Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, durante un’informativa in Senato sugli incidenti di mercoledì scorso scoppiati nelle manifestazioni contro l’austerity, ha detto che l’arresto differito è uno degli strumenti che il governo vuole emettere contro la violenza nelle piazze. Il ministro ha affermato che c’è una grande preoccupazione sulle possibili emergenze di ordine pubblico. «Ci stiamo preparando a momenti difficili, anche perché la situazione economica è difficile» ha dichiarato la Cancellieri. Agenzia Stampa Italia ha intervistato Marco Cedolin, blogger e scrittore che più volte si è occupato della questione.
E’ allarmante quanto «confessa» la Cancellieri. Lei cosa ne pensa?
A preoccuparmi non è tanto l’intenzione
di applicare l’arresto differito anche a chi manifesta in piazza contro
il regime. In realtà questo è già stato fatto da tempo, l’intero
processo farsa imbastito contro i NO TAV della Val di Susa è partito
attraverso decine di "arresti differiti", basati oltretutto su
documentazioni filmate spesso pretestuose e largamente opinabili.....
Mi
preoccupa piuttosto il fatto che un ministro dell’interno renda
pubblica, senza alcun pudore, la sua intenzione di prepararsi a
reprimere un’emergenza di ordine pubblico, determinata dalla terribile
situazione economica creata nel paese dal governo di cui fa parte. Una
constatazione del fatto che nei prossimi mesi in Italia la situazione
non potrà che peggiorare ed il bastone sarà l’unica risposta che il
regime è intenzionato a dare ai cittadini.
Il ministro ha anche aggiunto
che sono in corso delle valutazioni per vedere se è possibile emettere
il Daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) alle persone
che provocano scontri durante le proteste. Personalmente credo che lo
stadio sia servito come «palestra» in prospettiva di questi scenari. E’ possibile?
Senza dubbio lo stadio ha costituito una
palestra estremamente utile nell’ambito della sperimentazione delle
tecniche di repressione più efficaci, sia dal lato operativo che da
quello normativo. I «grandi successi» attribuiti dalla Cancellieri
all’arresto differito e al Daspo non sono però frutto di un’analisi
aderente alla realtà. L’intero mondo del calcio è radicalmente cambiato,
allo stadio vanno sempre meno persone ed ai tifosi sono spesso
interdette le trasferte. Mi sembra naturale che mancando i «contendenti»
si sia ridotto il numero degli incidenti.
Tornando al Daspo in realtà questa norma viene anch’essa già applicata da oltre un anno nei confronti dei cittadini che manifestano per i propri diritti, sotto forma del foglio di via (riesumato per l’occasione) che interdice l’accesso a porzioni del territorio. In Val di Susa (e non solo) da quando è stato installato il cantiere del TAV decine di persone sono incorse in questo provvedimento.
Tornando al Daspo in realtà questa norma viene anch’essa già applicata da oltre un anno nei confronti dei cittadini che manifestano per i propri diritti, sotto forma del foglio di via (riesumato per l’occasione) che interdice l’accesso a porzioni del territorio. In Val di Susa (e non solo) da quando è stato installato il cantiere del TAV decine di persone sono incorse in questo provvedimento.
Nelle ultime proteste di piazza,
molto spesso, le forze dell’ordine hanno usato il pugno duro contro i
manifestanti. Le immagini che sono apparse su internet e anche su alcuni
giornali, non lasciano spazio ad interpretazioni. C’è la concreta
intenzione di non voler far scendere il popolo nelle strade?
Nel corso delle ultime proteste
sicuramente le forze dell’ordine hanno usato il pugno duro, non
lesinando in alcuni casi anche nel pestaggio collettivo di ragazzini a
terra, nelle manganellate in faccia agli operai e via discorrendo. Non
si tratta sicuramente della prima volta e la storia recente del nostro
paese, dal G8 di Genova alla Val di Susa, ci racconta vicende anche
peggiori. Senza dubbio un atteggiamento di questo genere, frutto di
ordini superiori e non certo d’intraprendenza individuale, è finalizzato
a creare un clima di paura che tenga il popolo lontano dalla strada e
suoni come monito per chiunque sconvolto dalla situazione economica in
cui è stato gettato abbia l’intenzione di protestare fattivamente.
