venerdì 2 luglio 2010

Paghino i pendolari

Marco Cedolin

Chi sono in realtà i pendolari? Una delle tante categorie eterogenee di cui fa parte la stragrande maggioranza di noi. Come gli automobilisti, i consumatori, i teleutenti, i pazienti della sanità pubblica e così via.
Una categoria assai disomogenea,  priva di qualsivoglia coscienza o senso di appartenenza, senza organizzazioni sindacali che fingano di difenderne i diritti, senza alcun genere di tutela.
Ci sono pendolari che giornalmente percorrono oltre 100 km in treno o in auto, altri che ne percorrono solo qualche decina al giorno, altri ancora che si cimentano con tragitti più brevi.
Dalla seconda metà del secolo scorso fino ad oggi il numero dei pendolari è progressivamente aumentato, così come è aumentata  la distanza media da essi percorsa, con ritmo estremamente più elevato negli ultimi 20 anni....
Le ragioni che hanno determinato un sempre più elevato pendolarismo sono molteplici e vanno dalla necessità dei cittadini di “emigrare” nelle periferie e nelle cittadine satellite adiacenti alle grandi città, dove i prezzi delle case e gli affitti consentono ancora la sopravvivenza economica, alle scelte aziendali di trasferire le proprie strutture nelle nuove zone industriali e commerciali, alla sempre più drammatica scarsità di prospettive occupazionali che costringe il lavoratore ad accettare impieghi anche a grande distanza dalla propria abitazione. Il tutto favorito naturalmente dall’enorme diffusione delle autovetture e dalla progressiva costruzione di strade ed autostrade che (almeno inizialmente) hanno permesso di coprire grandi distanze in tempi relativamente brevi.

Abbiamo più volte avuto modo di esprimere il nostro pensiero critico riguardo al pendolarismo esasperato, parte integrante della società crescita e sviluppo, dal momento che esso si traduce in elevato inquinamento ambientale, riduzione della qualità di vita dei lavoratori, erosione dei salari e dei redditi da lavoro più in generale.
In questa occasione ci preme orientare la nostra attenzione esclusivamente sulla natura di “costo economico” del pendolarismo, poiché si tratta della componente che verrà intaccata dalla nuova manovra finanziaria del governo che prevede l’istituzione del pedaggio per quanto concerne una lunga lista di autostrade, superstrade, tangenziali e raccordi gestiti dall’Anas, attualmente non soggetti ad alcuna gabella.

Il costo economico del pendolarismo incide, in molti casi anche pesantemente, nel determinare il reddito del lavoratore, dal momento che la cifra necessaria agli spostamenti casa/lavoro va ad intaccare direttamente il salario o il ricavo che lui stesso percepisce. Qualunque aggravio di questo costo si può considerare perciò paritetico ad una nuova tassa che ridimensioni la busta paga o il guadagno netto del lavoratore, con l’aggravante di non incidere assolutamente in maniera proporzionale al reddito stesso.
A fronte della spesa di 4 euro giornalieri per percorrere (andata e ritorno) il solito raccordo necessario per recarsi al lavoro, un dipendente di call center che guadagni 600 euro mensili si vedrà costretto a subire una decurtazione nell’ordine del 20% del suo misero salario, un operaio o un impiegato che guadagnino 1200 euro mensili di circa il 10%, un avvocato che ne guadagni 3000 verrà penalizzato per circa il 4% e così via.

Se la stessa cifra destinata ad essere recuperata attraverso i nuovi pedaggi fosse stata ottenuta mediante una tassa (magari proporzionale al reddito) sui salari dei dipendenti statali si sarebbe assistito ad una levata di scudi dai parte delle associazioni sindacali interessate. Se i denari fossero stati recuperati per mezzo della tassazione delle grandi imprese, Confindustria sarebbe insorta, lamentando danni irreparabili per la competitività, forieri di un aggravamento della crisi. Le rendite finanziarie rimangono un santuario intoccabile da nominare solamente a bassa voce e il solo pensiero d’intaccarle sembra equivalere ad una bestemmia.
E ancora una volta, come sempre accade, il governo sceglie la strada più facile, ma anche quella foriera di maggiore sperequazione sociale, colpendo nel mucchio laddove è cosciente di non rischiare contestazioni o manifestazioni di malcontento che possano metterlo in difficoltà. Pendolari lo siamo tutti e non lo è nessuno, qualche mugugno e la bastonata verrà accettata ancora una volta senza creare soverchi problemi.

2 commenti:

simone ha detto...

Ma non sarà strano che l'aumento avviene proprio in prossimità delle ferie?

Per chi ce le ha sia chiaro, chi non le può fare, continuerà a fare il pendolare.

marco cedolin ha detto...

Senza dubbio si tratta del momento in cui attraverso i pedaggi si possono ottenere introiti aggiuntivi pagati dai vacanzieri. Ma anche del momento in cui la "gente" è più distratta, trovandosi alle prese con la canicola ed il miraggio dell'agognata vacanza, per molti destinato a rimanere tale.