venerdì 16 maggio 2008

Anche l'ambiente è fuori dal Parlamento

Marco Cedolin

Sul sito web di Repubblica si può leggere un interessante articolo a firma Valerio Gualerzi, all’interno del quale viene messa in luce l’anomalia costituita dal fatto che in un momento come quello attuale in cui la sensibilità nei confronti dei temi ambientali sta crescendo in tutto il mondo, le due maggiori formazioni politiche italiane (PD e PDL) che praticamente monopolizzano il Parlamento, manifestino al contrario scarsissima attenzione per l’ambiente.

Roberto Della Seta, membro del PD ed ex Presidente di Legambiente (associazione ambientalista nata agli inizi degli anni 80 nell’ambito della sinistra), dichiara di ritenere che la tradizione marxista di matrice operaista poco attenta all’ambiente, ancora fortemente presente nel partito di Veltroni, pesi notevolmente nel determinare una scarsa sensibilità ambientalista e cita il programma dei conservatori britannici come il più avanzato al mondo dal punto di vista ecologista. Sottolinea inoltre come il pensiero di Beppe Grillo abbia fatto breccia, soprattutto a sinistra, non solo per i contenuti di “antipolitica e anticasta” ma anche per le sue molte battaglie di carattere ambientalista, la cui importanza è stata sottovalutata dai media.

Massimo De Maio, Presidente di Fare Verde (associazione ambientalista nata nel 1987 nell’ambito della destra sociale) dichiara di considerare la destra attuale “un contenitore elettorale privo d’ideali” e sottolinea come l’ambientalismo non sia né di destra né di sinistra.

Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace, ribadisce che i temi ambientali sono molto sentiti fra i cittadini, anche se il risultato elettorale sembrerebbe testimoniare il contrario e si domanda se davvero qualcuno intende affermare che il nucleare e le autostrade rappresentano la modernità.

Partendo dal presupposto che la sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali non rappresenta un patrimonio riconducibile in alcun modo alla destra o alla sinistra, come affermato dal caro amico De Maio con il quale condivido la partecipazione al Movimento per la decrescita felice, ritengo che l’articolo di Gualerzi costituisca un ottimo spunto intorno al quale riflettere.
Il Parlamento uscito dalle urne del 14 aprile è costituito nella sua totalità da formazioni politiche che si pongono unicamente obiettivi di crescita economica e sviluppo infrastrutturale, senza tenere nella minima considerazione le tematiche ambientali.
Dopo la scomparsa dei verdi, che pure interpretavano la questione ambiente in maniera poco consona al loro nome, tutti i partiti che hanno rappresentanza parlamentare manifestano scarsa o nulla sensibilità ecologista e vantano programmi elettorali fotocopia imperniati sulla costruzione di grandi opere altamente impattanti (TAV, autostrade, inceneritori, rigassificatori, centrali a carbone e turbogas ecc.) e votati a creare una crescita dei consumi energetici assolutamente incompatibile con le problematiche che stanno prospettandosi per i decenni futuri.
Contrariamente a quello che sta accadendo nel resto d’Europa la nostra classe politica non tiene nella minima considerazione la questione ambientale e propone come esempi di modernità infrastrutture e processi (ripristino delle centrali nucleari ed incenerimento dei rifiuti su tutti) che molti altri paesi europei stanno gradualmente abbandonando in quanto considerati ormai anacronistici ed insostenibili dal punto di vista ambientale.

Nonostante tutto ciò la sensibilità dei cittadini italiani nei confronti dell’ambiente in cui vivono e la volontà di preservare la propria salute dagli effetti disastrosi dell’inquinamento, stanno aumentando sempre più di pari passo con il loro desiderio d’informarsi ed accumulare conoscenza.
Chi oggi gioisce pensando di avere lasciato gli ambientalisti fuori dal parlamento, si tratti del governo “illuminato” di Berlusconi o di quello ombra di Veltroni, farebbe bene ad operare più di una riflessione. L’integrità dell’ambiente e la salute dei cittadini sono temi troppo importanti perché possano venire accantonati semplicemente facendo finta che non esistano e il problema ambientale continuerà a rappresentare il perno focale della sfida con la quale occorrerà confrontarsi nei decenni futuri, anche se attraverso le alchimie costituite da soglie e sbarramenti la politica intenderà ostinarsi a tenere l’ambiente fuori dal Parlamento.

1 commento:

Ferro e Seta ha detto...

Ok, ma poi chi lo dice agli amici costruttori di incenewritori, palazzinari e asfaltatori che, per salvaguardare il cittadino, loro devono farsi un po' indietro.....meglio i soldi, sisisi.

CHE TRISTEZZA!!!