In un suo recente articolo dice che le ultime proteste sono state un «sussulto di dignità». Perché?
Perchè l’italiano è abituato a scendere
in piazza solamente quando c’è qualcuno che lo prende per mano e lo
accompagna. Dal momento che oggi nel paese tutti coloro che generalmente
svolgevano la funzione di accompagnatore, prevalentemente la sinistra
radicale ed i sindacati, sono stati cooptati dal «salvifico» progetto
del golpe di Mario Monti, in piazza per quasi un anno non è sceso più
nessuno. Con l’eccezione di singole categorie di lavoratori (penso ai
pescatori o agli operai dell’Alcoa ad esempio) che sono stati repressi
con estrema durezza. Nel corso delle ultime proteste, sia pur nel solco
di quella che era una manifestazione a livello europeo, ho avuto la
sensazione che molti cittadini di svariata estrazione sociale e
sensibilità politica abbiano scelto di scendere in strada autonomamente,
affrancandosi dalla necessità di una mano che li accompagnasse.
Lei crede sia possibile che il
popolo, concretamente, lasci le bandiere di partito e scenda unito nelle
strade come è successo in Grecia e in Spagna?
Confesso di non essere molto ottimista
in questo senso. In Grecia ed in Spagna il popolo è sceso spesso in
strada massicciamente, per contestare le riforme che lo privavano delle
risorse economiche necessarie per sopravvivere. Non so quanto queste
proteste siano state politicamente trasversali e devo constatare che non
hanno minimamente inciso sulle decisioni dei governi che hanno
proseguito imperterriti per la propria strada, però l’immagine
sicuramente stride con quella dell’Italia dove il popolo è rimasto
buonino davanti alla TV, senza disturbare il manovratore. A mio avviso
il popolo italiano non è comunque assolutamente maturo per protestare in
piazza unitariamente nella difesa dei propri diritti. La divisione
politica fra destra e sinistra, continuamente alimentata dai coltivatori
di odio, rimane ancora oggi troppo forte, perché si possa supporre che i
cittadini abbandonino le bandiere di partito e si uniscano nella difesa
del loro comune interesse. Anche quando le generazioni più giovani
hanno fatto qualche tentativo in questo senso, penso al «nè rossi nè
neri ma liberi pensieri» ai tempi dell’onda e di Piazza Navona, i
dispensatori dell’odio si sono prodigati affinché l’iniziativa abortisse
in un battito di ciglia. Allo stato attuale delle cose il «dividi et
impera» è l’unica parola d’ordine che gli italiani conoscano, per la
gioia del regime dei banchieri e dei questurini comela Cancellieri che
al di là dei facili allarmismi sanno bene di poter dormire sonni
tranquilli.
4 commenti:
La maggioranza degli Italiani non ha ancora capito che il governo non sente il bisogno della loro approvazione . Aiutiamoli a capire che quelli puntano a spennarci e insisteranno finche' sara' loro FISICAMENTE possibile .I massoni che compongono il governo golpista , sanno che i loro capi sono soddisfatti , ma non sanno immaginare Giustizia o qualche forma di Democrazia . Non tutto quel che fanno e' un gesto di cattiveria . Hanno molti limiti culturali . Aiutiamoli alla porta .
Se è ancora necessario leggere un'intervista per capire quanto sia funzionale al governo far sfasciare il cranio ai manifestanti dalla polizia ... allora stiamo messi proprio male!
Rompere la testa al manifestante è direttamente proporzionale alla quantità di bottino che i politici vogliono portarsi a casa senza farsi beccare.
Più rubano e più bastonate fanno menare alla polizia.
La miglior difesa è l'attacco.
Bravo Gianni, l'hai detta!!!
più rubano e più bastonano
la volta scorsa non è successo niente mi pare... l'arresto in differita ha fatto qualcosina... adesso vediamo quando scenderanno a Roma i 20000 dell'ILVA se funziona o ci vorrà l'esercito
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