Marco Cedolin
Se la maggior parte degli argomenti sul tappeto non fossero pregni di drammatica serietà ci sarebbe quasi da sorridere nell’osservare la babele ormai fuori controllo, costituita dal canicolato serraglio della politica italiana.
Partiti, correnti, tradizioni consolidate nel tempo, alleanze di governo e di opposizione hanno ormai esondato dal proprio corso logico per confluire in una miscellanea la cui natura instabile la priva di ogni identità.
Silvio Berlusconi, il Cagliostro che per 5 anni ha illuso metà degli italiani promettendo “l’America” e contemporaneamente istigato l’altra metà a dare sfoggio dei propri istinti più bassi, sembra diventato un vecchio generale che ordina la carica senza avvedersi che le sue truppe hanno ormai da tempo sciolto le fila. Il centrodestra è evaporato come neve al sole di fronte alla manifesta impossibilità di fare opposizione contro le sue stesse idee.
Provate ad immaginare l’atteggiamento di Bertinotti o Diliberto se nella scorsa legislazione si fossero trovati di fronte il Cavaliere che proponeva il ripristino della scala mobile, l’estensione dell’articolo 18 e il disimpegno dei militari italiani dalle missioni all’estero.
Proprio Bertinotti dall’alto della sua carica istituzionale è fra le figure che destano più sorpresa, nel sentirlo propugnare la necessità della missione in Afghanistan e le ragioni dell’indulto si resta per un attimo basiti ma a condurci all’acme della sorpresa è il suo silenzio carico di parole riguardo alla sorte del popolo libanese e di coloro che abitano la terra di Palestina.
Di fronte al massacro del popolo libanese da parte dell’Imperatore Olmert, un uomo che è riuscito nel compito praticamente impossibile di far rimpiangere il vecchio Sharon, le parole del governo di centrosinistra sono suonate stonate quasi quanto quelle dell’opposizione. Perfino il Papa è riuscito ad andare molto oltre, affermando il diritto inalienabile del popolo libanese e di quello palestinese ad avere una propria patria libera da ingerenze esterne. A differenza di Romano Prodi che senza spendere una sola parola per le vittime del massacro si è limitato a giudicare sproporzionata la risposta israeliana, ritenendo forse che qualche carneficina in meno e un numero inferiore di profughi sarebbero stati invece una risposta congrua.
Il rifinanziamento della missione in Afghanistan, sospesa nel limbo fra guerra e pace, però in grado di produrre una trentina di morti ammazzati (presunti talebani) al giorno, trova contraria una grande parte della sinistra, da sempre pacifista. Questa contrarietà però si fermerà alla soglia del parlamento in quanto costoro voteranno a favore del rifinanziamento (contro i valori che gli sono propri da sempre) per evitare che il governo rischi di cadere. Viene spontaneo domandarsi se non fosse meglio prima quando Berlusconi finanziava le missioni all’estero, quelli di sinistra le chiamavano “missioni di guerra” e andavano in parlamento per esprimere il proprio voto contrario. Oggi il centrosinistra siede al governo ma contro le missioni militari non vota più nessuno, probabilmente ha ragione Gino Strada, uno dei pochi uomini che meritino veramente rispetto, quando afferma che il pacifismo è morto ed occorre iniziare a gridare “siamo contro la guerra”.
Di Pietro la cui fede nella legalità e nel diritto con annessa certezza della pena è da sempre risaputa si ritrova fianco a fianco con gli altri uomini del governo che propongono l’indulto e con Silvio Berlusconi che ringrazia e sorride con quel sorriso che troppe volte abbiamo avuto modo di ammirare.
Di Pietro si autosospende dalla sua carica ministeriale e con un escamotage degno della più fervida fantasia scende in piazza a creare un presidio contro la proposta d’indulto portata avanti dalla sua stessa maggioranza, il siparietto è comico ma almeno dimostra di possedere quel minimo di coerenza che non appartiene a tutti gli altri.
Nessuno si ricorda d’informare i cittadini che grazie all’indulto i criminali ex titolari dell’Eternit non solo scamperanno la propria condanna ma eviteranno anche di risarcire i parenti dei morti ammazzati dall’amianto nel corso degli anni, ma probabilmente questo e altri centinaia di casi similari vengono considerati anomalie senza importanza.
Casini e l’UDC si ritrovano a perfezione nei passi del governo al punto di sembrarne molto più parte integrante di quanto non lo siano molte forze della maggioranza.
Alleanza Nazionale, il partito oggi più vicino ad Israele, è ormai diviso su tutto ed ex di tutto, probabilmente anche ex membro della Casa delle libertà.
Sarebbe giusto spendere qualche parola anche sul decreto Bersani che dopo i tassisti è riuscito a far scendere in piazza perfino gli avvocati e i farmacisti, categorie non proprio abituate a spintonarsi con la polizia, ma in tema di lavoratori che protestano credo sia meglio aspettare l’autunno che insieme al refrigerio porterà sicuramente nelle piazze molte altre schiere di lavoratori fra quelli che in piazza sono abituati a scenderci sempre ma questa volta speravano di non doverlo fare più.
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