento:
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