Ci sono vicende che meglio di altre
riescono a rappresentare un momento storico ed una situazione
sociale, incarnandone tutte le contraddizioni.
Quanto sta accadendo in questi giorni
all'Ilva di Taranto é un teatro degli orrori in grado di aprire uno
spaccato quanto mai esaustivo sul cortocircuito logico costituito dal mondo della crescita
che posto nell'impossibilità di crescere ancora
indefinitamente, decide di mangiare i propri figli degeneri, felici
di assurgere allo stato di pasto, purchè il sacrificio serva a far
brillare un attimo di più la stella morta del progresso.
Ma veniamo alla vicenda in sé, l'Ilva
da quando esiste é sempre stata una fabbrica di morte, dispensatrice
di veleni di ogni tipo, barattati al mercato delle "opportunità"
con posti di lavoro ben retribuiti.
Alla luce di recenti analisi, diventate
di pubblico dominio é pero emerso che i cittadini di Taranto (anche
quelli che all'Ilva non hanno mai lavorato) pisciano piombo e pure un
pò di cromo, tutte sostanze altamente cancerogene al di là di ogni
ragionevole dubbio....
Posta di fronte a dati così
allarmanti, la magistratura non ha potuto fare altro che ventilare il
sequestro dello stabilimento, che sta trovando una prima esecuzione
proprio in queste ore.
Gli operai, sotto la bandiera dei
sindacati di Fim, Fiom e Uilm hanno indetto uno sciopero immediato,
sono scesi in presidio di fronte all'impianto ed hanno occupato la
statale per difendere il proprio posto di lavoro, acquistato fin
dall'inizio al caro prezzo di un tumore.
Quali sono i diritti ed i doveri, in
una società che ha ormai perso ogni coordinata, dove l'uomo é stato
educato ad amare il denaro più della vita stessa, fino al punto da
considerare etico sacrificare la propria famiglia dentro ad un
reparto di oncologia, pur di riuscire a mantenerla "dignitosamente"?
Occorre privilegiare i diritti dei
cittadini di Taranto che pur non lavorando all'Ilva pisciano piombo e
sono a grave rischio di contrarre una qualche forma tumorale?
Oppurre sarebbe preferibile anteporre i
diritti dei lavoratori dell'Ilva, che pisciano piombo in maniera ben
più copiosa degli altri, ma sono disposti a fregarsene, purchè alla
fine mese continui ad arrivare uno stipendio?
In uno stato serio e in un mondo che
non girasse all'incontrario, l'Ilva sicuramente non esisterebbe più
da tempo, ma in compenso sarebbe esistito un governo a farsi carico
di coniugare l'esigenza occupazionale con quella di mantenere in vita
i cittadini.
Nel mondo che gira all'incontrario
invece, chi tenta di tutelare la salute della popolazione diventa un
nemico, chi accumula profitti miliardari facendo ammalare la gente un
benefattore ed i sindacati chiamano i lavoratori in piazza e li
portano ad occupare le strade, solamente quando si tratta di
difendere gli interessi del "padrone", scientemente
dissimulati dietro ai salari barattati con il tumore.
E si celebra la lotta di casse, da
morto.
7 commenti:
SONO, SIAMO, TUTTI RESPONSABILI!! QUESTA E' LA SOCIETA' CAPITALISTICA INDUSTRIALE CHE HANNO CREATO E ABBIAMO LASCIATO CREARE!! "NOI" QUALCHE ATTENUANTE L'ABBIAMO: LA NECESSITA' DI SOPRAVVIVERE ASSIEME ALLA FAMIGLIA! LORO ... LE IMPRESE, I SINDACATI, LA POLITICA CHE GIUSTIFICAZIONE HANNO? IL PROFITTO LE IMPRESE, L'INCOMPETENZA SE NON UNA COLPEVOLE NEGLIGENZA O PEGGIO LA CORRUZIONE, I SINDACATI E LA POLITICA! ORA IL RICATTO, SE VOLETE MANGIARE, ...
NON PENSATE ANCHE ALLA SALUTE!!
(mi scuso per il maiuscolo, ho problemi di affaticamento della vista)
Hai perfettamente ragione, Emiliano, la responsabilità è di tutti.
accade purtroppo molto più comunemente di quanto appaia con questo caso ILVA, che di per sè è eclatante.
Bravo Marco, bell'articolo!!! a Ravenna le neomamme hanno la diossina nel latte materno, ma nessuno fa niente e tutti tacciono...
Terribile questa vicenda, non si può essere costretti a scegliere fra la vita e il lavoro, non è umano che l'uno escluda l'altro!
Chi gestiva e gestisce l’Ilva ha continuato nell’attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza......il flue gas di cokeria e di altoforno si puó far gorgogliare in un reattore con batteri GM che metabolizzano il gas tossico e producono etanolo, butanolo o altre piccole molecole che si posson vendere per reralizzare guadagni.
E non é un processo di laboratorio, ma un processo industriale robusto che funziona anche senza incentivi, infatti i cinesi stanno attrezzando le loro acciaierie con queste.
Il sito della ditta che fornisce l´impianto chiavi in mano é http://www.lanzatech.co.nz/
Fonte: www.linkiesta.it
che questo sistema sia decotto lo si sa ormai da anni eppure sembra che di "visioni" convincenti per il futuro non ce ne siano molte.
secondo me volenti o nolenti si dovrà fare i conti con la totale revisione del concetto reddito-occupazione, anche perchè, crisi o non crisi la platea degli “esclusi”, anche a prescindere da questioni di salute pubblica, sarà sempre più vasta, con tutto ciò che comporta (es. http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/414019/ ) , e concretizzare la redistribuzione materiale del sapere collettivo che digitalizzazione e automazione incorporano in beni e servizi.
il reddito di base incondizionato è un tema molto discusso in europa in cui ci sono addirittura azioni come questa:
http://info.rsi.ch/home/channels/informazione/info_on_line/2012/04/12–Iniziativa-per-un-salario-minim
potrebbe sembrare utopico ma se si approfondisce, le remore sono più che altro di origine culturale e psicologica
il fatto più “rivoluzionario” di questo approccio è la dissoluzione nell’immaginario collettivo del concetto colonizzante denaro-sopravvivenza demonetizzando progressivamente i rapporti sociali e quindi ottenere una società in cui finalmente il profitto non è la pietra angolare dell’esistenza, liberando energie umane fino ad ora costrette a dei bilanci.
il reddito non è più solo il pagamento per un lavoro ma diventa il "prerequisito" per poter lavorare.
questo è il film della rete tedesca sul basic income incondizionato:
http://www.youtube.com/watch?v=ExRs75isitw
(sottotitoli da attivare)
se vi và.. buona “visione”
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