Marco Cedolin
L'inverno è alle nostre spalle, così come sono entrate a far parte del novero dei ricordi le notti passate all'addiaccio nella libera Repubblica di Venaus, le cariche della polizia e la commovente mobilitazione popolare che ha di fatto sancito come sia impossibile procedere alla costruzione di un'infrastruttura con il solo ausilio dei mezzi blindati e dei manganelli.
Abbiamo attraversato prima la "tregua olimpica" poi quella elettorale, per giungere infine in quel limbo dove si attende che il nuovo governo inizi a farsi carico dei reali problemi del paese.
Quello dell'Alta Velocità ferroviaria è uno dei grandi problemi da risolvere, così come quelli legati a molti altri temi scottanti quali il precariato e la sperequazione sociale. Ma contrariamente a quanto comunemente si crede i termini del problema riguardano la creazione di una truffa quale quella del "Sistema TAV" e non le proteste degli abitanti della Valle di Susa che semmai hanno avuto il merito di creare uno spiraglio, tramite la loro lotta, nel muro di gomma che da oltre 15 anni avvolge in maniera omertosa tutte le vicende legate all'alta velocità italiana.
Il sistema TAV è un vero e proprio museo degli orrori, costruito nel tempo con la connivenza di tutte le forze politiche, in grado di far scolorire al suo confronto tutti i più grandi scandali della nostra storia, tangentopoli compresa.
Nel 2009 (fra soli 3 anni) i contribuenti italiani inizieranno a pagare il conto di circa 1000 km. d'infrastrutture ferroviarie per i treni ad Alta velocità/capacità e si tratterà di un conto nell'ordine degli 80 miliardi di euro. Un conto che peserà per circa 2,3 miliardi di euro a finanziaria, portando le nostre disastrate finanze ben oltre il rapporto deficit/pil impostoci dall'Unione Europea.
Questi 1000 km. d'infrastrutture ferroviarie (in larga parte già oggi completati o in fase di completamento) serviranno per trasportare merci e passeggeri che oggi non esistono per mezzo di treni che probabilmente non esisteranno mai e saranno responsabili d’impatti ambientali devastanti in alcune zone (il Mugello su tutte) fra le più belle del nostro paese.
Questi 1000 km. di linea ferroviaria il cui costo medio/km risulterà il più caro d’Europa dovrebbero secondo le parole dei progettisti essere sfruttate sia da velocissimi treni passeggeri ad alta velocità che da pesantissimi treni merci ad alta capacità, ma nessun paese al mondo adotta un simile sistema “misto” che richiederebbe costi e tempi di manutenzione notevolissimi.
Questi 1000 km. d’infrastruttura non rispondono a nessuna esigenza reale del nostro paese (le cui ferrovie tradizionali sono ormai al collasso per mancanza d’investimenti) e non esiste alcuna possibilità concreta che l’investimento si manifesti in futuro remunerativo.
Questi 1000 km. sono il vero dramma con il quale il nuovo governo dovrà giocoforza fare i conti, trovandosi di fronte ad un’opera materialmente esistente, costosissima e priva di una destinazione d’uso che risponda alle più elementari logiche trasportistiche ed economiche.
Nonostante l’orrore sia già presente davanti ai nostri occhi e si prepari a risucchiare quei pochi spiccioli che ancora allignano nelle nostre tasche, tutta la politica continua a dissertare del “problema TAV” riconducendolo alla risolutezza con la quale gli abitanti della Val Susa hanno deciso d’impedire che si faccia scempio anche del loro territorio, nel tentativo di raddoppiare la dimensione dell’orrore, attraverso nuovi centinaia di km. d’infrastrutture costosissime, inutili e devastanti per l’ambiente e coloro che lo abitano.
Per affrontare il “problema TAV” non servono Osservatori e tavoli di confronto, non servono compensazioni e tentativi d’inciucio, non serve aggrapparsi al mito dell’Europa, (che nel 2009 probabilmente ci caccerà a calci) a fantomatiche creazioni di fantasia quali il Corridoio5, a roboanti paroloni quali “infrastruttura strategica” e “necessità di sviluppo”.
Per affrontare il “problema TAV” occorre guardarlo in faccia e prendere coscienza del fatto che si tratta di un mostro esistente che già avvelena il nostro territorio e fra soli 3 anni ci porterà a ripercorrere la triste esperienza dell’Argentina.
Il neonato governo Prodi che sta diventando operativo in questi giorni si trova dinanzi ad un bivio importante, nonostante il passato del nuovo Presidente del Consiglio in tema di grandi opere non sia proprio adamantino. Dovrà decidere se continuare pedissequamente a percorrere la strada dell’asservimento della politica agli interessi dei grandi poteri economico/finanziari, rimettendo il futuro di tutti noi fra le mani del farsesco “Osservatorio Virano” perpetuando il “Sistema TAV” fino a quando tutta l’architettura non esploderà creando uno scandalo senza precedenti, oppure abbandonare fin da subito ogni velleità legata a nuove tratte dell’alta velocità ferroviaria, istituendo immediatamente una Commissione d’inchiesta su quelle già esistenti, tentando almeno di limitare i danni e recuperare un minimo di quella credibilità che ormai da troppo tempo al mondo politico più non appartiene.
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